Alessandro Miele
Juventus-Inter non si gioca. Così ha deciso la Lega di Serie A a seguito della riunione di stamattina in relazione all’emergenza causata dal coronavirus.
La sfida scudetto, il derby d’Italia, l’eterna rivalità tra bianconeri e neroazzurri, inizialmente in programma domani sera a porte chiuse all’Allianz Stadium, è stata rinviata (unitamente alle altre partite per cui era stato sancito il divieto di accesso dei tifosi) al prossimo 13 maggio, a ridosso delle ultime due partite di campionato.
Questa, la nota ufficiale della Lega:
“Visto l’articolo 1. co. 1 lett. A) del Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 25 febbraio 2020 ‘Ulteriori disposizioni attuative del decreto legge 23 febbraio 2020, n. 6, recante misure urgenti in materia di contenimento e gestione dell’emergenza epidemiologica da Covid-19’; considerato il susseguirsi di numerosi interventi normativi urgenti da parte del Governo per rispondere a questa straordinaria emergenza a tutela della salute e della sicurezza pubblica; il presidente della Lega Nazionale Professionisti Serie A comunica che sono rinviate le seguenti gare della 7^ giornata di ritorno del campionato di Serie A, inizialmente previste a porte chiuse: Juventus-Inter, Milan-Genoa, Parma-Spal, Sassuolo-Brescia, Udinese-Fiorentina. La data di recupero delle predette gare è fissata per il giorno mercoledì 13 maggio 2020. La Finale di Coppa Italia sarà conseguentemente programmata per il giorno mercoledì 20 maggio2020”.
Non volendo entrare nel merito della decisione – scaturita da un’evidente emergenza a livello internazionale – la decisione presa assume importanti connotati che esulano dal singolo aspetto prettamente sportivo. Un Juventus-Inter a porte chiuse in confronto ad un Juventus-Inter davanti a 40.000 spettatori, da disputarsi sul finire del campionato quando il tutto (ci si augura) sarà ancora tutto in bilico, attira attenzioni ed introiti di diversa portata.