Simone Dell’Uomo
Apoteosi celeste a Wembley. Il Manchester City vince la Carabao Cup, Guardiola conquista il suo primo trofeo in terra britannica. Successo strameritato, sonora lezione di calcio all’Arsenal di Arsene Wenger. Finisce 3-0, punteggio che non ammette repliche. Non tanto per le sue dimensioni, ma per la bellezza e l’armonia di una manovra che meravigliosamente stordisce le difese avversarie da agosto a questa parte. Non un tiki taka sterile, ma un tiki taka avvolgente, fertile, frizzante, pungente: un 4-1-4-1 disegnato perfettamente, con palleggiatori e fantasisti che sulla trequarti riescono sempre puntualmente a far male con inserimenti o filtranti direzione Aguero. Proprio il Kun sblocca la finale di Wembley, permettendo a Pep di chiudere avanti la prima frazione; nella ripresa Fernandinho esce per infortunio, e invece di inserire un mediano per coprire la sostituzione dell’incontrista brasiliano, Guardiola rilancia e inserisce Bernardo Silva: cresce ulteriormente la mole offensiva, raddoppia Kompany e Silva cala il tris, un doppio colpo che chiude la finale e spedisce in paradiso la metà celeste dello stadio dei tre leoni. Guardiola esulta, festeggia, abbraccia giocatori e panchina: ormai è una leggenda del club. Non tanto per la conquista della Coppa di Lega, un titolo che anticipa quello di campione d’Inghilterra che arriverà ben presto, ma per lo stile con cui sta riscrivendo la storia del calcio moderno. La gente chiedeva titoli, lui stava progettando una rivoluzione: adesso non sente più pressione, no, adesso no, adesso ha vinto lui.
La domenica oltremanica aveva regalato emozioni anche in Premier, col big match tra United e City che vedeva Mourinho sfidare Conte, da anni diventato il suo nemico mediatico numero uno. Tante frecciate tra i due, tante, forse troppe, tant’è che la curiosità di vederli ancora a bordo campo era parecchia. Ha vinto Mou, ha vinto lo Special One, nonostante la rete di Willian che aveva aperto una sfida estremamente tattica, magari non bellissima, ma molto molto combattuta. Poi Romelo Lukaku ha deciso di spedire un messaggio all’Old Trafford: ci sono, sono qui, sono il centravanti della nuova era United targata Josè, e sono pronto a far la differenza anche nelle partite che contano. Prima il gol del pareggio, poi movimenti tanto potenti quanto perfetti fino al cioccolatino fornito a Lingard in occasione del raddoppio che permette ai Red Devils di conquistare l’intera posta in palio. Male Morata, malissimo Hazard, Conte trema. Finisce 2-1, punteggio che spiana la strada al secondo posto dello United, punteggio che spaventa e non poco le mire Champions del tecnico pugliese, adesso minacciato da Liverpool e Tottenham, Adesso Conte è quinto, anche perchè la domenica s’era aperta col successo degli Spurs, tornati vittoriosi dal derby col Palace, deciso in zona Cesarini grazie ad una zuccata tanto astuta quanto pesante del solito Kane. L’uragano riscatta una prestazione deludente, regalando tre punti preziosissimi a Pochettino, adesso finalmente quarto. Il Tottenham non era riuscito a scardinare la difesa delle Eagles, nonostante la qualità dei suoi fantasisti spesso bloccati dal muro eretto dalle aquile di Hodgos, Gli Spurs vogliono aprire il nuovo stadio ascoltando ancora le note della Uefa Champions League, Conte e Klopp avvisati.