Alessandro Miele
A volte il destino sa essere drammaticamente beffardo. Quel cognome, Fortunato, che a soli 22 anni sembra regalargli il posto da titolare con la maglia della Juventus e un futuro assicurato in azzurro. La sua carriera è stata un’ascesa rapida verso i vertici del calcio. Partì da Salerno a soli 13 anni, con il permesso della famiglia, a patto di proseguire gli studi. Pur di inseguire il suo sogno, si sdoppiò tra pallone e libri. E, la bravura del ragazzo, emerse in entrambi i campi. Di lì a poco entrò nelle giovanili del Como e, il 29 ottobre 1989 bagnò il suo esordio in serie B in una gara casalinga contro il Cosenza, diventando una delle poche note liete di una stagione altrimenti da dimenticare, culminata con una retrocessione in C. Ma il suo nome salì presto alla ribalta e dopo un biennio ad alternarsi tra Genoa e Pisa, arriva la grande (e a tratti incredula) chiamata. Nell’estate del 1993, l’allora tecnico bianconero Giovanni Trapattoni richiede espressamente alla società quel terzino esile con i capelli lunghi. In cambio di 10 miliardi di lire, passa alla Juventus nello stesso anno che all’ombra della Mole arrivò un certo Alessandro Del Piero. In molti videro in lui il “nuovo Cabrini” e, le aspettative, furono confermate dalla realtà e dalle prove sul campo, divenendo immediatamente titolare fisso. Fu nella primavera del 1994 che Andrea iniziò ad accusare una strana stanchezza, inspiegabile ai più. Leucemia linfoide acuta: questo il responso medico che gettò il ragazzo nel dramma e, con lui, l’intera Italia calcistica. A poco servirono mesi di tentativi, esperimenti e trapianti. E quando il tutto sembrava presagire un lento ma fiducioso miglioramento, il 25 aprile del 1995, una polmonite sopraggiunta in un momento di abbassamento delle difese immunitarie, lo strappò alla vita e a quel gioco, il calcio, a cui sperava di dedicare tutta la sua giovinezza.