Io tifo Juve. “Il nostro è un calcio malato. Nazionale? Azzurro cupo tendente a tempesta”

Enzo Di Maio *

Settimana azzurra, niente campionato e niente Juve ad eccezione delle notizie del titolo bianconero in borsa che è arrivato su Marte per la felicità degli investitori. Buon segno, chi semina raccoglie. Sul fronte acquisti avremo delle novità importanti, arriveranno a breve, si dice e speriamo, un paio di celebrati nomi. Chi sono ?  Inutile che ve li dica, se ne parla da tempo e vox populi vox dei, e comunque “senza far nomi”, Marcelo e Pogba vogliono la Juve e la Juve vuole loro: ci vorranno tanto bei soldini ma in questo momento le cifre non è che spaventino più di tanto in casa Agnelli. Per il futuro credo che Adrien Rabiot farà perdere i capelli a Spalletti, ops dimenticavo che li ha già persi, si è tolto un pensiero. Tornando alla Nazionale l’unica cosa che mi viene in mente sono delle parole tratte dalla poesia Il sabato del villaggio di Leopardi: “Diman tristezza e noia recheran l’ore”: non è stato un bel week end azzurro e le nuvole non più azzurre come a Berlino ma scure e con presagio di tempesta. Mala tempora currunt sed peiora parantum, stanno correndo brutti tempi e se preparano dei peggiori, erano saggi i nostri avi Romani. Qual è questo male che ci affligge e ci deprime? Credo, anzi sono convinto, che siamo noi stessi, o meglio chi questo giocattolo chiamato calcio lo manovra come si manovra un teatrino di marionette. Ho cercato di spiegarlo sotto e non credo di non aver centrato la verità.

Piedi ignoranti
Perche’ questa Italia non vince più? Va preso da lontano questo triste discorso: in Italia abbiamo oltre 7.000 scuole calcio, un numero enorme come enorme è il numero di bambini che riescono a far iscrivere. Segno buono, direte voi, e invece no: è una tragedia per il nostro calcio, perché una scuola, qualsiasi scuola, ha come finalità quella di formare le nuove generazioni, non è così (purtroppo) per quanto riguarda il “sacro pallone”. La dura realtà è che queste scuole calcio riescono quasi esclusivamente a produrre piedi ignoranti che mai calcheranno platee importanti. In pratica ci consegnano, rapportando il discorso alle scuole dei libri e della conoscenza, tante licenze di terza media e quasi nessun diplomato o laureato. Perchè avviene ciò?  Perché le scuole calcio non sono selettive per qualità attitudinali ma esclusivamente per disponibilità economiche delle famiglie degli aspiranti pedatori. Una scuola calcio può arrivare ad in incidere su un bilancio familiare in modo pesante: leggevo ieri una locandina di una di esse che ha un costo di iscrizione di 700 euro però, bontà loro, ti fanno uno sconto di 60 euro nel caso di iscrizione di un secondo figlio. A questo costo poi bisogna aggiungerci altre spese come il trasporto agli allenamenti, il doverlo accompagnare e seguire in casa e fuori per le trasferte che secondo gli orari e i km da percorrere a volte prevedono anche una necessaria sosta per il pranzo, l’abbigliamento. Quello che ti da la scuola in dotazione è ben poca cosa e tante volte anche sponsorizzato, gli scarpini, tutti i bambini vogliono quelli belli, quelli che vedono ai piedi di campioni celebrati, quelli fosforescenti, quelli che costano come una 500 ma glieli devi comprare per forza perché ce li ha anche il compagnuccio di tuo figlio e tuo figlio non può assolutamente sfigurare nei confronti del compagnuccio ne tantomeno tu puoi sfigurare nei confronti dei genitori del compagnuccio di tuo figlio. Insomma a fine anno una scuola calcio, annessi e connessi ovviamente  può incidere sul bilancio di una famiglia di una cifra che può arrivare a 6.000 euro. Va da se che alla fine che queste scuole calcio alla fine più che essere selettive sotto il profilo tecnico lo sono sotto il profilo economico. Una famiglia di scarse risorse e economiche, e sono quelle più in alto numero, non potrà mai mandare il bambino o i bambini alla scuola calcio non se lo possono permettere e i bambini delle famiglie non agiate, per assurdo, sono proprio quelle di cui i propri figli avrebbero la possibilità di emergere. I figli dei benestanti hanno a disposizione tante altre distrazioni e in questa nostra società tecnologia la prima cosa che stanca il bambino benestante è proprio il pallone. Per il bambino non benestante è diverso, per lui il consumismo mediatico può attendere ed in questo almeno è fortunato. Peccato per lui e sopratutto per noi tutti che  il campo verde gli resterà come una irraggiungibile chimera e ciò equivale a una sconfitta per tutto il paese. Le qualità individuali dei calciatori che sforniamo per le varie categorie, da quella più bassa alla serie A oggi sono ridicole. Ho visto recentemente una partita di serie C, uno spettacolo deprimente. Solo qualche anno fa una semplice squadra di prima categoria li avrebbe presi a pallonate. Nel nostro massimo  campionato siamo costretti ad importare la gran parte dei calciatori che lo disputano, quasi tutti guarda caso provenienti da paesi poveri dove le scuole calcio sono le migliori al mondo e portano tutte lo stesso nome: “Scuola della strada”. Abbiano ben nove nazionali croati, secondi agli ultimi mondiali, celebrate star argentine, brasiliane, portoghesi, francesini colorati provenienti dalle ex colonie Africane, persino Arabi. Tutti  rigorosamente formati da Sorella strada. Nei loro paesi fortunatamente la strada ancora esiste, anche da noi, se vogliamo, disgraziatamente però è piena di cartelli con su scritto: “Vietato giocare a pallone”.  Recitava una vecchia canzone romana: “Il progresso c’ha fatto grandi ma sta città nun è quella che se viveva tant’anni fa…”, per la serie “continuiamo a farci del male”. Infine abbiamo i migliori tecnici al mondo, ce li invidiano li ingaggiano  e li ricoprono d’oro ovunque, sino alla lontana Cina. Sono proprio i nostri tecnici che maturano le già alte qualità tecnico tattiche degli stranieri che ospitiamo ed è anche grazie agli italici insegnamenti che quando li incontriamo vestendoci d’azzurro con le rispettive nazionali ci fanno un culo come la cupola di San Pietro. In fondo, diciamocelo francamente, a noi italiani menarci da soli ci è sempre riuscito molto bene.

P.S. Quando era giovane nella mia indimenticabile Lodigiani avevamo un bambino che dava del tu al pallone, si chiamava Francesco Totti, da noi era tutto gratis, nulla era dovuto per iscriversi e nulla per il materiale, dagli scarpini per finire alle mutande, se avesse dovuto pagare probabilmente il calcio Italiano non lo avrebbe avuto. Non era propriamente di famiglia agiata.

* direttore sportivo, tifoso Juventus

Francesco Totti, Giovanissimi Lodigiani 1988-1989