Francesco Cortellessa *
Per noi tifosi laziali, il calcio è una religione vera e propria che viene vissuta con grande e profonda sofferenza. La lunga attesa sull’inizio di questa stagione, dopo la batosta subita nello spareggio-Champions a maggio contro l’Inter e un andamento altalenante durante il precampionato, hanno reso da subito elettrico e potenzialmente esplosivo l’ambiente. I ragazzi di Simone Inzaghi hanno iniziato subito col botto sabato, con un match d’esordio proibitivo contro il nuovo Napoli di Carlo Ancelotti, anch’esso proveniente da un faticoso precampionato in cui ha subito sonore sconfitte contro Liverpool e Wolfsburg. La banda Inzaghi era dunque chiamata a confermare la pesante crisi tecnica che sembrava aleggiare in quel di Castel Volturno e dare continuità allo step tattico fatto nelle settimane di ritiro passate tra ad Auronzo e Marienfeld, soprattutto con la fase difensiva, vero tallone di Achille della scorsa stagione. Invece purtroppo, giudicando dal risultato e dai gol subiti dalla compagine biancoceleste, si è rovesciato totalmente lo scenario, che ha invece visto un Napoli brillante e che sembra ancora essere quello che lo scorso anno è stato protagonista con Maurizio Sarri in panchina di una stagione fuori da ogni immaginazione. Per la Lazio invece, se la certezza Immobile ha confermato ancora una volta di essere un killer spietato sotto porta, marcando un gol bellissimo (che personalmente ha ricordato il primo gol di Klose in Italia, ai danni di un certo Alessandro Nesta), sono arrivati i soliti black out difensivi che hanno fatto subire un gol pesantissimo nei minuti di recupero del primo tempo, gol che probabilmente ha cambiato l’inerzia di tutto il match. È suonato il primo campanello d’allarme dalle parti di Formello: dopo tutto il lavoro tattico extra di questa estate, l’impressione è che l’atteggiamento della Lazio sia la stessa dello scorso anno in tutti i suoi pregi ma anche nei suoi difetti, ossia squadra che verticalizza meravigliosamente, che fa del contropiede un arte, ma che soffre tremendamente in fase di non possesso, causa un gioco alle volte troppo aggressivo da sostenere sia fisicamente che psicologicamente dai calciatori biancocelesti. Se aggiungiamo che sabato sera due stelle come Milinkovic-Savic e Luis Alberto non hanno praticamente inciso sul match e le assenze pesanti di due leader come Leiva e Lulic, la sconfitta non può che essere una conseguenza. C’è però un aspetto che fa sorgere grosse dubbi e che deve far quantomeno riflettere: se si va ad analizzare il match di sabato, e lo si paragona alle due partite dello scorso anno tra Lazio e Napoli, si trovano tante, forse troppe, analogie. Tralasciando il fatto che nel match d’andata della scorsa stagione all’Olimpico ci fu l’attenuante dell’infortunio contemporaneo di quasi tutta la retroguardia laziale, le sfide tra le due squadre hanno lo stesso canovaccio ossia: inizio forte della Lazio, vantaggio, poi esce fuori il Napoli che trova il gol del pari in una fase critica del match, vantaggio partenopeo e Lazio che non riesce a girare il risultato (nelle partite dello scorso anno il Napoli poi dilaga, fino al 4-1 in entrambe le sfide). Desta qualche perplessità il fatto che un bravo allenatore preparato tatticamente come Simone Inzaghi, alle volte dia l’impressione di incaponirsi, sia nella scelta di alcuni uomini sia nella rigidità tattica che sembra accompagnare ogni sua scelta da qualche mese a questa parte. In questa sessione di calciomercato, la società e Igli Tare, hanno fatto un ottimo lavoro, cui è mancata solo la ciliegina sulla torta di un valdio vice Immobile. De Vrij è stato rimpiazzato dal veterano Francesco Acerbi, che già dalla prima partita ha dimostrato di essere il perfetto sostituto dell’olandese, giocando una partita da vero leader della retroguardia. In porta è arrivato un vice Strakosha di esperienza, come Silvio Proto. Il portiere belga, è l’innesto perfetto per far rifiatare il giovane albanese, che lo scorso anno le ha praticamente giocate tutte e che a fine anno ha accusato la stanchezza fisica e psicologica di una lunga stagione. A centrocampo è arrivato Berisha dal Salisburgo, giocatore che abbiamo potuto ammirare proprio da avversario nella doppia sfida contro gli austriaci nei quarti di finale di Europa League, e Riza Durmisi che è un interessante esterno sinistro che potrà dare un ulteriore alternativa al tecnico piacentino in quella zona del campo. Lo scontento Felipe Anderson è stato ceduto per un cifra importante, e sostituito con un giocatore molto interessante come Joaquin Correa, operazione che ha permesso poi di andare a prendere anche Milan Badelj (l’agente dei due calciatori è lo stesso). L’ex capitano della Fiorentina è probabilmente il colpo migliore della sessione, per costi e per qualità. Chiamato subito a sostituire lo squalificato Lucas Leiva, nel match contro il Napoli è stato tra i migliori, dimostrando da subito un perfetto inserimento nei meccanismi tattici di Simone Inzaghi. Va aggiunta la permanenza di Sergej Milinkovic-Savic, che dopo un mondiale complicato, complice un impiego fuori ruolo, è tornato a lavorare con i compagni con un approccio da subito sereno, senza mai forzare veramente la mano alla società e spingere ad un’eventuale cessione. Società che ha fatto uno sforzo non da poco a declinare le offerte arrivate sul tavolo, cosa che in Italia oggi sembra impossibile per tante società. Sembra dunque che almeno sulla carta, la Lazio abbia tutti gli elementi a disposizione per tornare a fare una grande stagione, sia in Serie A con la caccia alle prime 4 posizioni, sia in Europa League, dove l’obbiettivo può e deve essere Baku, sede della Finale del prossimo anno. La sconfitta con il Napoli deve essere il punto di partenza di una grande stagione, che passerà sabato per Torino, Juventus Stadium ore 18.00. La Juventus in questo momento può essere un indicatore di salute della compagine biancoceleste, una partita da cui probabilmente sarà più importante prendere spunti e indicazioni dall’atteggiamento e dalla prestazione più che dal risultato, che mai come ora sembra scontato a favore dei bianconeri, complice il fatto che di fronte ci sarà il più grande calciatore al mondo in questo momento, Cristiano Ronaldo, che avrà sicuramente voglia di bagnare il suo esordio allo Stadium con un gol. Non deve esserci nè paura né timore reverenziale per i biancocelesti, una sconfitta a Torino può essere perdonata, a patto che ci sia il giusto atteggiamento e approccio. Chissà che con questi fattori non si possa ripetere un’impresa come la doppia vittoria dello scorso anno, non ci resta che scoprirlo sabato sera.
* tifoso laziale