Ci siamo. Domani nella splendida cornice della Samara Arena alle 16, andrà in scena l’ottavo di finale tra Brasile e Messico. Una gara costellata da tanti contenuti tattici e tecnici. Da una parte la favorita Brasile, una nazionale completa in ogni settore del campo con in mente un obiettivo ben preciso: sesta Coppa del Mondo. Dall’altra El Tricolor, squadra dal gioco frizzante, spregiudicato e a tratti letale in contropiede. I verdeoro dopo un avvio non proprio esaltante contro la Svizzera, hanno iniziato a macinare gioco e a trovare la giusta quadratura del cerchio. Nel calcio come nella vita per un cocktail vincente, bisogna saper abbinare alla qualità la quantità, per dare concretezza all’obiettivo che si sta perseguendo. Vincere ma saper anche soffrire, non è sinonimo di inferiorità, tutt’altro, anche questo significa essere grande squadra. Aspetto tirato fuori con grande personalità dai brasiliani contro la Costa Rica e la Serbia che ha permesso di conquistare il primato del girone E. Autentico trascinatore della Selecao, almeno fino a questo momento, è senza alcuna ombra di dubbio Coutinho. Un trequartista differente dai classici 10. Oltre a saper sfornare assist al bacio e a dettare i tempi di gioco, il giocatore del Barcellona è dotato di qualità balistiche impressionanti. Le sue esecuzioni potenti e chirurgiche sono fenomenali: chiedere alla Svizzera. Chiedere invece alla Costa Rica per un’altra caratteristica, l’inserimento senza palla che Coutinho compie in modo fulmineo. Detto questo, la stella rimane Neymar. Il calciatore del Psg, criticato spesso per i suoi atteggiamenti, ha sempre mostrato grande attaccamento alla maglia brasiliana. Ha fatto di tutto per essere presente in Russia dopo un lungo periodo di convalescenza per problemi fisici. Al rientro subito gol spettacolare contro la Croazia in amichevole e gol contro la Costa Rica. In quest’ultima partita alla fine dei 90′ sono scese le lacrime, a dimostrazione di come dietro al calciatore, c’è un uomo che ha attraversato momenti difficili calcisticamente parlando. Nelle partite decisive si vede lo spessore dei fuoriclasse. Tutti aspettano ancora il vero acuto di O’Ney. Un altro giocatore non pervenuto almeno sotto il profilo realizzativo è Gabriel Jesus. L’attaccante del Manchester City invece non è stato incisivo come ci avevo abituato. Una nazionale che rimane comunque fortissima, nonostante i suoi migliori giocatori in zona offensiva, non abbiano espresso ancora tutto il loro potenziale tra i pali. In porta probabilmente il miglior portiere al mondo Alisson, difesa solida e d’esperienza formata da Miranda e Thiago Silva. Per quanto riguarda il discorso relativo ai terzini, Felipe Luis in occasione della partita contro il Messico, prenderà il posto di Marcelo (il più forte nel suo ruolo al mondo) che partirà dalla panchina a causa di problemi alla schiena mentre Fagner quello di Danilo, in quanto infortunato anche quest’ultimo. Nel 4-2-3-1 un plauso va fatto alla coppia della mediana Barca-Real Paulinho e Casemiro. Filtro, grinta, personalità, inserimento, lettura delle azioni e rottura tutto questo nel cuore della squadra di Tite grazie ai centrocampisti. Sull’esterno complice l’assenza di Douglas Costa, Willian avrà l’obbligo di far vedere qualcosa di diverso rispetto a quello fatta vedere finora. Come analizzato più volte nelle righe di footballpress, a rendere il Mondiale cosi equilibrato hanno contribuito anche le “piccole”. Tra queste va inserito il Messico. Vittoria per uno a zero nella prima giornata contro i campioni del Mondo tedeschi grazie a ripartenze fulminee abbinate ad una manovra coraggiosa. Il Messico ha affrontato il girone più equilibrato della competizione, basti pensare che dopo la seconda giornata i messicani nonostante le due vittorie consecutive, non avevano ancora la matematica certezza di passare. Rimane il rammarico per la sconfitta contro la Svezia all’ultima che ha fatto scivolare la nazionale del ct Osorio al secondo posto, tradotto Brasile agli ottavi. I centroamericani nonostante il netto 3 a 0 subito dagli svedesi, hanno comunque dato l’idea di una squadra capace potenzialmente di impensierire chiunque. Nel 4-2-3-1 di Osorio, davanti l’intramontabile Ochoa, agirà Alvarez, Salcedo, Ayala al posto dello squalificato Moreno e Gallardo; nella zona nevralgica fiducia totale a Herrera e Guardado; davanti il trio tutto tecnica, velocità e soprattutto caratterizzato da una talentuosa imprevedibilità che vede Layun, Vela e Lozano alle spalle del Chicharito Hernandez. Attaccante che dopo un avvio splendido al Man United ad inizio carriera, con una parentesi Real Madrid si è un po’ perso. Non ci poteva essere occasione per riprendere il libro con il titolo: quello che non è stato e quello che poteva essere, magari scrivendo un capitolo su quello che è stato. Brasile contro Messico, i meravigliosi e fortissimi brasiliani contro il coraggio e la spregiudicatezza messicana. Il Mondiale è pronto ancora una volta a dare spettacolo.