Francesco Raiola
E’ solo calcio d’estate, meglio non dimenticarlo, ma il test di Edimburgo ha già un suo valore. Liverpool e Napoli tornano a sfidarsi dopo le notte di Champions dello scorso anno. E stavolta il Napoli mette la faccia avanti. S’impone al “Murrayfield Stadium” di Edimburgoper 3-0 e lo fa con una prestazione importante, non solo nel risultato che conta fino ad un certo punto, quanto nella qualità del gioco. Squadra corta, meno possesso palla, più verticalizzazioni a sfruttare la velocità e la fantasia di Insigne, la robustezza di Mertens, ma soprattutto quella di una difesa ferrea che ha trovato in Manolas un altro ministro oltre a Koulibaby. A decidere la sfida i gol di Insigne, Milik e Younes.
Così in campo Non è Anfield ma anche ad Edimburgo l’inno del Liverpool cantato dai tifosi Reds è qualcosa di particolarmente emozionante. Per Liverpool e Napoli è tempo di esperimenti, gli ultimi per il Liverpool che inizierà l’8 agosto la stagione di Premier, mentre c’è ancora tempo per plasmare il Napoli di Ancelotti. Molte le assenze di prestigio, da una parte e dall’altra (Salah, Firmino, Manè, Alisson nel Liverpool, Fabian Ruiz, Allan, Koulibaly nel Napoli), ma la partita comincia ad avere già un valore. Ancelotti vara un atipico 4-2-3-1 che in fase di non possesso diventa 4-4-2: Manolas al centro della difesa davanti a Meret con accanto Maksimovic in attesa del ritorno di Koulibaly. Di Lorenzo a destra, Mario Rui a sinistra nei quattro di difesa. Milik prima punta, alle sue spalle Verdi, Mertens e Insigne con Zielinski e Callejon impiegati davanti alla difesa. Un esperimento che Ancelotti vuole provare per verificare altre soluzioni di gioco. Nel Liverpool Mignolet tra i pali, Arnold, Matip, Van Dik e Robertson nei quattro di difesa, in mezzo Fabinho, Henderson, Milner, Wijnaldum, con Chamberlein e Origi di punta.
Uno-due Napoli Prova a gestire il Liverpool, ma il Napoli parte meglio. Dietro non mostra incrinature, compatto in mezzo, veloce a sfruttare le ripartenze. Il Liverpool tiene palla, la gestisce ma non graffia. Lo fa invece il Napoli che prima fa le prove generali con colpo a giro di Verdi, poi arriva i gol. Invenzione di Mertens che libera Insigne. Lo scugnizzo parte a sinistra, si accentra, trova il varco e fa partire una conclusione a giro che fa secco Mignolet. Non decolla l’azione dei campioni d’Europa. Mancano gli assi davanti, ma in mezzo le idee sono ancora confuse. L’esatto contrario di quelle azzurre. Il Napoli lascia sfogare il Liverpool e in ripartenza è micidiale. E a stretto giro arriva il raddoppio. Gran discesa di Insigne sulla sinistra, la mette in mezzo dove Milik in spaccata trova l’angolo giusto: e siamo 2-0 Napoli appena alla mezz’ora. Il Liverpool graffia nel finale, sorprendendo la difesa azzurra, ma Wijnaldum era in offside prima della battuta a rete. Meglio il Napoli all’intervallo. Squadra corta, meno possesso palla, ma più verticalizzazioni. Esattamente quello che vuole Ancelotti.In attesa di ulteriori rinforzi.
Ancora Napoli Ghoulam per Mario Rui, Younes per Mertens, Chirichies per Manolas a inizio ripresa i cambi nel Napoli, mentre il Liverpool torna in campo con la stessa formazione con la quale ha chiuso la prima frazione. Il Liverpool prova subito a graffiare, ma la rabbiosità azzurra in fase di rilancio dell’azione fa la differenza. Insigne è un felino che aspetta l’occasione, un paio di volte lo ferma l’offside, poi parte in posizione regolare, sempre da sinistra, si accentra. Gran destro, Mignolet stavolta si supera e gli nega il raddoppio personale, ma non la trattiene, palla che schizza in mezzo all’area dove Younes è attento e arriva per primo sul pallone. Tocco morbido ed è 3-0. Il Liverpool non ci sta, è un animale ferito e prova a rimettersi in gioco. Klopp osserva, sa bene che le amichevoli lasciano il tempo che trovano, ma ugualmente mastica amaro. Ancor di più quando vede la sua difesa ballare sulle percussioni azzurre, con Mignolet che deve uscire a valanga per anticipare Milik e salvare il 4-0. Gioca pulito il Napoli, lascia l’iniziativa agli avversari ma quando riparte, sono sempre dolori. Continua la girabdola di cambi nel Napoli, dentro Gaetano, Luperto, Hysaj, fuori Verdi, Maksinovic, Di Lorenzo. Cambia anche Klopp che inserisce Brewster, Lallana, Lovren, Wilson, fuori Henderson, Matip, Origi e Chamberlein.
Ritmi più bassi Cala l’intensità, complice anche i carichi di lavoro di questa estate, ma il match rimane gradevole con i rossi di Klopp che quanto meno vorrebbero rendere meno pesante la sconfitta e con il Napoli sapientemente a controllare una gara interpretata sicuramente meglio. Insigne è ovunque, disegna trame pregevoli, una bella notizia in chiave futura. Il recupero di Allan, Fabian Ruiz e Koulibaly non potrà che rendere più granitica la formazione di Ancelotti in attesa di qualche altro colpo che De Laurentiis e Giuntoli inseguono per provare a sfondare il muro-campionato. Liverpool in maschera. Le assenze, oltre che di Alisson, dei tre tenori in prima linea, non rendono chiara l’idea della qualità dei campioni d’Europa che al momento opportuno (il via della premier la prima settimana di agosto) sapranno tirar fuori quel meglio che la scorsa stagione ha portato a lottare fino alla fine per il titolo e a vincere la Champions League. Soddisfazione invece per il Napoli che cancella il 5-0 dello scorso anno, ma soprattutto dimostra, tra gli e bassi di questo avvio di stagione, di aver metabolizzato al meglio le idee di Ancelotti. E più nulla fino alla fine, un brivido per una deviazione di Hysaj che poco non provocava la più classica delle autoreti. Poi Callejon non controlla da due passi per il possibile 4-0. Ma francamente, sarebbe stato troppo per il Liverpool, al quale nel finale Meret nega il gol della bandiera spedendo in angolo una scudisciata di Wilson. Vince il Napoli. Carattere e maturità. Ancelotti può sorridere. Risultato a parte.