Massimo Ciccognani
Una domenica da vivere a mille. Bellissimo il nostro campionato, aperto come non mai. E oggi pomeriggio l’Inter, battendo il Chievo a San Siro, può tornare sul tetto più alto della serie A. Ma il week end ha riservato tante altre emozioni. Mosca, tanto per iniziare. Tristezza nel non vedere l’Italia al Mondiale. Per noi, testimoni di quel sorteggio, di quel mondo incantato che si chiama mondiale, un terribile colpo al cuore. Le vie di Mosca piene di gigantografie con tutti i futuri protagonisti di una storia che ogni quattro anni racchiude il meglio del football mondiale. Ma stavolta senza l’Italia, e non accadeva da 60 anni. Tavecchio, Ventura e il vecchio che non solo non vuole abdicare, ma che scelte maldestre ha portato ad una apocalisse storica. Mai, il nostro calcio era finito così in basso. Punto.
In attesa di giugno e di quel mondiale degli altri che gli italiani potranno solo vedere dal piccolo schermo, in attesa che qualcuno ne acquisti i diritti (Mediaset), ecco le bellezze del nostro campionato. La Juve c’è e lo ha dimostrato a Napoli in uno spartiacque che poteva rappresentare, in caso di sconfitta, il crollo dell’ambizione di casa bianconera. Invece la Juve ha vinto, con la forza dei nervi distesi, forte delle sue convinzioni. La Juve c’è e tenetela sempre in prima fila nella corsa a quello scudetto, che sarebbe il settimo, in una storia ancora tutta da scrivere. Il Napoli non ne esce ridimensionato, ma alcune riflessioni vanno fatte. La panchina è una coperta cortissima e là davanti, i tre piccoli tenori, stanno segnando il passo. Mancano ricambi, gli stessi che in pochi, davanti alla bellezza del calcio Sarriano, hanno evidenziato. Ci ha pensato però “Core ingrato” Gonzalo Higuain a ricordarlo a popolo e paese, soprattutto a quel De Laurentiis col quale l’argentino vive una lotta intestina senza fine. Amore e odio, sfociato in quella ricerca affannata del presidente in tribuna per ricordargli, magari ce ne fosse bisogno, che lui, Gonzalo, gli equilibri li sposta, eccome. Cinque volte da ex e cinque gol. I fischi del San Paolo ci stanno, per quello che una volta era l’idolo indiscusso di un popolo che sognava ad occhi aperti, ma come ha detto amorevolmente Maurizio Sarri, anche un tantino ingenerosi. Perché Sarri è toscano, non le manda a dire, non ha peli sulla lingua e sa bene come sono andate le cose.
Oggi l’Inter può saltare davanti a tutti, ma fa bene Spalletti a volare basso. Intanto ha cambiato l’Inter, magari con una buona dose di fortuna, ma l’ha cambiata, dandogli un corpo, un’anima ed una mentalità vincente, materializzata da una maglia, la numero nove, quella di Maurito Icardi, sulle cui spalle torna a sognare la Milano nerazzurra. Come vorrebbe riprendere a farlo quella rossonera. Via Montella, tra poco inizia l’era Gattuso. Benevento non campo facile sebbene i campani siano all’ultimo posto della graduatoria e hanno sempre perso. Guai a pensare ad un match facile. Vincere per tornare a sperare che quei milioni spesi in una campagna acquisti faraonica e forse sopravvalutata, non siano stati soldi gettati al vento. Non fosse stato per quel finale sciagurato di Marassi, la Roma sarebbe lì, al fianco dell’Inter con una partita da recuperare, ma Di Francesco sta lavorando bene. La panchina è lunga, gli interpreti tutti interessanti, e di sicuro la Roma ha tutto per continuare a far bene. Attesa per la Lazio che dopo due pari ha l’obbligo di tornare a vincere anche se l’impegno di Marassi contro la Samp non è dei più facili. Anche Inzaghi ha una partita da recuperare, ha già fatto molto ridando in due anni un cuore all’Aquila biancoceleste e soprattutto un gioco. Con qualche acquisto a gennaio può continuare a dire la sua, ma molto passa dalla sfida di oggi a Marassi. Ci rimane il campionato. E allora godiamocelo fino in fondo, sperando poi nell’Europa con Juve, Roma e Napoli in Champions, Milan, Lazio e Atalanta in EL per ridare sostanza ad un calcio, il nostro, avvilito sulla strada di Mosca.