Inter, ecco Conte. “Sudore e fatica per tornare a vincere”

E venne il giorno di Antonio Conte che oggi è stato presentato ufficialmente dall’Inter. Tre anni per interrompere il dominio Juve che dura da otto (i primi tre proprio targati Conte), 11 milioni a stagione e carta bianca sul mercato dove ha trovato l’appoggio incondizionato di Marotta con il quale ha iniziato la risalita Juve dopo gli anni bui dei settimi posto. E Antonio Conte è entrato subito nel merito del tema, spiegando la scelta Inter. “E’ stato semplice, perché abbiamo la stessa visione. Aspetto per me molto importante quando abbiamo parlato le prime volte. Voglia di vincere passando dal lavoro e dalla fatica. Ho riscontrato la stessa ambizione, la stessa voglia. La presenza del direttore Marotta è stato un incentivo. Mi conosce e io conosco bene lui. L’Inter è una delle società più importanti al mondo. Non mi pongo limiti. Se lo facessi creerei alibi per gli altri. Si è creato un gap enorme nei confronti della Juve, poi c’è anche il Napoli che con lavoro e serietà è rimasta lì. Sappiamo dove e come lavorare, ripartendo dalla voglia di dare il meglio, senza recriminazioni. Alla fine vedremo”.

Conte come top player della campagna acquisti e quindi grande responsabilità sulle spalle. “Penso che i top player dobbiamo averli in campo. L’Inter ha una buona base di partenza sulla quale costruire qualcosa di importante. Io dovrò dare un apporto notevole, come ho sempre fatto in passato. Sento una grande responsabilità nei confronti di chi mi ha scelto, nei tifosi. Sono pronto a prendermele in condivisione con i calciatori che andranno in campo. Oggi si parla tanto, noi invece dobbiamo lavorare e parlare poco. Dovremo essere bravi e feroci, oltre che concentrati sul nostro obiettivo. Vogliamo dare stabilità, necessaria per fare una stagione da protagonisti. Servono queste caratteristiche. Abbiamo l’obbligo di uscire dal campo ogni domenica con la famosa maglia sudata”.

Eppure la Milano nerazzurra si aspetta tanto dall’ex ct azzurro che sa di dover incidere molto per cambiare il corso della storia. “Non ho la presunzione di poter dare quel 10% in più. Lavoriamo tutti insieme, in modo coeso. Tutti possono dare quel 10% in più rispetto al passato. Io posso solo indicare la strada. Se qualcuno la pensa diversamente, è giusto che si faccia da parte. Confido nella capacità di questi calciatori. Vincere non sarà facile. Quando si lavora non sempre si è contenti. Noi dovremo essere, andremo a caccia dell’eccellenza. Personalmente sono emozionato. Riprendo il mio lavoro dopo un anno di attività. I trofei vinti dall’Inter fanno capire l’importanza del club nel mondo. Devono essere uno stimolo per tornare dove si era tempo fa”.

Parola d’ordine vincere. “Ho detto che devo avere la percezione di avere anche solo l’1% di possibilità di poter perdere. Il che significa che per il 99% puoi pure perdere. Mi piace l’idea di poter lavorare sulla prima percentuale. Ci sono squadre che negli anni si sono collaudate. Noi dovremo essere bravi a cercare di costruire in poco tempo. C’è un dato di fatto. La Juventus vince da anni, l’Inter si è qualificata in Champions all’ultima giornata nelle ultime stagioni. Nessuno ha la bacchetta magica, nessuno è un mago. Il gap esiste e dobbiamo provare a colmarlo. Non deve però essere un alibi, tale per cui si approccia alle partite in modo arrendevole. Noi alla Juve, nel 2011, abbiamo vinto il campionato contro grandi squadre. Al Chelsea abbiamo vinto la Premier dopo un undicesimo posto. In Nazionale abbiamo eliminato una fortissima Spagna e giocato fino alla fine contro la Germania. C’è da lavorare tanto, nulla è impossibile, daremo tutto. Partiamo come detto da una buona base di calciatori che si è qualificata per due volte in Champions da quarta in classifica. Proveremo a eliminare gli errori passati e aggiungere gli elementi che fanno al caso nostro, sia dal punto di vista calcistico sia umano. Non dobbiamo porci limiti”.

