Massimo Ciccognani
Si ricomincia. Domani si va in campo per la prima giornata della serie A con i due anticipi tra Chievo-Juventus e Lazio-Milan, mentre domenica, con esclusione delle gare che avrebbero dovuto vedere in campo le due squadre di Genova, scenderanno in campo tutte le altre. Si ricomincia nel segno dei Campioni d’Italia che hanno aggiunto tanto valore al loro organico con l’arrivo del più forte giocatore del pianeta (Cristiano Ronaldo, ndr) oltre che di Emre Can e Cancelo e il ritorno di Bonucci che vanno a rendere più bella e affascinante la Vecchia Signora che quest’anno come non mai, strizza l’occhio alla Coppa dalle Grandi Orecchie. Juve che parte in pole, anche stavolta, ma probabile che cambino gli interpreti (leggi avversari) alle sue spalle. Lo scorso anno l’anti-Juve per eccellenza era il Napoli e quest’anno? Il calcio d’agosto conta fino ad un certo punto, ma il mercato la sua valenza ce l’ha sempre. E allora ecco che dietro i campioni, compare una sagoma dai colori neroazzurri, quelli dell’Inter di Luciano Spalletti che finalmente può godere della sua vera squadra. Inter rivoluzionata dal mercato. Tre pezzi nuovi in difesa perché davanti ad Handanovic e accanto a Skriniar, c’è l’ex Lazio De Vrij e sugli esterni Asamoah e Vrsaljko. Una difesa blindatissima, ricca di qualità ed esperienza, buona non solo in serie A, ma soprattutto in Champions. C’è poi nei tre dietro Icardi, c’è Politano che conta di esplodere definitivamente in nerazzurro ma soprattutto Radja Nainggolan, il pupillo di Luciano, che ha rivalutato un centrocampo anemico ma soprattutto c’è quel Lautaro Martinez che finora ha fatto vedere cose straordinarie e che si candida per un posto da titolare. E’ arrivato come opzione in corso d’opera ma sarà difficile sfilargli la maglia da titolare. E c’è pure Keita, fortemente voluto dal tecnico di Certaldo per mettere maggior brio sugli esterni. Non è arrivato Modric che avrebbe fatto dell’Inter la regina d’estate e questo significa che Spalletti dovrà rinunciare un po’ alla qualità per una mediana più muscolare che non è poi cosa sbagliata visto che è sempre stato un connotato indelebile del nostro calcio. Fisicità e brillantezza difensiva, con Brozovic padrone del vapore in mezzo al campo, reso ancora più tonico dall’arrivo di Nainggolan che garantisce un’ottima fase difensiva ma anche una imperiosa spinta offensiva. E’ l’Inter l’anti-Juve, almeno sulla carta visto che poi a certificare il tutto dovrà essere solo il campo. Sulla Juve, ben poco da aggiungere. Sulla carta in Italia non ha rivali, non li ha avuto negli ultimi sette anni, figurarsi in questa stagione dove gli arrivi eccellenti ne fanno una primissima donna, soprattutto nella grande europa. E poi le altre da aspettare al varo della stagione. C’è il Napoli che pure lo scorso anno di punti ne ha fatti 91, sfiorando lo scudetto per un nulla e che viene da tre stagioni di grande fascino. Via Sarri, dentro Ancelotti, che non è l’ultimo arrivato e che nessuno deve permettersi di discutere. Neppure quella Napoli che sperava, dopo l’arrivo di Cr7 a Torino, in una campagna acquisti scoppiettante. Napoli sognava Di Maria e Cavani, ma è riuscita ad arruolare il solo Verdi, che pure è giovane assai promettente. Al posto di Reina ha preso Meret e Ospina, ha visto partire Jorginho per Londra e lo ha rimpiazzata con la mossa di Ancelotti di consegnare ad Hamsik le chiavi della regia. No, non è un Napoli inferiore alle attese. E’ un Napoli che può far bene perché Carlo Ancelotti è uno che sa il fatto suo e che non è sbarcato alle falde del Vesuvio per fare da comparsa. Lui sa come venirne fuori, ma gli va dato tempo perché qualcosa nel Napoli cambierà, senza rimpiangere Sarri che ha fatto per primo la scelta di andare in Premier. Tempo e lavoro per vedere un Napoli come piace ad Ancelotti, purché nessuno snaturi la sua volontà. Quanto alla Roma, ha acquistato molto, ma ha perso anche molto. Soprattutto Alisson, che a Liverpool garantirà almeno una decina di punti in più, cosa che ha garantito lo scorso anno ai giallorossi che il brasiliano ha lanciato verso la semifinale Champions. Al suo posto lo svedese Olsen e l’immortale Mirante. Vedremo. Di Francesco va avanti con il suo progetto, squadra più leggera, probabilmente più bella. C’è da capire l’atteggiamento tattico perché l’arrivo di Nzonzi potrebbe imporre un modellamento del modulo, che dovrebbe essere più 4-2-3-1 con Pastore trequartista insieme a Cristante per cui il solo De Rossi potrebbe non bastare per coprire una squadra sbilanciata. Ecco che l’arrivo del campione del mondo, può cambiare le carte in tavola, ma solo rivedendo il modulo, perché non si può chiedere la luna a due esterni come Under e Kluivert. Servirà tempo per trovare i giusti equilibri e il giusto atteggiamento tattico, ma questa è finalmente la squadra voluta da Di Francesco. C’è poi la Lazio, splendida interprete della passata stagione, che ha cambiato poco ma soprattutto Lotito ha avuto la forza di trattenere Milinkovic Savic, la sua stella. E’ arrivato l’esperto Acerbi per coprire il vuoto lasciato da De Vrij e per il resto è rimasto lo stesso gruppo dello scorso anno. Una garanzia affidata nelle mani esperte di Simone Inzaghi, felice di aver avuto Correa e Badelj oltre che Berisha. E’ cambiata poco, quasi niente e con un anno di esperienza in più, può solo che far bene. C’è poi il Milan che è altra squadra rispetto all’ultima stagione. Ha lasciato partire Bonucci che ha fatto ritorno a casa Juve, ma ha preso uno dei migliori difensori in circolazione, Caldara, che con Romagnoli e Donnarumma, formerà il pacchetto centrale della nuova difesa azzurra. Davanti ha finalmente un centravanti, il Pipita Higuain, che sa come fare gol e come trascinare il Milan verso il paradiso. Il resto lo faranno i muscoli di Bakayoko in un centrocampo già forte con Kessiè e Biglia, il recupero di Conti che con Calabria costituisce un doppio cambio sulla destra, gli ultimi innesti di Laxalt che sulla corsia di sinistra sa come far male e per ultimo quel Castillejo prelevato dal Villareal che sarà utilissimo in corso d’opera. Ma gli acquisti più importanti si chiamano Leonardo e Maldini, il passato che ritorna, dal campo alla poltrona, ma sempre con l’imperativo di tornare a far grande il Milan. Poi toccherà al campo confermare o smentire la più calda estate per il nostro calcio. Perché il solo verdetto che vale è quello del terreno di gioco. Senza alcun dubbio. Buon campionato.