Una rimonta da urlo per l’Olanda, che inchioda sul 2-2 la Germania a Gelsenkirchen e strappa al foto-finish il pass per le Final Four. Risultato sorprendente, fantastico, straordinario per il nuovo giovane team di Rambo Koeman, che da screditata matricola del girone 1 riesce a sovvertire i pronostici e chiudere in testa il raggruppamento forse più prestigioso della Nations League. Chiude fanalino di coda la Germania: in casa tedesca piove sul bagnato, Loew sembra faticare a riaprire un nuovo ciclo e la strada verso Euro 2000 sarà tortuosa, estremamente tortuosa. Eppure è stata proprio la Germania a partire forte stasera, motivata dalla voglia di riscatto e perchè ha tanto da farsi perdonare. Il 3-4-3 elastico e dinamico funziona perfettamente e si vede sin dalle prime battute. Finalmente Leroy Sanè al centro del progetto, dopo la clamorosa esclusione di Russia 2018. Finalmente segnali confortanti da Timo Werner, forse il gioiello più splendente di quella fucina chiamata Lipsia mai però definitivamente esploso a livelli internazionali. I tagli e i movimenti di un tridente che non da mai punti di riferimento portano ben presto i suoi frutti: prima apre Werner, che sfrutta al meglio una verticalizzazione di Gnabry e di controbalzo trafigge dai 25 metri Cillesen, poi raddoppia proprio Sanè, che usufruisce di un’altra dormita della retroguardia orange stasera colpevolmente assente nonostante i suoi illustri componenti. Dopo l’infortunio che ha contraddistinto la prima fase di stagione, l’asso di Pep Guardiola sta ritrovando la forma migliore deliziando in quello che per anni è stato il suo stadio il pubblico di casa pettinando il pallone e portando a spasso la difesa avversaria con accelerazioni che ai più ricordano il miglior Gareth Bale. L’Olanda prova a reagire, ma stavolta le trame offensive che colpirono soltanto qualche giorno fa l’armata francese non riescono ad incidere. Si sa, la ricerca della continuità è sempre stata una questione aperta in casa Depay. Nella ripresa Loew inserisce Marco Reus, elemento in forma smagliante: il suo ingresso crea ulteriore scompiglio nella difesa avversaria. Koeman inserisce Luuk De Jong per trovare un punto di riferimento offensivo e cambiare le carte non tavola, ma la musica sembra non cambiare. Sono anni che l’Olanda non possiede un centravanti degno dei vari Kluivert e Van van Nistelrooy. In ogni modo, va altresì sottolineata la prestazione di Antonio Rudiger, che alle dipendenze di Sarri sta davvero raggiungendo l’apice della sua carriera. La Germania sembra in totale controllo del match, ma per la legge di Murphy, se qualcosa può andare peggio, andrà peggio. Quincy Promes, invisibile per 80 e passa minuti, trova il sette della porta dal limite dell’area e riapre la contesa. All’Olanda serve un gol per conquistare incredibilmente le Final Four. Van Dijk resta davanti, altra punta di peso. E proprio Virgil raccoglie un gran cross di Vilhena e scaricando a porta un destro secco al volo spedisce in paradiso i tifosi orange. Finisce 2-2: è delirio in Olanda, piove sul bagnato in casa tedesca. Gran festa nei Paesi Bassi, increduli Loew e Neuer. Malgrado le pecche tecniche questa squadra non molla mai: esulta Koeman, il futuro è roseo. Anzi, Orange.