Un anno di grandi emozioni

di MASSIMO CICCOGNANI

Un anno di grandi emozioni dalla Juve campione d’Italia per il sesto anno consecutivo al Real padrone d’Europa e del Mondo. Antonio Conte che un anno dopo Ranieri illumina il cielo di Londra e vince la Premier con il Chelsea, l’apocalisse azzurra con la nazionale fuori dal prossimo mondiale di Russia: non accadeva da sessanta anni. Cristiano Ronaldo vince il suo quinto Pallone d’Oro. In Italia arriva finalmente il Var, la moviola in campo tanto cara al neo presidente della Fifa Gianni Infantino proprio nell’anno in cui ci lascia Aldo Biscardi da sempre promotore della moviola in campo. Il mostruoso passaggio di Neymar al Psg e il doloroso addio al calcio di Francesco Totti. Questo il report di un 2017 che vogliamo ricordare così.

IL CONTE DI LONDRA

La grande sorpresa della stagione calcistica arriva dall’Inghilterra. Il campionato più bello del mondo si tinge ancora di azzurro. Dopo Claudio Ranieri, tocca ad Antonio Conte prendere per mano il Chelsea, ridestarlo dal torpore degli ultimi anni e portarlo alla conquista della Premier.Un altro trionfo made in Italy, destinato a fare epoca e a scrivere un’altra bella fetta di storia del calcio inglese. Conte, come Ranieri, ci mette tanto del suo e lo fa grazie ad un gruppo che si mette agli ordini del tecnico salentino con una vocazione ed una abnegazione unica. Giornata dopo giornata inizia il sogno dei Blues che alla fine si laureano campioni d’Inghilterra. E’ l’attesa promozione a big assoluto per Antonio Conte, nuovo Re Mida del calcio europeo. Tre scudetti con la Juve, quarti di finale all’Europeo in Francia con una “piccola” Nazionale, ed ora il trionfo inglese. Nel nuovo anno non saranno tutte rose e fiori. Il patron del Chelsea, Abramovic, decide di non investire complicando i piani di Conte che comunque supera il primo turno di Champions anche se a fine andata si trova al terzo posto lontano però dall’inarrivabile capolista City. Probabile la separazione a fine anno. Sulla panchina inglese arriverà Carlo Ancelotti, esonerato a sorpresa dal Bayern MOnaco dopo aver vinto due trofei, per… ingerenze dello spogliatoio. A Conte si apriranno nuove avventure, non ultima quella di poter guidare il prossimo anno la rifondazione del Milan.

ZIDANE ASSO PIGLIATUTTO


Zinedine Zidane ha scritto da calciatore tante pagine importanti nella storia del Real Madrid, ma quello che ha fatto in appena un anno e mezzo alla guida dei Blancos non ha eguali. Dopo i trionfi del 2016, Zizou si ripete nell’ultima stagione dove conquista nell’anno solare cinque trofei, impresa mai accaduta al Real. Liga e Supercoppa di Spagna, e per due anni di fila Champions League, Supercoppa Europea e Mondiale per Club. Il madridismo splende alto a Cardiff nella fonale Champions contro la Juventus, a Skopje con la vittoria sul Manchester United di Mourinho nella Supercoppa Uefa e poi negli Emirati, il Mondiale per Club. Un allenatore fuori dagli schemi, solare e geniale. Lancia in orbita i baby del Madrid, da Isco a Marco Asensio a Lucas Vazquez, pedine anche della nuova Nazionale spagnola. E il Eral volta in Europa e nel Mondo, con il suo comndottiero, che si gioverà pure di campioni come Ronaldo ma che ci ha messo tanto del suo. La nuova stagione parte in sordina: la squalifica di cinque giornate a Ronaldo, infortuni a catena, penalizzano il Madrid lontano dalla vetta occupato dal ritrovato Barcellona. Ma attenzione, il Real non muore mai e si prepara a febbraio a tornare alla grande, magari con l’occhio puntato su un’altra Champions, perché nessuno ha fatto come il Madrid: 12 champions in bacheca e il meglio, deve ancora venire perché con uno come Zidane in panchina, i sogni diventato facilmente realtà.

