Giacca e cravatta, debutto in inglese per raccontare quanto sia piacevole essere a Londra e allenare in Premier League (“il miglior campionato al mondo”), quindi le scuse perchè risponderà in italiano alle domande (“non voglio dire cose sbagliate”). Maurizio Sarri si presenta così in conferenza stampa: sorridente, un pizzico emozionato. Sereno. Anche quando gli si ricordano momenti delicati come il divorzio doloroso con Aurelio De Laurentiis (“le colpe sono di entrambi, il presidente ha interpretato male alcuni miei silenzi”) e le accuse di omofobia e sessismo (“Sono errori, a volte ingigantiti, che ho commesso e bisogna scusarsi”). Oppure quando gli viene fatto notare di non aver vinto ancora nulla (“Sono in A da 4-5 anni e in questo periodo ha vinto solo la Juve”). Per il resto, il 59enne toscano usa l’arma dell’umiltà (“Chiamatemi semplicemente Maurizio”), dribbla le questioni di mercato (“Mi annoia, sono un tecnico di campo molto più che un manager”) e prova a spostare l’attenzione sul giudice supremo del suo lavoro: il campo. Anche se il tempo stringe e tra 18 giorni è già in programma il primo impegno, non esattamente banale: il Community Shield contro il Manchester City dell’amico Pep Guardiola, definito “un fuoriclasse, un genio. Speriamo di poter colmare il gap con una squadra che l’anno scorso ha fatto 100 punti, in Premier un’impresa irripetibile”. Poi, inevitabile, la domanda sul suo predecessore al Chelsea. “Conte è un allenatore straordinario ma io gioco in maniera diversa, ci vorrà del tempo – spiega -. Vanno lasciate tutte le cose buone che ha fatto Conte, non vanno assolutamente disperse, ma è anche vero che nel calcio attuale i tempi sono sempre più questi, nell’abilità dell’allenatore risulta sempre più importante saper imporre la propria filosofia di calcio in tempi minori rispetto a quelli a cui eravamo abituati”. Sarri reclama il classico periodo di apprendistato ma sa bene che Roman Abramovich ha spesso pazienza limitata, al di là dei contratti e delle vittorie, nei confronti dei suoi allenatori. “Il mio obiettivo è divertirmi fin quando sarò qui ed essere competitivo fino alla fine – ribatte l’ex Empoli -. Io penso a divertirmi, il più grande regalo credo sia fare il proprio lavoro divertendosi e io ci sono riuscito negli ultimi anni. Se divertirsi fa vincere trofei? A volte si, a volte no, dipende – replica col sorriso -. Se una squadra in campo si diverte spesso riesce a divertire gli spettatori e questo è già tanto. C’è poi l’obiettivo materiale, riuscire a ottenere risultati di livello, essere a marzo-aprile in competizione per tutto. Con la società al momento abbiamo parlato solo di questo. Ma divertirci noi e divertire gli altri è occasione di livello”. Divertirsi e divertire sarà più facile se, al di là dei rinforzi (“Non ho fatto nomi alla società perchè non ne ho”), rimarranno a Stamford Bridge campioni come Thibaut Courtois, N’Golo Kante, Willian o Eden Hazard, tutti al centro di più o meno avanzate trattative di mercato. “Vorremmo sempre tenere tutti i giocatori più forti, lo vuole fare qualsiasi allenatore e qualsiasi società – dice -. Vediamo come andrà il mercato nei prossimi giorni, io voglio subito chiarire che mi sento molto più un allenatore da campo che non un manager a tutto tondo. Penso di essere uno dei pochi che è annoiato dal mercato, a me non piace parlarne e interessarmene più di tanto. Il compito di noi allenatori è molto più quello di far crescere i giocatori che abbiamo a disposizione. Non posso pretendere di cambiare 20 giocatori, devo adeguarmi io al Chelsea e ai giocatori – osserva -. Potremmo fare magari un calcio leggermente diverso dal mio perchè la squadra ha certe caratteristiche”. Secondo Sarri però “la telefonata fredda, senza guardarsi negli occhi, non mi darebbe alcuna certezza. Quando torneranno voglio guardare i giocatori negli occhi per capire quale potrebbe essere il loro futuro, prima di una risposta però vorrei venissero 4-5 giorni con me in campo…Hazard? Per me è tra i 2-3 top in Europa, mi farebbe piacere allenarmi e divertirmi in settimana e la domenica con lui, significherebbe raggiungere risultati ed essere comptitivi fino alla fine. Spero di riuscire a migliorarlo, cosa molto difficile visto il livello raggiunto”. Torna il concetto di divertimento, Sarri specifica che “il nostro non è uno sport ma un gioco, fatto per divertirsi. Il bambino che ognuno di noi ha dentro deve essere coltivato, quello ci porta a rendere al 101% delle possibilità. Solo l’aspetto professionale porta al 99,9%. Voglio creare una squadra che diverta e si diverta per ottenere tutto da una rosa di altissimo livello”. E che al suo interno, al di là delle regole che lo impongono, abbia un’anima british. “Anche se non mi interessa la nazionalità e l’età dei giocatori, la mia esperienza in Italia mi dice che qualcosa va lasciato; una delle squadre con più italiani è stata la Juventus e questa struttura ha portato a risultati importanti. A proposito, credo che Cahill ci possa dare ancora molto”. Good luck Maurizio.