Simone Dell’Uomo
E alla fine è arrivato ciò che l’Inghilterra aspettava. Il Manchester City cade, perde ad Anfield trafitta dai colpi di un Liverpool cattivo e determinato, e perde la sua imbattibilità. I tifosi dei Gunners possono stappare una bottiglia di Champagne: il record dell’Arsenal degli invincibile resta intatto. Finisce 4-3: a Chamberlain risponde il solito strepitoso Sanè, poi Firmino, Manè e Salah spiccano il volo con un gol a testa, nel finale accorciano prima Silva poi Gundogan. I brividi finali, gli attimi di paura del pubblico rosso, le preghiere della Kop e la tensione di Klopp scrivono la parola fine su un match straordinario, straordinario per intensità, per passione, per il calcio inglese. Tanti, troppi i messaggi spediti al resto dal mondo. Partiamo da Klopp, che non ha avuto bisogno di Coutinho per scardinare la retroguardia avversaria: sono bastati Stones e Otamendi a render la vita facile ai contropiedisti del tedesco. Una vera a propria apnea per la difesa dei blues, che è costata a Guardiola la prima sconfitta stagionale in Premier. Un messaggio chiaro e tondo lanciato dai Reds al campionato: vogliamo il quarto posto, siamo i favoriti, ma non ci accontentiamo. Nonostante la giornata negativa degli avversari, nonostante le lacune difensive e i reparti insolitamente troppo lunghi e distanti tra loro, stasera gli amanti del calcio inglese hanno capito perchè siamo di fronte ad una squadra stratosferica. Sul 4-1 chiunque avrebbe detto “Game Over”, e invece no, non se hai di fronte il City di Guardiola. Con classe, dedizione, forza fisica e forza d’animo sono arrivati due gol che hanno riaperto la gara, e se il Kun Aguero avesse centrato la porta in pieno recupero a questo punto parleremmo di una rimonta storica di una squadra stellare. Già, perchè di squadra stellare si parla, una squadra che oltre a vincere il campionato sarà con ogni probabilità destinata a scrivere pagine meravigliose di storia di questo sport. Chi in passato ha scritto pagine importanti in Premier, nonostante il suo dna più french che british, è l’Arsenal, un Arsenal giunto al termine dell’era Wenger. I Gunners naufragano a Bournemouth, le Cherries vincono 2-1. A nulla è servito il gol di Bellerin che ha aperto il match del Vitality: errori strutturali di Mustafi e compagni e rimonta firmata Wilson e Jordon Ibe. Tre punti meritati per l’undici di Howe, tre punti che demoliscono le speranze Champions di un Arsenal scottato dall’imminente partenza di Sanchez, nemmeno convocato per motivi di mercato. I tifosi biancorossi sono stanchi, e forse finalmente a fine stagione otterranno ciò che più desiderano: la testa di Arsene Wenger.