Roma, tra Monchi e Pallotta volano stracci

Quando finisce un amore ci sono sempre strascischi.  E talvolta volano stracci. Come nel caso di di James Pallotta e Ramon Monchi. Il ds è tornato a Siviglia ed oggi è stato presentato alla stampa. E lo ha fatto rispondendo alle domande dei tanti cronisti sivigliani che lo hanno accolto come un re, ma soprattutto si è concesso in esclusiva al collega Giorgio De Angelis di ReteSport, raccontando la sua avventura romana. Parole che hanno lasciato il segno, soprattutto puntando il dito contro il presidente giallorosso James Pallotta. “Sono andato via dalla Roma – le parole di Monchi a Giorgio De Angelis  – per una ragione semplice: abbiamo capito che l’idea della proprietà era diversa rispetto alla mia. Il presidente Pallotta pensava che fosse meglio andare a destra, io invece a sinistra. Continuare così non era giusto, ma posso solo parlare bene di Pallotta e di tutti quelli che hanno avuto un motivo per portarmi a Roma. Mai sentirete una mia parola contro la società o contro la Roma. Abbiamo solo capito che le strade erano diverse e abbiamo deciso di fermarci. Il mio addio legato all’esonero di Di Francesco? E’ vero che la mia fiducia in Eusebio era grandissima, ma è una decisione che ha preso la società in un momento in cui già sapevo che il mio proseguimento non era sicuro”. A Roma la pensano diversamente, visto che l’ex ds è ritenuto il responsabile della stagione fallimentare, dallo smantellamento della squadra all’acquisto di calciatori inadeguati. “Pensate che abbia venduto Salah perché fossi contento di farlo? Ho dovuto vendere Salah perché in quel momento la Roma ne aveva bisogno, serviva vendere qualche giocatore per i problemi col Fair Play Finanziario. Voi parlate di Pastore, ma credo che ancora possa fare quello che ha dentro di sé. La sua è stata una stagione particolare è vero, con tanti infortuni, ma sono convinto che possa ancora fare la differenza”. Eppure dopo la sconfitta in Portogallo, oltre a Di Francesco, non ha parlato neppure lui. Ecco la risposta di Monchi. “Penso che in quel momento la persona che ha parlato, Totti, potesse inviare un messaggio ancora più potente. Francesco sta crescendo tantissimo come dirigente, abbiamo pensato che fosse il momento giusto per lui.  Chi arriverà dopo di me prenderà delle decisioni buone per il futuro della Roma, che è una società con delle basi sufficientemente forti per andare avanti. Ha dei professionisti a livello dirigenziale come Fienga, Baldissoni, Calvo, Massara, Totti e Balzaretti. Persone capaci. La Roma ha anche una tifoseria e un peso che fanno sì sia difficile fermarsi”.

Pallotta a muso duro Giusto il tempo di una riflessione che a stretto giro arriva la replica di Pallotta.  “Sono rimasto un po’ sorpreso nel leggere le dichiarazioni di Monchi in conferenza stampa, dove ha dichiarato che volevamo intraprendere strade diverse. Mi fa piacere sapere che Monchi non avrebbe mai voluto fallire a Roma, ma voglio fare chiarezza su alcune cose. Fin dal primo momento, sono stato molto chiaro sulla direzione che dovevamo intraprendere ed è questo il motivo per cui abbiamo speso tanti soldi per portare Monchi da noi. Ho da subito detto che avrei voluto allenatori di primo livello, preparatori di primo livello, staff medico di primo livello, addetti allo scouting di primo livello, assieme a un’organizzazione calcistica di primo livello. Ho consegnato a Monchi le chiavi per dar vita a tutto questo. Gli ho dato il pieno controllo per ingaggiare l’allenatore che voleva, per assumere i collaboratori tecnici e i preparatori, per gestire lo scouting e per acquistare i giocatori che preferiva. Guardando i risultati e le nostre prestazioni, è chiaro che questo non abbia funzionato”. Già, cosa. Il presidente entra nel vivo e parla della crisi fin da novembre dopo la sconfitta di Bologna. “A novembre, quando la nostra stagione stava andando di male in peggio e tutti notavano come l’allenatore stesse faticando a ottenere una reazione dai calciatori, chiesi a Monchi un piano B da attuare nel caso in cui le cose fossero ulteriormente peggiorate. Pur essendo lui l’unico responsabile della parte sportiva alla Roma, non aveva un piano B. Questo accadeva a novembre: mi spiegò che il suo piano B era continuare con la stessa strategia, quella del piano A. Quindi, quando leggo o ascolto certe interviste radiofoniche, in cui sostiene che la proprietà stesse intraprendendo una direzione diversa dalla sua e che questo è il motivo per cui se n’è andato, mi chiedo: cosa avrebbe voluto fare Monchi di differente? Mi ha chiesto di fidarsi di lui e di lasciarlo fare a modo suo. Gli abbiamo dato il pieno controllo e ora abbiamo più infortuni di quanti ne abbiamo mai avuti e rischiamo di non riuscire a finire tra le prime tre per la prima volta dal 2014”.

L’ex ds Monchi si confessa al microfono di Giorgio De Angelis (Retesport)

https://www.facebook.com/113204218689634/posts/2403332496343450?sfns=mo

https://www.facebook.com/113204218689634/posts/2403429449667088?sfns=mo

P