Roma in Champions, Olimpico in lacrime per Totti

MASSIMO CICCOGNANI

Ci voleva il Tottiday per riempire come non si era mai visto prima lo stadio Olimpico. Ma il pomeriggio romano non è stato semplice perché ci sono voluti oltre 90′ per regalare alla Roma il successo sul Genoa e l’accesso diretto alla Champions League. All’ultimo respiro, imprevedibile. Si pensava alla passeggiata giallorossa e all’omaggio al suo eterno capitano. Niente di più sbagliato perché la Roma ha maledettamente sofferto. E’ andata sotto, ha ripreso il Genoa è andata avanti e si è fatta riprendere nel convulso finale rischiando anche di andare sotto. All’ultimo respiro il tocco vincente di Diego Perotti che salva la stagione e la festa di Totti. Olimpico come non s’era mai visto in questa stagione, stracolmo in ogni ordine di posti. Emozioni e brividi che salgono sulla schiena, lo sguardo alle tribune, un tripudio all’uomo, al campione, al simbolo, alla leggenda, al capitano. Ogni spicchio dello stadio che parla di Francesco Totti. Sarà festa alla fine, prima c’è da assolvere a questi novanta minuti che valgono una stagione. Partita da vincere contro un Genoa ormai salvo per respingere l’assalto del Napoli di scena a Marassi contro la Samp.

SUBITO IN SALITA Ma inizia male col Genoa che dopo appena 3′ gela l’Olimpico con Pellegri. L’Olimpico canta e spinge la Roma. Decimo minuto, ecco il pari. Gran palla di Strootman per Dzeko, controllo e tiro che si ferma sul palo, ma l’attaccante è pronto sul tap in e la mette dentro per il 29esimo gol stagionale. La Roma attacca ma non sfonda, errori e un grande Lamanna fermano il furore giallorosso. Finisce sull’1-1 il primo tempo.

OVAZIONE TOTTI Il capitano entra dopo 9′ nella ripresa al posto di Salah e dimostra di esserci, come sempre. Prima inventa per Strootman che calcia col mancino fuori di poco, poi la mette dentro al bacio per El Shaarawy ma vola Lamanna. Entra Perotti per il Faraone e Roma a spingere. Il vantaggio atrtriva al minuto 73′ con un assist fanytastico di Dzeko che dalla linea di fondo la mette dietro per De Rossi che col mancino la mette dentro e corre ad esultare sotto la Sud. Finita? Manco per idea, il Genoa è vivo e a 9′ dalla fine firma il pari con Lazovic con la difesa giallorossa impreparata e un minuto dopo potrebbe chiudere ma ancora Lazovic centra il palo. Brividi, Olimpico col fiato sospeso mentre il Napoli sta dilagando con la Samp. L’assedio è convulso, senza idee, all’arma bianca. L’Olimpico lo capisce e scuote la squadra, ma le idee sono annebbiate. Minuto 92: Fazio la mette in mezzo per la testa di Dzeko che ha l’intelligenza di toccarla di testa a rimorchio per Perotti che di sinistro gonfia la rete. Vince la Roma ed è in Champions League.

IL GLADIATORE  Le musiche del celebre film che ha conquistato il mondo, lo accompagna nell’ultimo giro di campo. Totti è la Roma e se ne accorge il mondo intero, uno stadio che piange mentre Francesco saluta la sua gente. Accanto a lui la moglie e i tre figli. Ovunque sono lacrime e sfido a trovare una sola persona che oggi non si sia commossa. Piange Francesco Totti, piangono i compagni, piange uno stadio, i settantamila che con una sciarpata sotto le note di Roma Roma accompagnano il giro di campo del capitano, il saluto al suo popolo che contraccambia con un Ti Amo. Si inchina e saluta. Finisce qui alle 19.59 del 28 maggio, dopo 785 partite di cui 618 in campionato, 306 gol di cui 250 in campionato, 103 partite e 38 gol in Europa, 25 stagioni, 41 presenze e undici gol nel derby, dodici campionati finiti in doppia cifra, Scarpa d’oro, il più anziano a segnare in Champions a 39 anni e 59 giorni in City-Roma. Questo è stato Francesco Totti, uomo, simbolo, capitano, leggenda di Roma. Un’emozione unica, quando per l’ultima volta s’è portato sotto la Sud, ha firmato un pallone con la scritta “mi mancherai”, con amore lo ha accarezzato prima di lanciarlo verso la sua gente. Unico Francesco, ci mancherai. Mancherà il tuo calcio, la tua fantasia, la tua ironia, mancherai tu, ultimo profeta del calcio. Grazie di tutto.

