Francesco Cortellessa *
Europa amara. Il Siviglia vince di misura all’Olimpico per 0-1, costringendo la Lazio a poter solo vincere giovedì prossimo nella partita di ritorno al Sanchez-Pizjuan. Una partita nata non certo sotto i migliori auspici, vista l’assenza contemporanea di due pedine fondamentali dello scacchiere biancoceleste, Immobile e Milinkovic-Savic. Come se non bastasse, durante il match Simone Inzaghi è stato costretto ad utilizzare tutte e 3 le sostituzioni, perdendo di fatto Parolo, Bastos e Luis Alberto. Una serata poco brillante, priva di qualunque entusiasmo, anche per colpa della tristissima cornice di pubblico, solo poco più di 20.000 persone, per quella che era invece una partita molto importante, una partita in cui bisognava far sentire la voce, la presenza, essere il dodicesimo uomo in campo. Invece si è persa un’altra occasione, nascondendola dietro le solite scuse di una squadra non abbastanza competitiva oppure dell’assenza di campioni da ammirare. Bugie, scuse, sciocchezze. Basti pensare allo Stadio San Paolo pieno per Lazio-Campobasso, il 5 Luglio 1987, lo spareggio per rimanere in serie B, per rimanere vivi. Il tifoso laziale si è imborghesito, pretende ma è distaccato, chiede i campioni ma non li va a vedere, chiede che i giocatori forti rimangano e poi fa striscioni contro di essi. Cosa è successo? Quando abbiamo dimenticato la nostra storia? Una storia fatta di sofferenza, di disfatte, di delusioni. La cosa certa dell’ essere Laziali è sapere già in anticipo che se le cose possono andar male, sicuramente andranno male. La parentesi precedente alla gestione Lotito è stata una meravigliosa eccezione, che tutti noi vorremmo rivivere, tutti noi vorremmo poter ammirare. Ma questo passa anche da noi, dal nostro attaccamento, dalla nostra presenza, dalla voglia di difendere la nostra Lazio, una squadra troppe volte bistrattata, messa in secondo piano, dimenticata. In questo momento storico abbiamo una Lazio buona, non ancora grande, a cui manca l’ultimo passo per diventare una big, chi dice che sono 10 anni che è così mente sapendo di mentire, basti pensare alla formazione di 10 anni fa e a quella di oggi. La crescita passa anche dalle critiche, quelle costruttive, volte a migliorare e a mettere in luce quelli che possono essere i punti deboli, per far sì che si possano migliorare. La critica a prescindere, la critica cattiva, quella che spunta solo nei momenti di difficoltà non serve a nessuno, solo ai “nemici” della Lazio per far in modo di indebolirla. Questo va evitato, come va evitato che un importante match europeo venga giocato di fronte a 20.000 persone. Serve crescere, non solo in campo. Altrimenti la Champions più che un sogno, rimarrà qualcosa di cui non meritiamo far parte.
* tifoso Lazio