C’è l’Udinese e Spalletti non si fida: “Il pericolo si chiama Oddo. Ripartiamo dalla Juve”

Imbattuta e al momento sul trono d’Italia. E’ l’Inter di Luciano Spalletti, capace di passare indenne prima sul campo del Napoli poi su quello della Juve ma anche di soffrire in Coppa contro il Pordenone, squadra di Lega pro battuta solo ai calci di rigore. Passata la paura, allontanati i fantasmi e di nuovo testa al campionato. Domani alle 15 a San Siro alle 15 c’è l’Udinese rivitalizzata dalla cura Oddo (6 punti in tre gare) con Spalletti che per non correre rischi, si affida di nuovo ai titolarissimi. “E’ sbagliato dire che contro il Pordenone i giocatori l’abbiano presa sottogamba. Il problema è stato nella gestione delle nostre forze, forze tecniche. Il reparto d’attacco tutto nuovo forse ha creato un po’ di difficoltà, forse io ho cambiato troppo. E nel complesso qualcuno non ha reso al meglio. Poi qualcosa bisogna dire alla squadra… Io vengo dalla campagna, dalla natura vera, so come si comporta il predatore sulla preda, ci mette sempre il massimo della forza, e noi abbiamo centrato questo fatto qui”. C’è l’Udinese che con l’arrivo di Oddo ha cambiato marcia. “Il pericolo Udinese è la bravura del nuovo allenatore e la forza della squadra. Poi io con Pozzo ci sono stato un paio di giorni… Loro i calciatori li scelgono per struttura, forza, salto, muscoli. Loro hanno tutto per riempire la partita, con Oddo ho già parlato, parlato dei giocatori che aveva al Pescara. Il colore della maglia è bianco-nero, è un’insidia”. Partite ravvicinate, forse troppo, Spalletti guarda avanti. “Se ci andiamo a lamentare per tre impegni in otto giorni, vuol dire che qualcosa non va bene. I giocatori hanno recuperato, i giocatori vogliono vincere tutte le partite, anche quelli che avevano i muscoli pieni di fatica, tipo Eder, Nagatomo, Vecino. Tutti pronti”. Testa al campionatyo ma occhio anche al prossimo mercato di gennaio. “Si sono viste le qualità dei giocatori, si sono visti i vantaggi… Lo zoccolo duro della squadra si sa qual è… La differenza l’hanno fatta le mie scelte, in Coppa Italia. Se metto Karamoh nella quadra base, fa la sua bella figura. Se metto Cancelo allo stesso modo, fa bella figura.- Se ne cambio nove su undici, qualche problema emerge, ed è emerso. Il mercato di gennaio? Fino a quando il presidente non dirà chiaramente cosa vuol fare, dovremo fare tutti un po’ di silenzio. Creare aspettative, avere fiducia o sfiducia su nomi che si erano fatti e poi non sono venuti, queste cose non fanno bene ai tifosi, ai calciatori, all’Inter e non fanno bene ai risultati. Se mi chiedete chi voglio dico: Sergio Ramos, Iniesta e Sanchez davanti. E allora? Poi si ricomincia con le telefonatine, quelli che ci hanno portato fin qui dove li mettiamo”. A Torino però qualcosa di meglio si poteva fare. “Bisogna capirsi, bisogna capire. E’ una questione di equilibrio. Prendiamo il trequartista: Borja, Brozo, Joao Mario. Devono saper fare tante cose, devono farlo in un certo modo, devono saper andare e ritornare… Poi lo so, qualcosa in più possiamo fare e dare, ma è la spinta che ci può arrivare anche da dietro, da un terzino, per esempio se gioca Cancelo, un terzino che va e uno che viene, o uno che non va e l’altro che parte. Facciamo bene questi discorsi, se no fra sei mesi siamo ancora qui a dire le stesse cose”. L’ultima, è una carezza e la riserva a Damiano Tommasi: “Lo conosco bene, conosco le sue qualità, l’ho avuto come calciatore: conosco il suo equilibrio, le sue doti. Certo, deve essere lui la persona giusta, lo dicono anche quelli che lo conoscono appena. Ha idee, qualità, forza di andare a mettere le cose a posto. Lui ha tutte queste doti. Io voto Tommasi”.

 

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