L’ULTIMO BRIVIDO Lacrime e occhi lucidi dei compagni. Francesco premiato con una maglia numero 10 dal presidente Pallotta. Il Capitano ha ringraziato tutti leggengo una lettera e lasciando la fascia di capitano ad un ragazzino con la maglia della Roma.

” Ci siamo. È arrivato il momento. Sembra un concerto. Purtroppo è arrivato questo momento che speravo non arrivasse mai. In questi giorni ho letto tantissime cose su di me. Belle, bellissime. Ho pianto tanto, tutti i giorni, come un matto perché venticinque anni non si dimenticano così. Con voi dietro alle spalle, che mi avete spinto nel bene e nel male. Anche nei momenti difficili, soprattutto. E per questo voglio ringraziarvi tutti, anche se non è facile. Lo sapete che non sono di tante parole, però le penso. In questi giorni con mia moglie ci siamo messi a tavolino e le ho raccontato un po’ di anni vissuti con questa unica maglia. Anche io ho scritto – anzi, abbiamo scritto – una lettera per voi. Non so se riuscirò a leggerla. Ci provo. Vado che se no si fa tardi, è ora di cena e avete fame. Ma io resterei altri 25 anni. Grazie Roma, grazie mamma e papà. Grazie a mio fratello, ai parenti e agli amici. Grazie a mia moglie e ai miei tre figli. Ho voluto iniziare dalla fine, dai saluti, perché non so se riuscirò a leggere queste righe. È difficile raccontare 28 anni di storia con delle frasi. Vorrei farlo con una canzone o una fotografia, io però non ne sono capace. Ho cercato di esprimermi in questi anni attraverso i miei piedi, con i quali mi viene tutto più semplice. A proposito, sapete qual era il mio giocattolo preferito? Il pallone e lo è ancora. Ma a un certo punto della vita si diventa grandi. Così mi hanno detto che il tempo lo ha deciso. Maledetto tempo… è lo stesso tempo che quel 17 giugno del 2001 avremmo voluto passasse in fretta. Non vedevamo l’ora di vedere l’arbitro fischiare tre volte. Mi viene ancora la pelle d’oca a pensarci. Ora il tempo è venuto a bussare e a dirmi che devo crescere, da oggi sono un uomo e non potrò più sentire l’odore dell’erba, il vento in faccia e la gioia di esultare. Mi sono chiesto in questi mesi perché mi stiano svegliando da questo sogno. Avete presente quando siete bambini e state sognando qualcosa di bello e vostra madre vi sveglia per andare a scuola? E voi volete riprendere il filo di quella storia, ma non ci riuscite mai. Questa volta non era un sogno, ma realtà. Io voglio dedicare questa lettera a tutti voi. Ai bambini che hanno tifato per me, a quellu che sono cresciuti e magari adesso sono padri. E a quelli che gridano ‘Totti gol’. Mi piace pensare che la mia carriera diventi per voi una favola da raccontare. Ora è finita veramente, mi levo la maglia per l’ultima volta. La piego per bene, anche se non sono pronto a dire basta e forse non lo sarò mai. Scusatemi, se in questo periodo non ho rilasciato interviste e chiarito i miei pensieri. Ma spegnere la luce non è facile. Adesso ho paura, non è la stessa cosa che si prova davanti alla porta quando devi segnare un calcio di rigore. Non posso vedere attraverso i buchi della rete cosa c’è di fuori. Concedetemi un po’ di paura, questa volta sono io che ho bisogno di voi e del vostro calore. Quello che mi avete sempre dimostrato. Con il vostro affetto riuscirò sicuramente a voltare pagina e buttarmi in una nuova avventura. Questo è il momento di ringraziare tutti i compagni di squadra, i tecnici, i dirigenti e i presidenti. Tutti coloro che hanno lavorato di fianco a me in questi anni. I tifosi, la Curva Sud. Un riferimento per noi romani e romanisti. Nascere romani e romanisti è un privilegio. Fare il capitano di questa squadra è stato un onore. Siete e sarete sempre nella mia vita. Smetterò di emozionarmi con i piedi, ma il mio cuore sarà sempre lì con voi. Ora scendo le scale, entro in uno spogliatoio che mi ha accolto che ero un bambino e che lascio adesso, che sono un uomo. Sono orgoglioso e felice di avervi dato 28 anni di amore. Vi amo!” (Francesco Totti)

P