Massimo Ciccognani
Niente da fare, l’Italia ancora non s’è desta. Dal pari di Bologna con la Polonia, alla sconfitta di Lisbona con il Portogallo, più netta dell’1-0 finale. Decide un gol dell’ex milanista Andrè Silva e i troppi errori azzurri. Brutta Italia, e pessimo inizio di questa Nations League. Mancini stravolge l’Italia dopo il mezzo flop di Bologna cambiando nove/undicesimi della squadra e affidandosi ad un 4-4-2 inedito. Lazzari va a destra con i milanisti Caldara e Romagnoli centrali, Criscito a sinistra. In mezzo la scelta sulle corsie laterali, cade su Chiesa e Bonaventura, con Cristante accanto a Jorginho, Immobile, prima da capitano, e Zaza di punta. Un’altra Italia: 4-3-3- invece per Fernando Santos, orfano di Cristiano Ronaldo, con Bruma e Bernardo Silva a sostegno di André Silva nel terzetto pronto ad offendere, Pepe centrale (100esima partita con il Portogallo per l’ex Real), Cancelo a destra e Mario Rui a sinistra, con i mezzi i temibili e qualitativi Neves e Carvalho. Sono i lusitani a fare la partita con gli azzurri che faticano soprattutto nelle ripartenze quando l’azione riparte da dietro. Pressing alto del Portogallo, Italia che non riesce ad uscire anche se con il passare dei minuti trova maggiore equilibrio nel nuovo modulo chiamato da Mancini. Fatica ancora Jorginho, stretto nella morsa degli aggressivi centrali portoghesi. Meglio il Portogallo che nella prima frazione va in tre occasioni vicino al vantaggio con gli azzurri che giocano corti e di rimessa. Portogallo che spinge con decisione sugli esterni sia con Cancelo che con il “napoletano” Mario Rui. Azzurri che sbagliano molto in fase di disimpegno, prima con Caldara che perde malamente palla in uscita, poi su uscita avventata di Donnarumma, Romagnoli salva sulla linea una conclusione a botta sicura di Bernardo Silva. Azzurri in difficoltà, Cristante sfiora l’autogol sulla percussione di Mario Rui, la palla per fortuna si spegne sulla traversa. Poco equilibrio dietro e davanti tanta buona volontà ma poche le occasioni a referto, con il generoso Immobile stretto sempre nella morda dell’offside. Zero a zero all’intervallo, ma troppa sofferenza. Reparti non registrati, poche ripartenze e soprattutto troppi errori in fase di rilancio dell’azione. Non va meglio in avvio perché appena tre giri di lancette e Portogallo avanti. Errore in uscita di Lazzari, Bruma sfonda sulla sua sinistra e la mette in mezzo dove l’ex Milan Andrè Silva controlla e col mancino gela Donnarumma. Adesso solo Portogallo che avanza sulle ali dell’entusiasmo e Donnarumma si esalta e salva in volo con un autentico miracolo negando a Bernardo Silva il raddoppio. Mancini si accorge della difficoltà azzurra e studia la contromossa per rivitalizzare i suoi. Bruma si porta dietro un paio di avversarti, creando superiorità e aprendo spazi invitanti per i compagni. Ecco il cambio, fuori Immobile, dentro Berardi che si posiziona a sinistra, con Chiesa a destra e Zaza punta centrale. Troppo scollata l’Italia, Zaza isolato, manovra lentissima, prevedibile per la lettura portoghese con gli uomini di Santos che non soffrono. L’Italia è spenta, non morde, non graffia, spaesata, tutto troppo facile per il Portogallo. Mancini prova ad invertire gli esterni, Chiesa a destra e Berardi a sinistra, ma il Portogallo continua a fare la voce grossa. Lazzari va ancora in difficoltà sulla percussione di Pizzi innescato da Bernardo Silva, salva Donnarumma. Cronometro che scorre, Italia che non reagisce, sempre in difficoltà nonostante il Portogallo abbia abbassato i ritmi. Italia sfilacciata, il Portogallo controlla con una melina senza fine. Ma l’Italia non reagisce. Ruben Dias francobolla Zaza, l’Italia è una ex bella addormentata sul prato, dominio assoluto dei portoghesi. Dentro Renato Sanches per Pizzi, mentre Emerson Palmieri prende il posto di Criscito e poi Belotti va a rilevare Cristante, mentre Gelson Martins prende il posto dell’applaudito Bruma. Adesso Italia con il 4-2-4 di antica e “Venturiana” memoria con Mancini che gioca il tutto per tutto quando alla fine mancano appena una decina di minuti. Azzurri sbilanciatissimi in extremis per provare a rimettere su binari di equilibrio il match. Portogallo che adesso si abbassa con l’Italia tutta nella metà campo lusitana. Più forza della disperazione che altro, Italia a testa bassa a spingere ventre a terra ma in controgioco, su ennesima palla persa ingenuamente, gli azzurri regalano l’ennesima ripartenza ai portoghesi con Renato Sanches che fa venire i brividi a Mancini, attento Donnarumma a chiudere reattivo sul primo palo. Più ordinato e concreto il Portogallo che avrà pure abbassato il ritmo ma non l’intensità della sua manovra con un pressing alto che nel finale torna a togliere il respiro agi azzurri. Quattro di recupero per le ultime speranze azzurre, ma non bastano. Vince, meritatamente, il Portogallo che nel finale ha rischiato anche il rosso a Pepe, graziato dal direttore di gara. Finisce con la prima sconfitta di Mancini dopo il pari di Bologna con la Polonia. L’Italia è un cantiere aperto, Mancini va avanti a forza di esperimenti che anche stavolta hanno prodotto il nulla. E’ vero, al ct serve tempo, ma l’Italia, non può esporsi a queste figuracce. Gli esperimenti si possono anche fare, ma non dimentichiamo che finire ultimi in questo girone significa retrocessione del gruppo 2 e l’Italia, dopo il flop mondiale, non può permettersi altre figuracce.