Premier. Il City perde la testa, Chelsea in paradiso. Rivincita Sarri: finalmente battuto Guardiola

Simone Dell’Uomo

Ogni partita in Premier rappresenta una storia a sé. È questa la bellezza, il fascino, la caratteristica del campionato più visto al Mondo. Contro ogni pronostico, dopo una serie di risultati negativi su tutti la sconfitta di mercoledì sul campo dei Wolves, il Chelsea di Sarri infligge la prima sconfitta stagionale al Manchester City di Guardiola, che perde dunque la testa della classifica e lascia all’inarrestabile Liverpool di Jurgen Klopp il primato solitario in Premier. Un vero e proprio Italian Job quello di Maurizio Sarri, che vince alla Conte, vince chiudendo gli spazi e sfruttando le poche possibilità lasciate dall’armata di Guardiola. A Stamford Bridge 2-0 per i Blues, la vittoria fin qui più importante ottenuta dall’ex tecnico del Napoli, una vittoria che regala fiducia all’ambiente e rimette in carreggiata la squadra in vista di un Natale pieno di impegni. Primo tempo dominato in lungo e in largo dall’undici di Guardiola, che però pecca di superficialità negli ultimi metri. Non castiga, non fa male, non graffia. E dall’altra parte il Chelsea punisce all’unica occasione degna di nota, proprio al tramonto del primo tempo, un siluro di Kante dal limite che brillantemente servito da Hazard lascia partire un destro di collo pieno che si infila sotto la traversa. Nella ripresa il Chelsea appare rinfrancato e costruisce la vittoria proprio sul chiave episodio del primo tempo. Squadra compatta, Hazard falso nueve e ripartenze: un calcio all’italiana che nega spazi al City. A 15 minuti dalla fine arriva sugli sviluppi di un corner il guizzo di David Luiz, che chiude definitivamente i conti. Inesistente l’angolo regalato ai Blues, Guardiola protesta e protestera’, intensificando le sue richieste VAR. Ha vinto la squadra che ha saputo soffrire di più, la squadra forse messa meglio in campo, ma non ha vinto il calcio di Sarri, ha vinto quello di Conte. A Maurizio i meriti di aver amaramente risolto il dilemma Morata-Giroud: Hazard falso nueve e squadra corta e compatta. Linee strette, centrocampo e attacco più connessi. Era un’idea già nata mesi fa, adesso può diventare realtà, ma rovinare così le due prime punte non è sintomo di grande elasticità mentale. Anche perché di ali che ti puntano, saltano e castigano dalla sinistra come Eden ce ne sono assai pochi. E Maurizio lo sa.

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