JUVENTUS REGINA D’ITALIA


In Italia i bianconeri non hanno rivali, vincono il sesto scudetto. Troppo forte la squadra bianconera sul resto di una comitiva con troppi alti e bassi. Napoli e Roma non reggono il passo e debbono accontentarsi del “piazzato” con i giallorossi che solo al fotofinish centrano il secondo posto davanti agli azzurri di Sarri. L’amarezza si chiama ancora Champions: seconda finale in tre anni e nuova sconfitta, quasi una maledizione. Stavolta a frenare l’ambizione bianconera, ci pensa il Real, che passeggia sulla Juve a Cardiff. Per i bianconeri, sogni rimandati. La nuova stagione si apre con tante novità e con una sconfitta, all’Olimpico nella Supercoppa Italiana che va alla splendida Lazio di Simone Inzaghi. Al giro di boa in testa c’è il Napoli, un punto sotto la Juve che pure ha vinto lo scontro diretto sotto il Vesuvio. La favorita è ancora la Vecchia Signora, troppo bella e concreta, ma occhi al Napoli che quest’anno punta senza nasconderlo al titolo. Azzurri fuori dalla grande Europa, bianconeri qualificati come secondi dietro il Barcellona. L’impresa la fa la Roma del neo tecnico Eusebio Di Francesco, che inserita in un girone di ferro, passa da prima davanti al Chelsea ed eliminando l’Atletico del Cholo Simeone. Giallorossi lanciatissimi in campionato fino a un mese fa, poi, un calo lento ed inesorabile e vetta già lontano. Lontana anche per la nuova Inter cinese che prende Spalletti e sogna il rilancio. Partenza al bacio prima del crollo di fine anno, con un solo gol in cinque partite con tre sconfitte e un pari che, come per la Roma, l’hanno allontanata dal vertice. Stagione ancora lunga, ma senza rinforzi, sarà dura arrivare a contendere il tirolo alla corazzata bianconera e al Napoli. La sorpresa, ma non troppo, si chiama Lazio che dopo la splendida annata 2016, si ripete anche nel 2017 grazie al suo condottiero Simone Inzaghi. La Lazio gioca bene e mette paura a tutti. Sarà opportuno tenerla nella dovuta considerazione. La delusione è materiaslizzata dalla maglia rossonera del Milan. Acquisti per 220 milioni, con all’occhiello quel Bonucci strappato alla Juve per riportare il Milan ai fasti di una volta. Niente da fare. La squadra non gira e alla boa ha già fatto una vittima, Vincenzo Montella esonerato a dicembre. Al suo posto Rino Gattuso, altro rossonero doc, ma invertendo i fattori il prodotto non cambia e servirà ben alyro per riportarla a vedere la luce.

CRISTIANO RONALDO, IL MONDO AI SUOI PIEDI

Un’altra stagione segnata dai record. Vince Liga, Champions, Supercoppa Europea e Spagnola e Mondiale per Club, mette in bacheca il quinto Pallone d’Oro ed il The Best Fifa , ulteriori riconoscimenti alla sua straordinaria carriera. Si scrive Cristiano Ronaldo, si legge il migliore di tutti. Ragazzo semplice, dalla faccia pulita. Mai spocchioso, generoso e sempre pronto ad aiutare il prossimo. Uno dei migliori giocatori al mondo di tutti i tempi, una carceriera straordinaria timbrata prima con lo United poi con il Real, a suon di gol e trofei. Mai sazio in campo dove per lui conta solo vincere perché chi vince scrive la storia, gli altri possono solo leggerla, e lui l’ha scritta e continuerà a farlo per continuare a dimostrare di essere sempre il migliore. Lo ha cercato mezzo mondo, ma lui ha detto no, perché i soldi non sono tutto nella vita. Lui vuole continuare a vincere, a sognare e a far innamorare la gente con quella camiseta blanca che ormai ha tatuata sulla pelle.

CI LASCIA ALDO BISCARDI NELL’ANNO DEL VAR

Nel 2017 ci lascia uno dei più grandi interpreti del giornalismo italiano. Se ne va Aldo Biscardi, l’ideatore del Processo. Se ne va però con un sorriso, quello dell’ennesima battaglia vinta visto che l’Italia è tra le apripista dell’innovazione tecnologica. Arriva la moviola in campo, il Var (video assistance referee) che cambia il mondo del calcio. “Ho vinto io”, disse Aldo non appena divenne ufficiale l’annuncio del Var. Tanti anni di battaglie nel suo Processo di Biscardi. Se ne è andato in silenzio lasciandoci  però in eredità la voglia di credere, come ha sempre fatto lui, nei propri ideali, che nessuna battaglia è persa se non la si combatte. Se ne è andato un amico, un padre, un giornalista unico, ma il suo Processo continua, impersonificato nella bellezza della nuova padrona di casa, Giorgia Palmas e dei suoi ospiti. Come ai bei tempi. Vince anche il Var, grazie al quale sono stati ridotti dell’80% gli errori dei direttori di gara. Rimane ancora quel 20%, ancora in mano a chi utilizza lo strumento. Di qui le polemiche per un rigore non segnalato o un offside non visto, nella disparità doi trattamento che è figlia della discrezionalità di chi poggia lo sguardo dietro la telecamera o di chi è in campo. Ma la vittoria del Var è indiscutibile, come quella di Gianni Infantino che lo ha fortemente voluto come primo atto del suo insediamento alla presidenza della Fifa. E naturalmente di Aldo Biscardi.