Già, nemmeno in Champions. “Daremo il massimo come in tutte le competizioni, con l’idea che niente è impossibile. Conosciamo le enormi difficoltà, ma partiamo con l’obiettivo di fare qualcosa di straordinario. Cerchiamo non solo calciatori, ma uomini per poterlo fare. Obiettivi fino al 2022? Un obiettivo comune che porta a mettere le basi per tornare a essere competitivi come l’Inter era un bel po’ di tempo fa. Io e il club vogliamo lavorare tanto e eventualmente alla data di scadenza lasciare un’eredità importante a chi succederà”.

Una vita a Torino con la Juve, un passaggio all’Inter che in molti non hanno digerito. Ma Conte non pensa a cosa lo aspetta a Torino. “Sicuramente sarà una partita importante contro la Juve, sfideremo i detentori del titolo da otto anni. Di base saranno match importanti in entrambi gli stadi. Le partite sono però 38. Se vuoi essere ambizioso non puoi focalizzarti su due gare. Certamente ci sarà emozione quando andrò a Torino, conoscete il mio passato e per questo mi aspetto di provare fino al fischio d’inizio. Poi so benissimo che sarò un avversario e che la Juventus sarà una nostra avversaria. Combatteremo come faranno loro”.

Una carezza a Spalletti suo predecessore. “E’ giusto sottolineare i meriti di Spalletti in questi due anni. Luciano è arrivato all’Inter dopo anni in cui si entrava in Champions. Doveva riportarla lì e lo ha fatto. Ringrazio lui per il suo lavoro. Mi lascia una buona base, ora lavoreremo sulla stabilità. L’Inter si è qualificata nella massima competizione europea con grande pathos. Noi dovremo guardare a chi ci sta davanti per avvicinarci quanto più possibile. Cercheremo di coinvolgere i nostri tifosi con la passione, il gioco, lo sforzo che rispecchia la storia dell’Inter. Voglio dare un marchio, un’identità, una riconoscibilità globale e perciò è giusto lavorare tanto per chi ogni domenica fa sacrifici per essere allo stadio”.

Difesa a tre marchio di fabbrica Contiano, più facile dopo l’arrivo di Godin. “Mi è capitato spesso di partire con un’idea e poi, apprezzando di volta in volta le caratteristiche dei giocatori, cambiando in corsa. Il reparto difensivo è molto forte, al di là dei Godin e dei Skriniar. L’intero pacchetto difensivo è di livello, formato da elementi che giocherebbero titolari nelle altre squadra. Partiremo con una difesa a tre, ma siamo pronti a sperimentare. Conta che resti l’idea di un calcio propositivo e intenso”.

Ha rigenerato la Juve portandola a vincere tre scudetti di fila, ha rivitalizzato la Nazionale agli Europei in Francia e ha riportato sul tetto della Premier il Chelsea. Ma questa è forse l’avventura più difficile. “E’ una grande avventura, difficile ma allo stesso tempo intrigante e affascinante. Ognuno di noi vive la propria vita per questo tipo di sfide, fatte di difficoltà soprattutto all’inizio. Io mi nutro di queste. C’è la possibilità di fare bene, tutti insieme e perciò non la considero la più difficile”.

Poi discorso sui singoli, cominciando da quel Lautaro protagonista in Coppa America. “Non vedo l’ora di scoprirlo, è un giocatore molto forte, ha fatto una stagione di ambientamento. Ogni allenatore deve provare a far crescere i propri giocatori ed è quello che farò. Icardi e Nainggolan? Abbiamo preso tempo per agire. Io mi sono totalmente allineato alle decisioni del club con il quale si è un’unica cosa. Perisic? Io cerco disponibilità, giocatori che non pensino all’io. Non vedo grossi problemi, avremo tutto il tempo, il mercato finisce il 2 di settembre. Se a qualcuno non sta bene, faremo altre scelte”.

Chelsea e l’Inghilterra lo hanno aiutato molto e qualcosa porterà dietro di quell’esperienza. “Penso che dopo un periodo di stasi, il campionato italiano si stia muovendo con le strutture e con il marketing come avviene in Inghilterra. Brava a portare il proprio torneo ad essere il più ambito in Europa e nel mondo. Hanno capito come muoversi in termini tecnici e adesso fanno paura, abbinando la qualità all’intensità. Possibile grazie allo sbarco dei più importanti tecnici del mondo. Credo però che l’Italia stia correndo sulla giusta corsia”.

Inter che vuole tornare a vincere, a volare alto. Cuore, testa e gambe nel dna di Conte che sa già cosa aggiungere. “La passione che forse stiamo un po’ perdendo”.

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