Domani c’è Torino e Milan: chi si fermo è perduto

Paolo Dani

La giornata infrasettimanale si chiude domani sera con la sfida tra Torino e Milan, due deluse dell’ultimo periodo. Obiettivo ripartire. La delusione derby è cocente, ma Marco Giampaolo non si tira indietro. “La percezione dei tifosi la posso immaginare, ed è di delusione dopo la sconfitta nel derby. Abbiamo il dovere di ripartire e rialzarci. La squadra ha saputo mettere da parte le delusioni, ma ora dobbiamo reagire e non lasciarci sconfiggere. Reagire a testa alta e ripartire con determinazione. In questo momento nessuno è contento, ma lavoriamo per essere più forti e convincenti, per essere padroni della partita. Le conosco le difficoltà che oggi la squadra incontra. La disponibilità dei ragazzi è positiva”.

C’è il Torino di Mazzarri sulla strada dei rossoneri, avversario duro. “E’ una squadra ostica, ma a prescindere della forza dell’avversario il Milan deve fare la sua partita. Dobbiamo migliorare il palleggio, abbassare la percentuale di errori nei passaggi, legare il gioco, fare tante cose meglio. Turnazione? Abbiamo giocato sabato, e giochiamo domani, farò scelte in funzione dell’avversario e non per il turnover”.

Giampaolo sa bene che per attuare il suo calcio ha bisogno di tempo visto che al momento è in ritardo. “Il tempo sarà il mio alleato e il mio nemico, lavoro per prendermi quel tempo. Poi devo essere supportato dai risultati perché il Milan ha un’altra cassa di risonanza, perché ha un blasone e storia diversa dalle altre squadre, ha milioni di tifosi, ma io lavoro per prendermi il mio tempo, non salto gli step. Vado avanti con il mio modo di essere. Io a rischio? Non ci penso e non mi interessa, penso solo a lavorare. Il Milan è diverso dalla Samp, in ogni squadra puoi fare un certo tipo di calcio. Questo Milan ha altre caratteristiche, lavoriamo per far rendere al massimo ogni elemento della rosa. Devo avere la capacità di mettere insieme le caratteristiche le dei giocatori del reparto offensivo per farli rendere al meglio”.

La Milano rossonera vuole il ritorno in Champions, ovvero il quarto posto. “Dobbiamo lavorare per essere forti e fare il meglio, poi dipende dalla qualità del lavoro e da quello che sapremo fare. E’ una domanda che sfugge da qualsiasi tipo di risposta.  Nel derby tante piccole cose la squadra le ha fatte bene, non è tutto da buttare. La sconfitta si porta via milioni di polemiche, ho analizzato con la squadra in maniera attenta gli aspetti positivi e negativi. Piatek? Non è un caso, deve solo lavorare per metterlo nelle condizioni migliori”.

Sulla formazione anti-Toro pochi indizi, a cominciare da Suso. “Sabato è tornato a giocare a destra dopo un quarto d’ora, e abbiamo giocato con Suso, Piatek e Leao, con tre attaccanti puri, quindi non è un problema di posizione, a me Suso piace anche da trequartista, ma voglio mettere i giocatori nelle loro posizioni in base alle caratteristiche. Ma oltre Suso devo mettere a posto gli altri, perché Rebic ha caratteristiche diverse rispetto agli altri. Bonaventura sta molto meglio, anche domani potrebbe ritagliarsi uno spazio. Può giocare ovunque, dipende dal modo di giocare però può giocare avanti e in mezzo, può fare tutto. Ala, mezzala, dipende sempre cosa chiedi al giocatore. In mezzo devo scegliere Bennacer o Biglia, oppure Hernandez o Rodríguez”. Tutto il resto conta relativamente. Domani sera al Grande Torino, serve un altro Milan e soprattutto servono punti.

Sulla strada rossonero un Torino reduce da due sconfitte di fila e intenzionato a dare uno stop al momentaccio. A Mazzarri non è piaciuta la battuta d’arresto di Genova. Tornare subito in campo può essere però dispendioso. “Per qualcuno può far bene, io come allenatore ho sempre preferito avere la settimana tipo, con sei giorni a disposizione e poi la partita. In quel modo ho i giorni sufficienti per migliorare ciò che abbiamo sbagliato. In casi come questi, lo facciamo lo stesso ma con un po’ più di fretta. Ma vale anche per gli altri, quindi va bene così”.

Mazzarri si aspetta la classica scossa da uno come Verdi. “Speriamo ci dia quello che è mancato l’anno scorso. Ma non aspettiamoci che ci risolva tutti i problemi. Non è Maradona, bisogna dargli tranquillità. Quando non sei al top, soffri con tutti: guardate ieri sera cosa è successo. Noi dobbiamo far meglio di tante squadre che tecnicamente sono davanti a noi. Da un anno a questa parte lottiamo per certe posizioni, sapevo che quest’anno le nostre responsabilità sarebbero aumentate. I ragazzi vanno aiutati. Nessuno ha mai detto che noi siamo in difficoltà in difesa per tutto quello che abbiamo avuto. Chi mi restituisce i due punti che ci hanno tolto contro Lecce e Samp? Io con i giocatori non parlo mai degli arbitri, non è un alibi. Noi siamo i primi a prenderci le responsabilità. Con le orecchie basse non si vince. Dobbiamo ristabilire certi concetti, ce li dimentichiamo troppi in fretta. Se è pronto? Vedremo, non lo sanno nemmeno i preparatori. Con il Napoli ha fatto solo un’amichevole, non so a che intensità si allenasse. A Genova è entrato bene, farò le valutazioni: se partisse dall’inizio, dovrò capire se è possibile che dovrò fare un cambio per lui. Di solito queste cose si fanno in amichevole, non in campionato. Sono convinto che i ragazzi mi daranno risposte positive, poi il resto lo vedremo”.

 

Fisicamente come state?
“Stanno bene. Aina ha delle pause, non capisco se lo fa per risparmiarsi o per altro. Il cervello comanda, magari bisogna lavorare sulla concentrazione. Ma globalmente stiamo bene. A Genova avevo in canna tre cambi, poi abbiamo preso gol. Ho una panchina che nel finale mi può portare a vincere le partite. Con Verdi e Berenguer abbiamo creato qualcosa in più, poi se gli altri stanno tutti in area non è semplice”.

Servirà ben altra attenzione per ritrovare la via della vittoria. “Spero che i calciatori sentano ciò che sento io: se lo fanno, lo si vedrà in campo. Se hanno orgoglio lo dimostreranno domani. Li chiamo uno a uno, tocco tutti i tasti e se hanno recepito ciò che abbiamo detto…ci vuole anche una squadra un po’ arrabbiata. Abbiamo dimostrato di saper giocare a calcio. Purtroppo abbiamo il vizio di voler entrare in porta con il pallone. Dobbiamo calciare più in porta, dobbiamo migliorare su questo. E anche sull’ultimo passaggio. Il Toro – conclude Mazzarri – non è più quello dello scorso anno. Allora abbiamo messo sotto tante squadre, ora non ci affrontano come quando eravamo decimi. E quando ci hanno visto in Europa ci rispettano in un altro modo. Più cresci, e meno sei simpatico. Mi avete dato un bell’assist”. Adesso spera che l’assist arrivi là davanti per tramutarlo in gol e dare un calcio a questa mini crisi.

 

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