FLOP ITALIA, NIENTE MONDIALE DOPO 60 ANNI

Tra poco mesi la Russia sarà il teatro dei Mondiali di Calcio. Ma l’Italia non ci sarà. Per la prima volta dopo 60 anni, non vedremo l’azzurro in campo. Eliminati agli spareggi dalla Svezia che non si è rivelato un fulmine di guerra, ma che è riuscita a mandare fuori la nazionale di Ventura, grande responsabile della debacle. Sconfitta in Svezia, pari senza gol al ritorno a Milano. E’ l’Apocalisse per il calcio di casa nostra, una cosa inaudita, un danno economico irreparabile per il Paese, non solo per il mondo del pallone. Ventura è apparso da subito inadeguato, la conferma passo dopo passo verso l’avvicinamento allo spareggio. Idea calcistica, il 4-2-4 da suicidio, che ci ha portato a subire una pesantissima sconfitta nel girone contro la Spagna a Madrid e poi l’incapacità di cambiare in corsa, giusto il tempo di ottenere il pass per Russia 2018. Niente. In campo ombre, giocatori rispolverati, altri impiegati fuori ruolo, altri ancora, neppure presi in considerazione nonostante il campionato dicesse il contrario. Ventura però non è il solo responsabile. Colpa soprattutto del sistema calcio, che non ha saputo adeguarsi e rinnovarsi. Ventura non ha avuto neppure il buon senso di dimettersi, ha aspettato il licenziamento per non perdere gli ultimi 900mila euro della sua avventura azzurra. Sarà ricordato come il peggior ct della storia del calcio italiano. A casa anche il presidente Tavecchio. E adesso la speranza è l’apertura di un nuovo ciclo, affidato a gente di sport che sappia ripartire dal rinnovamento, dalle riforme. Ma l’amarezza e l’onta della mancata partecipazione a Russia 2018, la ricorderemo per sempre.

TOTTI, 25 ANNI D’AMORE GIALLOROSSO

E’ il 28 maggio quando all’Olimpico va in scena l’ultima partita di Francesco Totti. Mica uno qualsiasi, il capitano, 25 anni sempre con la stessa maglia, 619 presenze e 250 gol, uno scudetto, due supercoppe italiane, due Coppe Italia oltre al Mondiale di Berlino con la Nazionale nel 2006. Poco per uno che avrebbe potuto mettere in bacheca chissà quali altri trofei. E invece Francesco ha scelto la Roma e basta dedicando al giallorosso tutta la sua vita. Non è un giorno qualsiasi, è un giorno tristissimo, intriso di lacrime perché si ammaina l’ultima bandiera rimasta del calcio italiano. L’addio è di rabbia e di lacrime, gli occhi di Totti in un giro di campo finale con lo sguardo perso nel vuoto e poi quel pallone che ha guardato con intensità fino a scagliarlo verso la Sud. E con lui un intero stadio in lacrime, e la stessa sensazione di vuoto che ha accompagnato chi ha seguito l’addio dalla tv.

MERCATO DA RECORD: NEYMAR AL PSG PER 222 MILIONI

Non è più il calcio di una volta e ce ne eravamo accorti da tempo, ma era difficile ipotizzare trasferimenti di calciatori al limite dell’impossibile. Tanti i soldi spesi negli ultimi anni, i 105 dello United per Pogba, i 100 del Real per Bale, i 94 della Juve per Gonzalo Higuain. Di botto cifre raddoppiate, superato il muro dei 200, anzi 222, i milioni spesi dal Psg per ingaggiare il brasiliano Neymar dal Barcellona. Cifra mostruosa, un’operazione alla quale i blaugrana non hanno potuto opporsi visto che i francesi hanno pagato per intero la clausola rescissoria. E non sarà il solo grande colpo dei paragini che subito dopo piazzeranno l’altra operazione che dal Monaco porta sotto la Torre Eiffel Mbappè. Sperando che bastino per vincere anche in Europa.

 

 

 

P