Napoli e quell’amaro “sì” di Sarri alla Juventus

Massimo Ciccognani

E adesso c’è anche l’ufficialità. Maurizio Sarri è il nuovo allenatore della Juventus, ma ha rinnegato il passato, ha rinnegato l’amore di una Napoli che lo ha portato in paradiso e che adesso è scottata dal passeggio di quell’eroe in tuta, che prendeva il caffè in mezzo al campo e con la voglia perenne di sigaretta in bocca. Ha ceduto, voltando faccia e spalle a tutti. Semplicemente perché era quello il suo obiettivo. Una scelta di vita. A sessanta anni suonati, non è certo un delitto andare in cerca di denaro e gloria, questo è legittimo, ma gli si può rinnegare di aver abbandonato e offeso una fede. Con tanti saluti a chi in questi dodici mesi ha messo in croce presidenza e quel Carlo Ancelotti che rispetto a Sarri ha vinto. E anche molto. Lo fece anche Capello ai tempi della Roma, sparando addosso alla Vecchia Signora: “Mai alla Juve”, per poi firmare in piena notte il passaggio dal Colosseo alla Mole. E così ha fatto Sarri. A Napoli ha conosciuto l’amore, quello di una piazza impazzita per lui, per il suo gioco, per poi andarsene in cerca di gloria a Londra. E adesso, dopo un solo anno, la Juve, combattuta negli anni in azzurro, diventando l’eroe di una Napoli operaia che lo ha ricoperto d’amore, facendone una fede. Ha perduto uno scudetto in albergo del quale ancora deve rendere conto alla gente di Napoli, quando invece a Firenze aveva il dovere di lottare per crederci fino in fondo. Si è seduto al tavolo londinese con largo anticipo, spiegando che amava da pazzi l’esperienza in premier, rinunciando al rinnovo contrattuale che De Laurentiis gli aveva proposto a Natale. E stessa cosa l’ha fatta quest’anno, dove non tutti a Londra lo hanno capito e si è tuffato sull’idea Juve. Un colpo al cuore per chi ha fatto del Sarrismo un vanto e che oggi si sente svuotato perché Sarri non ci ha pensato un attimo a riattraversare la manica per fare rotta su Torino, verso quel potere che ha contestato negli anni napoletani. Ma cosa importa. Napoli stavolta ha capito che è stato un anno buttato, a criticare presidenza e Ancelotti che di vittorie ne può ostentare tante. Da febbraio Sir Maurizio ha rinunciato a parlare di rinnovo perché già sapeva che sarebbe stato il Chelsea la prossima destinazione. Così come sapeva da tempo, non appena si è chiusa l’avventura di Allegri, che sarebbe diventato il titolare della panchina della Juve.  Il Comandante ha tradito ancora, ma stavolta il tradimento è nell’idea di chi Napoli la ama veramente, ovvero i suoi tifosi, che non hanno mai smesso di amarlo, mettendo persino in discussione Carlo Ancelotti. Game over, i giochi sono finiti, la maschera di Sarri è caduta. Voleva tanto l’Inghilterra per abbandonarla al primo richiamo. Ha detto sì alla Juve ancor prima di affrontare la finale di Europa League. E Napoli stavolta si sente tradita dal suo comandante. Quel dito medio allo Stadium diventato virale. Oggi anch’egli è bianconero, rinnegando tutto il suo recente passato. Non certo come Mourinho che alla prospettiva Juve ha risposto “no grazie, io sono interista”. Lui, Sarri, è invece pronto a rispondere a qualsiasi chiamata che nella vita va accettata, non fosse che proprio Sarri aveva fatti di Napoli e della sua napoletanità, la sua icona vincente. Che sia bravo è fuori discussione anche se a Londra ha dovuto cambiare registro per evitare anzitempo l’esonero, ma che sia opportunista, non lo si può negare. Il Sarrismo è morto, con tante “vedove” lasciate per strada, sedotte e abbandonate da un Comandante che non ha mai risposto al cuore, ma solo ai suoi interessi personali. Sarri come Higuain, capace di anteporre la voglia di gloria e di denaro, al difendere per sempre una bandiera. Napoli capirà, se ne farà una ragione, perché il bello di Napoli è che sa amarti da impazzire, ma non la devi mai tradire. Bye bye Maurizio.