Pochettino, leggenda Tottenham: l’uomo che disse no al Real

Simone Dell’Uomo

Lo sport di oggi è un mondo di affari, di frenesia, di assegni, di contanti, tutti concetti concreti che soffocano spesso e volentieri passioni e sentimenti. Il calcio moderno è contraddistinto da personaggi in cerca di fama, di successo, giocatori e allenatori che cercano procuratori giusti per strappare titoli, contratti importanti e club di successo. Sono sempre più rare le romantiche eccezioni, tra queste una delle storie d’amore più belle degli ultimi anni, quella tra Mauricio Pochettino e il suo Tottenham Hotspur. Già, Mauricio Pochettino, figura affascinante per la sua lealtà, la sua filosofia, i suoi valori, la sua lealtà. Un argentino vecchio stampo, un ragazzo che trasmetteva i valori albicelesti già da calciatore, perno indimenticato della difesa dell’Argentina di Batistuta e Veron, oggi tecnico particolarmente stimato alla guida del Tottenham Hotspur. Un Tottenham che ha completamente trasformato, proprio con le sue idee, e che porta ripetutamente da 3 anni in Champions League. Utopia, se consideriamo il passato recente degli Spurs.

Dopo 4 anni di grandi successi, Pochettino ha ricevuto la prestigiosissima chiamata del Real Madrid. Era il nome forte, la prima scelta di Florentino Perez, il candidato perfetto per chiudere l’era Zidane e riavviare un nuovo ciclo dei galacticos. Era, terza persona, modo indicativo, tempo imperfetto. Già, perchè quel folle e inguaribile romantico di Mauricio ha rifiutato la panchina del club probabilmente più prestigioso al mondo, un club in grado di vincere le ultime 3 champions, di domare e dominare la storia recentissima del calcio europeo. Per amore, per amore di un club, di un progetto, di un popolo, il popolo degli Spurs, probabilmente il club più sostenuto a Londra, un popolo pronto a riabbracciare White Hart Lane dopo l’anno d’esilio a Wembley. Poch vuole completare l’opera e riportare il Tottenham sul tetto d’Inghilterra, non poteva andarsene proprio ora, per questo ha rinnovato il suo contratto fino al 2023. Un reporter di Sky Sports velenosamente sostenne che fosse impossibile rifiutare la chiamata del Madrid. Lui rispose semplicemente: “Per te, non per me”.
Amato, acclamato, adorato dai suoi sostenitori, non soltanto per i suoi risultati, ma soprattutto per il suo modo d’essere. “Sono tifoso dell’Espanyol, sono diventato tifoso del Tottenham. Per questo non andrò mai all’Arsenal o al Barcellona, sono emozioni e valori che devo rispettare. Piuttosto tornerei in Argentina per lavorare nella mia fattoria”  Fedele, leale, passionale. Tremendamente unico, per la sua mentalità, per le sua filosofia, quella di soffrire in allenamento per gioire la domenica. Ricky Lambert, storico attaccante del Southampton, dove Poch iniziò la sua carriera britannica, un giorno raccontò che il suo allenatore ordinò ai suoi ragazzi di correre scalzi sui carboni ardenti, proprio perchè in campo niente sarebbe potuto essere più difficile. Perchè non tutti sanno che Harry Kane è uno degli attaccanti più forti e completi al mondo per lui, perchè non tutti sanno che un bulletto di provincia proveniente dalla C britannica come Dele Alli è uno dei centrocampisti più prolifici proprio per lui, perchè non tutti sanno che dietro la classe cristallina di Christian Eriksen c’è sempre e solo esclusivamente lui.
L’uomo che consegnò alla nazionale inglese ben 16/17 talenti negli ultimi anni. L’uomo che rischiò di diventare l’ennesima vittima di un presidente come Daniel Levy, pronto a cacciarlo dopo risultati che relegavano gli Spurs in fondo alla classifica di Premier all’alba del 2014/15, ma che in una fredda e piovosa serata di Birmingham ebbe il coraggio di silurare la mercenaria vecchia guardia Adebayor-Soldado e regalare ad un tifoso del Tottenham di nome Harry Kane l’occasione per ribaltare il risultato. Se proprio doveva affondare, doveva farlo col cuore, col sentimento, con le sue idee, coi suoi ragazzi. Al minuto 93 di quel match col Villa Kane decise di infilare il pallone in fondo al sacco, spedendo in paradiso il settore ospiti, iniziando così una rincorsa che 4 anni dopo gli consegnò la fascia di capitano della nazionale inglese, diventando una leggenda del club. C’è tutto Mauricio Pochettino dentro quella drammatica sliding door. Fuori i vecchi credenti del Dio denaro, dentro i giovani affamati e attaccati alla maglia. Da lì conquistò il rispetto di tutti e allenamento dopo allenamento formò quell’incredibile fucina di talenti che oggi rappresentano il Tottenham Hotspur. Da lì nacquero quattro sensazionali stagioni, condite da successi e momenti emozionanti, purtroppo per lui orfane di trofei. Ma se c’è un modo di conquistare l’amore di un popolo, la ricetta si chiama Mauricio Pochettino. Ha riportato il Tottenham ripetutamente tra le primissime, adesso manca solo l’ultimo step, l’affondo decisivo. Non sappiamo se sarà mai in grado di fare scacco matto, ma questo folle ed inguaribile romantico può stare tranquillo: a volte non hai bisogno di vincere nulla per passare alla storia.
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