Lazio, la bella che non balla

Bella e Maledetta: cosí si potrebbe riassumere la Lazio targata Simone Inzaghi. Bella perché la squadra ha un baricentro alto, recupera presto il pallone, ma non lascia spazio alla pericolositá degli avversari. Bella perché i centrocampisti si muovono all’unisono, alternando fassi di possesso blando a verticalizzazioni e cambi di gioco repentini. Bella perché il tridente davanti é una meraviglia, gli attaccanti si trovano fra loro con estrema facilitá e sanno come mettere il compagno nelle condizioni migliori per battere a rete. Bella, perché vederla giocare é piacevole e perché la posizione in classifica non é casuale, ma meritata e fan ben sperare per il futuro. Bella sí, ma Maledetta.
Maledetta perché subisce tantissimi goal nella fase finale buttando via punti per la rincorsa all’Europa. Maledetta, perché molti di questi errori sono distrazioni dei singoli piú che errori di reparto. Maledetta, perché spesso ci sono cali di concentrazioni che concedono quell’unico tiro che ,a volte, diventa fatale. Ma soprattutto Maledetta, perché non riesce a concretizzare quanto di bello crea.
Lunedí sera, ancora una volta il leitivmotiv é stato lo stesso, partita dominata e beffa nel finale, esattamente come l’ultima casalinga contro il Chievo. Simbolo della situazione é Felipe Anderson: praticamente imprendibile per la difesa rossonera, ma poi sciupone e sconclusionato nel momento di battere a rete. Stesso discorso per Immobile, perfetto nel creare e crearsi le occasioni da goal, pessimo nel finalizzarle (almeno due gli episodi che chiedono vendetta). Per caritá, va dato merito ad alcuni interventi prodigiosi di Donnarumma, ma la Lazio é riuscita a segnare soltanto su rigore, decisamente non soddisfacente per quanto espresso in campo. Diversa la parita del terzo attaccante, Keitá che era partito bene, accentrandosi piuttosto che puntare direttamente Abate, ma che é finito scemando. In mezzo al campo non c’é stata storia invece, per almeno un’ora i tre biancocelesti hanno nascosto il pallone agli avversari e solo l’ingresso di Sosa é riuscito a cambiare l’inerzia della partita. Bravi soprattuto ad accorciare constantemente sul tridente leggero del Milan, non dando mai modo ai contropiedisti Ocampos e Deulofeu di prendere velocitá. Tutto praticamente perfetto, se non fosse per quell’attimo di indecisione tra Radu, Hoedt e Biglia sulla magia di Suso che é costato 2 punti.
I prossimi 3 incontri dovrebbero essere sulla carta abbordabili (Empoli, Udinese e Bologna) e fanno ben sperare una rimonta sfruttando gli scontri diretti(Milan-Fiorentina, Inter-Roma e Roma-Napoli), ma sappiamo che il primo marzo si avvicina e con esso il Derby di Coppa Italia, non di certo una partita qualunque.
Vittorio di Pietro

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