Domani Milan-Brescia. Giampaolo: “Dimentichiamo Udine e ripartiamo”

Dimenticare Udine e ripartire, la ricetta di Marco Giampaolo alla vigilia della sfida interna contro il Brescia. Udine non gli è piaciuta, soprattutto nello spirito.  “Mi aspettavo quel tipo di partita a Udine, mi aspettavo le ripartenze dei friulani e il Milan non può avere quel tipo di atteggiamento tattico ma giocare nella metà campo avversaria. Saper leggere le situazioni quando non ci sono spazi. Ci è mancato non per la qualità dei giocatori ma per mancanza di conoscenze collettive, serve tempo per assimilare. Sento la squadra fortemente fidelizzata. La gara di Udine è stata sbagliata”.

Ma adesso c’è il Brescia partito fortissimo. “Sono tutte gare difficili, il fatto che ci siano 60 mila tifosi ci soddisfa, ma ci vuole tempo. Il Milan deve imporre il proprio gioco, l’atteggiamento deve essere diverso. Sbaglia chi ha paura di sbagliare. I calciatori si devono divertire dentro la partita e se non lo fai si sbaglia. I giocatori lavorano bene, sono professionisti di alto livello. Il termometro del lavoro è l’atteggiamento della squadra e loro fanno le cose per bene. E’ una buona squadra, c’è un lavoro collettivo importante e mi è piaciuto molto a Cagliari”.

Qualcosa rispetto a Udine potrebbe cambiare. “Nei concetti non si cambia nulla, si porta avanti il lavoro che abbiamo iniziato 50 giorni fa. E’ un falso problema. Andiamo meno bene quando gli avversari ci aspettano. Posso spostare un giocatore ma non è una questione di numeri, ma di interpretazione. Mi interessa come si fanno le cose. Bonaventura è forte ma è indietro sul piano fisico. Le mie parole dopo Udine sono state strumentalizzate. Posso cambiare posizione ad un giocatore ma non la filosofia e la metodologia. Il pensiero sul mio lavoro non lo cambio. C’è da lavorare insieme. Sono partito in ritiro con 8 primavera, non con tutti i titolari. Un giocatore che arriva non può pensare di giocare il giorno dopo titolare nel Milan. Si deve mettere in fila e lavorare”.

Infine sul mercato taglia corto. “I miei dirigenti sanno cosa fare, vedono gli allenamenti e fanno le loro valutazioni. Sono contento di come lavorano i miei ragazzi, sapranno loro se c’è da fare ancora qualcosa. Io alleno la squadra e penso ad allenare”.