Russia 2018 / L’Italia stecca ancora: perde con la Svezia e adesso serve l’impresa a Milano

Massimo Ciccognani

STOCCOLMA Brutta, peggio dei mostri del parco di Bomarzo, la piccola e svogliata Italia di Ventura. Che le prende a Solna dalla Svezia e adesso mette a rischio il suo mondiale. Si gioca in una bolgia, in una Friends Arena tinta di giallo. Sul grande maxischermo che campeggia nello stadio,  gli svedesi ci ricordano con grande enfasi l’1-1 del 2004 a Oporto, proiettando a ripetizione le immagini del gol di Ibrahimovic, che ha firmato l’1-1 ad una manciata di secondi dalla fine che ha fatto da preludio al “biscotto” contro la Danimarca che ci ha rispediti a casa. Dicevamo, si gioca in una bolgia col pubblico di casa che soffia alle spalle dei gialli di Svezia. Italia col 3-5-2, con la BBC davanti a Buffon, mentre davanti Belotti affianca Immobile. Si parte con gli svedesi che alzano subito il ritmo e i gomiti. Va a terra Bonucci, fischiatissimo, per un contatto. La prima vera palla è azzurra con una incornata di Belotti che fa la barca al montante. Sanno, li svedesi, di essere inferiori sul piano squisitamente tecnico, e la mettono sulla velocità, sulla grinta e provando da subito un pressing alto. Fucilata dal limite di Tolvonen e palla fuori di un nulla. Che inizio. La Svezia tiene palla, l’Italia fa fatica e non trova geometrie. e fatica ad uscire dalla propria metà campo. Gli svedesi sono partiti col piede giusto, tutto corsa e fisicità, Italia in sofferenza. Bonucci, dopo l’episodio del primo minuto, diventa il bersaglio facile di uno stadio intero, e come tocca palla, fischi a non finire. Non impeccabile la fase difensiva degli svedesi che si fanno sorprendere con troppa facilità. Ma con facilità vanno anche alla conclusione ed è bravo Buffon ad uscire a valanga sui piedi di Forsberg lanciato a rete. Azione prolungata degli svedesi al limite poi ci prova ancora Forsberg a piazzarla con una conclusione a giro che va di un nulla fuori. La Svezia ci domina in mezzo al campo, non è ancora l’Italia che fatica troppo a trovare le misure agli assatanati svedesi che imperversano come un tornado nella metà campo italiana. Rischiamo troppo su una percussione del solito Forsberg che viene toccato in area e va giù, ma per Cakir c’è nulla e fa proseguire. Ma non va per niente bene, solo Svezia, ma all’intervallo si va sullo 0-0, che è buono solo dal punto di vista del risultato. La prestazione che aspettava Ventura non c’è stata. Ripresa che non cambia il canovaccio, sempre meglio gli svedesi con gli azzurri in stato confusionale, prigionieri di un prestazione di singoli e collettivo che non esce fuori. Svedesi sempre più reattivi sulle seconde palle, noi a guardare come le celebri stelle di Antonio Giulio Maiano. E dai e dai a forza di subire, il gol prima o poi lo prendi. Accade al minuti sedici della ripresa. L’azione si sviluppa da angolo, poi palla a Johansson da poco subentrato ad Ekdal, che colpisce di prima intenzione trovando l’involontaria deviazione di De Rossi e palla alle spalle di Buffon: 1-0 e situazione che adesso si fa ancora più complicata. Entra Eder per Belotti. L’Italia deve provarci e l’occasione del pari capita sui piedi di Darmian che centra la base del palo. Poi Claesson impegna Buffon a terra. A quindici dalla fine Ventura si gioca la carta Insigne che entra per uno spento Verratti, ma il napoletano, anzichè in un opportuno 3-4-3, viene impiegato nella stessa posizione del centrale del Psg e quindi quasi inutile alla causa. I minuti passano, l’Italia è in preda alla disperazione e non sfonda. Vince la Svezia e adesso serve il miracolo. O forse più semplicemente ritrovare la vera Italia.

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