Massimo Ciccognani
Per anni ci siamo interrogati e battuti sulla necessità di applicare la tecnologia al calcio. Lo ha fatto per primo Aldo Biscardi che nel suo Processo ha sempre sostenuto la moviola in campo per dare credibilità ad un calcio sempre sovrastato dall’errore umano. Poi è arrivato Infantino, dopo che Blatter e Platini ne avevano osteggiato l’applicazione, e la moviola in campo è diventata realtà. E’ arrivato il Var e il mondo è cambiato. Basta guardare a quanto prodotto in questa prima fase della sperimentazione. Errori di gran lunga ridotti rispetto al recente passato e l’Ifab, unico organo deputato a modificare le regole del calcio, che lo introduce anche per i prossimi Mondiali di Russia. Una bella vittoria per chi, come Aldo Biscardi, ne ha sempre sostenuto la necessità e per lo stesso Infantino che ha mantenuto fede al suo programma visto che tra i primi passi c’era proprio l’introduzione della moviola in campo. Ieri Infantino ha ribadito che il Var sta cambiando il calcio e che per il mondo del pallone è una svolta epocale. Felici? Certo che sì, con tutti i correttivi che dovranno essere apportati. Poi giri l’angolo e scopri che la felicità non è di tutti. Prendi Marcello Nicchi, presidente degli arbitri. Le sue parole di ieri lasciano un senso di vuoto. “Non so se ci sarà anche il prossimo anno”, mettendo in dubbio la qualità del sistema proprio ora che avrebbe bisogno di una spinta in più per decollare definitivamente. Quella di Nicchi è solo un’ipotesi, ma se la poteva risparmiare perché sia chiaro che non si torna più indietro. Il dado è tratto, ma le parole del presidente degli arbitri lasciano aperto un interrogativo sulla credibilità del sistema, che va sicuramente migliorato (e lo sa pure Infantino), ma non osteggiato. Poi ti guardi un attimo alle spalle e ricordi la versione double face di Marcello Nicchi che per anni è stato ospite-moviolista al Processo di Biscardi e in quella sede, lo ricordo benissimo perché era sempre seduto accanto a me, sosteneva che solo con la moviola in campo si poteva migliorare e dare credibilità al calcio. Poi, una volta nominato capo degli arbitri, l’improvvisa marcia indietro, mica una riflessione, ma addirittura un pensiero totalmente contrario. “La moviola non serve”. Già, ed ecco spiegato perché oggi insinua qualche dubbio. A pensar male si fa peccato, diceva Andreotti, ma a volte si indovina, quasi che il nemico del Var sia proprio in casa. Due correnti di pensiero, quello della Fifa, Infantino, e quello della Uefa, Ceferin, che non sembrano viaggiare sullo stesso binario, con l'”europeo” Ceferin che non intende portare il Var in Champions e continuare ad andare incontro a sviste clamorose (chiedere ad Ancelotti dopo Real-Bayern Monaco). Correnti di pensiero, a volte pericolose. Perché i problemi del Var, non sono nello strumento, ma di chi è preposto a farlo funzionare. Ci spieghi il signor Nicchi gli errori clamorosi di Giacomelli contro la Lazio, tanto per fare un esempio, o l’atteggiamento del signor Guida che ha lasciato decidere all’assistente al Var senza andare a consultare il monitor. O di quegli arbitri belle statuine in mezzo al campo a parlottare con l’assistente Var perdendo minuti forse per rendere meno credibile il Var. Ci perdoni signor Nicchi se stiamo pensando male, ma siete voi che ci state proiettando in questa dimensione. Ma stia tranquillo, il Var andrà avanti e non si torna indietro. E’ come voler ritornare al vecchio cellulare di una volta rinnegando lo smartphone di ultima generazione che ti aggiorna su tutto in tempo reale. Il tempo non si ferma, la tecnologia va avanti al passo della luce. Rizzoli e Rosetti stanno guidando in maniera egregia la sperimentazione. Faccia altrettanto anche lei e se ne faccia una ragione, senza alimentare dubbi inutili quando ci sarebbe il bisogno di remare tutti nella stessa direzione. Altrimenti scenda dal carro e si rimetta a fare il moviolista.