Francesco Raiola
Dopo un lungo tira e molla stavolta non ci sono dubbi. Ad annunciarlo è stato il legale del Napoli Mattia Grassani a Radio Kiss Kiss Napoli, stavolta è ufficiale: Marek Hamsik lascia Napoli e approda per tre anni alla squadra del Dalian Yifan, team che veleggia a metà classifica della massima serie del campionato cinese. Da oggi il Mare..k di Napoli non sarà più tanto azzurro, dopo 12 anni, 520 presenze e 121 reti con la maglia numero 17. Finisce così senza un vero e proprio saluto alla sua tifoseria ( forse tutto rimandato ad una amichevole estiva) il rapporto tra Napoli e Marek Hamsik, iniziato in un caldo pomeriggio nel luglio 2007, quando il Napoli neopromosso in A presentò a Castelvolturno nello scetticismo generale un giovane talento slovacco preso dal Brescia, in Serie B, e un attaccante argentino, Ezequeil Lavezzi. Fu un vero e proprio capolavoro quello fatto dall’ex direttore generale, Pierpaolo Marino, che riuscì a strappare alle big del Nord il talentuoso centrocampista del Brescia, che aveva proprio nel campionato di B, segnato contro il Napoli al San Paolo, in un 3-1 per gli azzurri di Edy Reja. Hamsik sul quale erano forti il Milan di Berlusconi e l’Inter di Moratti finì cosi a Napoli, nel primo Napoli di De Laurentiis in Serie A. E all’esordio fu subito goal: 4-0 al Cesena in coppa Italia il 15 agosto e in una serata davanti a 30.000 spettatori dimostrò subito il suo valore, confermato da una stagione spettacolare ad appena 19 anni, condita da goal importanti, dal primo contro la Sampdoria fino alla perla contro il Milan di Ancelotti, dove in uno spettacolare coast to coast infiammò il San Paolo battendo Kalac conquistando la qualificazione in Coppa Uefa. Da Reja a Mazzarri, passando per Donadoni, il salto non fu enorme, ma Marek confermò le sue doti di centrocampista goleador che lo hanno fatto diventare recordman di reti nel 2018, superando Diego Armando Maradona nella hall of fame assoluta del Napoli. Nel Napoli di Mazzarri forma il tridente delle meraviglie prima con Lavezzi e Quagliarella, conquistando una memorabile vittoria a Torino il 31 ottobre 2009 con una clamorosa doppietta che permise la presa del Comunale dopo 31 anni, in una rimonta epica dallo 0-2 al 3-2 in venti minuti, e poi l’anno successivo la prima storica qualificazione in Champions League con Cavani. Era un Napoli che non aveva le stelle di oggi, ma che riuscì a raggiungere il terzo posto alle spalle dell’ultimo Milan scudettato di Berlusconi con Ibrahimovic e Allegri e l’Inter post-triplete di Leonardo, ed ovviamente Marek era al centro di quel Napoli, e la sua vittima preferita era la Juventus che puntualmente al San Paolo veniva punita dalla sua cresta. Anche l’anno successivo, in Champions, Marek diventa protagonista con reti importanti al Villareal, che consentono la clamorosa qualificazione agli ottavi in un girone che vedeva come rivali, oltre gli spagnoli, Bayern Monaco e il Manchester City di Mancini e Balotelli, sconfitti al San Paolo. L’anno successivo è l’anno del primo trofeo con la maglia azzurra, la Coppa Italia vinta, ovviamente contro la Juventus a Roma e Marek mette il sigillo nel 2-0 finale. L’anno successivo arriva Rafa Benitez, e con lui il Napoli fa il salto di qualità con l’arrivo di giocatori importanti come Higuain, Albiol, Callejon, Mertens, ed è l’anno della fascia di capitano ereditata da Paolo Cannavaro. Marek con Benitez avanza dietro la punta, ma non è il suo ruolo preferito nonostante i gol che arrivano sempre, ma non si sente al centro della squadra, nonostante con Rafa arrivino un’altra Coppa Italia e una Supercoppa Italiana, ancora in finale contro la rivale di sempre e una semifinale di Europa League, scippata dal Dnipro, con un goal in fuorigioco clamoroso concesso al San Paolo. Ma è con Sarri che Marek gioca nel Napoli che esprime il calcio forse più bello di sempre arretrando di nuovo la posizione nel 4-3-3 sarriano, sfiorando un primo scudetto nel 2016, perso, dopo aver vinto lo scudetto di inverno, nonostante il record di goal di Higuain, che a luglio abbandona il Vesuvio scappando di notte a Madrid per svolgere le visite mediche tenute nascoste ai compagni di squadra. Marek si riprende il Napoli sulle spalle con Sarri ,che inventa Mertens centravanti, andando a riconquistare gli ottavi di finale di Champions League persi contro i futuri campioni del Real Madrid, dopo aver fatto tremare Ronaldo e company sia al Bernabeu che al San Paolo. Il camaleonte 2017-2018 è invece quello dello scudetto accarezzato, toccato e scivolato via, dopo averlo visto vicino la notte del 22 aprile con la vittoria a Torino, con Koulibaly al 90′, e perso una settimana dopo, dopo aver visto la Juventus vincere a Milano con l’Inter con tanti episodi discutibili , con il crollo di Firenze il giorno dopo. Forse proprio questa enorme delusione ha fatto venire alla luce le tentazioni di lasciare il calcio italiano e Napoli per Hamsik; il non poter gratificare le proprie ambizioni e le speranze dei napoletani ha fatto sì che le sirene cinesi abbiano avuto più rilevanza, oltre che ovviamente l’aspetto economico. Ad aumentare la voglia di cambiare è stato anche l’addio di Maurizio Sarri, l’allenatore più amato, nonostante l’arrivo di un maestro come Ancelotti che ha provato a rimotivare Marek, ridisegnandolo come regista. Le sirene cinesi, sfiorate a luglio, sono tornate a gennaio, ancora più forti, vista anche l’evoluzione della stagione, con il campionato ancora dominato dalla Juventus e l’immeritata eliminazione dalla Champions League per mano del Liverpool. Peccato Marek, peccato per i pochi trofei vinti che non danno il giusto lustro alla carriera e alla fedeltà alla causa azzurra; peccato soprattutto per l’ultimo scudetto che, forse, alla fine non avrebbe cambiato la decisione di lasciare Napoli. Ma questo è solo un un’arrivederci, perché dal 2007, ormai Marek Hamsik e Napoli sono sinonimi, e un futuro in società, in un ruolo dirigenziale all’ombra del Vesuvio, resta sicuramente un’ipotesi quasi scontata per Marekiaro, nonostante il presente per lui sia il Mar Giallo.