Attento come sempre alle problematiche sociali e non solo del calcio. Gianni Infantino, presidente della Fifa, si è espresso sul momento difficile che sta attraversando il mondo: “Come si vive la quarantena? Come tutti, con speranza ma moltissima tristezza. Penso che nessuno si aspettasse tutto questo, non eravamo pronti, non sappiamo cosa succede. Vediamo immagini molto tristi, gente che soffre, gente che muore. E vediamo ancora che molta gente ancora non ha capito quanto è seria la situazione”.
Adesso i numeri in Italia stanno scendendo.
“È ancora presto per buone notizie, sembra che scenda un po’, ma lo fa anche perché sono state prese le misure: stare a casa, non uscire, tenere le distanze. È una questione di rispetto per chi soffre, per i medici, per loro che sono degli eroi. È una guerra, terribile”.
Speriamo che finisca presto, vogliamo tutti tornare a vedere giocare a calcio.
“Assolutamente, vogliamo tornare a vedere il calcio, ma è ovvio che oggi la salute sia la priorità. Oggi conta solo la salute, bisogna seguire le raccomandazioni: questa crisi e questo virus ci mostrano come siamo piccoli, vulnerabili. E ci mostrano anche come è globale il mondo: succede una cosa in una parte del mondo e tutti ne siamo toccati. Questa è la globalizzazione: la risposta è stata chiudersi, però dobbiamo riaprirci e quando ci riapriremo il calcio deve giocare un ruolo importante”.
Il calcio dà sempre una risposta, io sono orgoglioso di farne parte. Saremo ancora importanti nel futuro.
“Sì, è strano che per la prima volta, nella nostra storia di appassionati di calcio, il calcio non sia più la priorità numero uno. È triste, però è così”.
La domanda che fanno tutti: il calendario quale sarà?
“È una bella domanda e penso che anche a questa domanda bisogna rispondere che prima c’è la salute. Finché c’è un rischio non si gioca, se bisogna aspettare un po’ di più bisogna aspettare un po’ di più. La situazione è seria: io quando vedo che litiga perché bisogna iniziare tra una, due, tre settimane dico che bisogna iniziare quando si può iniziare. Recupereremo, non si può mettere a rischio la vita delle persone per una partita di pallone: dobbiamo essere responsabili, fare un passo indietro e dire che giocheremo quando potremo giocare. Non so, a luglio, forse agosto”.
Ci sarà da aspettare, come per tutti.
“Non dobbiamo mettere neanche pressione. Dobbiamo capire la situazione, parlare tra di noi, prepararci: quando i governi diranno che si può fare saremo pronti. Però non è giusto per chi soffre e lotta dire che vogliamo giocare al più presto: giocheremo quando si può”.