Doveva essere un ottavo combattuto, affascinante, intenso, e così è stato. Ha vinto l’Uruguay, ha vinto Matador Cavani, ha vinto soprattutto Oscar Tabarez. L’ultima meravigliosa lezione del Maestro annienta anche Cristiano Ronaldo, eliminando dalla competizione quello che in questo momento è forse il calciatore più forte del pianeta Terra. Si spengono i sogni di Cristiano che lascia il campo nascondendo lacrime amare, volano alle stelle quelli della Selecciòn, che vince 2-1 e conquista i quarti di finale, dove affronterà la Francia per sognare una le semifinali. Ha vinto l’ardore, la grinta, la cattiveria agonistica, il cuore, la compattezza, la determinazione, tutti criteri che descrivono in pieno il paradigma uruaguayano e la filosofia celeste. A Sochi trionfano Matador e Pistolero, tornano a casa Messi e Ronaldo. La Selecciòn entra in campo determinata, aggressiva, motivata. Sembra sin dalle prime battute aver assorbito completamente le istruzioni del Maestro. Al minuto 7 sale subito in cattedra la coppia d’attacco più forte della competizione: gran movimento di Cavani, apertura forte e tesa dalla parte opposta per Suarez, movimento a rientrare del pistolero e cross altrettanto forte e teso per la testa del Matador, che trafigge Rui Patricio e porta avanti l’Uruguay. A quel punto diventa tutto più difficile per il Portogallo: Ronaldo e compagni sanno che una volta sbloccata la partita diventa difficile rimontare la Celeste, notoriamente una delle formazioni difensivamente più organizzate. Ed è proprio così: i lusitani smistano il pallone da destra a sinistra, premiano le sovrapposizioni dei terzini attraverso il loro esteso 4-4-2, ma non riescono mai a trovare il varco giusto. Negli ultimi metri sembrano spenti, talvolta colpevolmente svogliati. L’unico modo per fare mal si chiama Cristiano, che su punizione non trova però la porta alla mezzora. Splendida la prestazione del centrocampo elastico di Tabarez, un 4-4-2 che in fase di non possesso si trasforma in un rombo difficile da scardinare: Torreira si abbassa e protegge i due centrali, Vecino e Betancourt raddoppiano costantemente gli esterni avversari. Anche Cavani e Suarez partecipano in prima linea alla fase difensiva: partono spesso dall’esterno, pressano le corsie avversarie e appena recuperano il pallone attaccano a turno lo spazio centrale, senza dare punti di riferimento a Fonte e Pepe. Per questo il primo tempo si chiude 1-0: è un vantaggio meritato, meritatissimo, per grinta voglia e determinazione evidenziati nei primi 45 minuti. Poche palle gol, come prevedibile: l’Uruguay ha interpretato la prima frazione proprio come richiesto dalla sua storia, la sua filosofia, dal suo mentore assoluto che in panchina scarica sulle stampelle tutta la sua tensione. Nella ripresa Santos ridisegna lo scacchiere offensivo: Gueves a sinistra, Mario a destra, Bernardo Silva torna a fare il numero 10 e soprattutto Cristiano Ronaldo al centro dell’attacco. Prima Silva poi lo stesso Guerreiro protagonisti delle prove generali, poi lo stesso esterno del Dortmund confeziona un cioccolatino per Pepe, che di testa batte Muslera e riporta la gara in parità. Sembra tutto un altro Portogallo, trasformato mentalmente, un lontano parente di quello visto nel primo tempo. Ma sul più bello la ripartenza di Nandez pesca Cavani al limite dell’area lusitana: destro secco di gran classe, piattone forte all’angolino, controsorpasso Uruguay. Santos subisce il colpo e contrattacca: entra Quaresma, fuori Adrien Silva. Bernardo Silva fallisce l’appuntamento col 2-2, sparando alto da ottima posizione, non riuscendo a sfruttare il primo errore della partita di un ottimo Muslera. Si fa male Cavani, entra Stuani. Nel Portogallo serve fisicità negli ultimi metri: Santos rilancia Andrè Silva. Vani gli ultimi tentativi di lusitani: Ronaldo sparisce tra Godin e Jimenez, che a Sochi vincono il loro personale derby di Madrid. Rodriguez non riesce a chiudere la partita, ma finisce 2-1. Al triplice fischio capitan Godin scaccia la tensione: le urla della panchina uruguayana mostrano la grandezza dell’impresa realizzata da una squadra fin qui tosta e impeccabile. A testa bassa lascia la competizione il Portogallo: Ronaldo lascia amaramente il suo ultimo Mondiale, non riuscendo a regalarsi la ciliegina sulla torta di una carriera straordinaria. Cade Cristiano, cade Messi, crollano gli Dei. Resta il Mondiale delle sorprese, il Mondiale delle emozioni: è il Mondiale di Russia 2018.