La sua avventura in bianconero deve ancor cominciare, ma Maurizio Sarri dimostra subito di avere le idee chiare. “Le prime sensazioni sono chiare: ho la consapevolezza di essere arrivato in un club importantissimo. Ho la fortuna di arrivare qui dal Chelsea, che è un altro club che negli ultimi anni è diventato molto importante ma la storia è totalmente diversa. Qui c’è una storia centennale; mentre al Chelsea la storia è solamente ventennale. A parte questo le sensazioni le danno le persone. Qui ho visto un gruppo coeso. La società è snella e fatta di persone molto coerenti e compatte fra loro – ha spiegato l’ex tecnico del Napoli in una intervista sui canali social della Juventus -. La scelta di andare all’estero fatta lo scorso anno era molto ponderata. In Premier c’è grande visibilità: è il campionato più importante e più ricco del mondo. C’è un grande livello tecnico e ci sono strutture importanti. Poi c’è un’atmosfera pazzesca. Noi, come serie A, siamo costretti un po’ a rincorrere in questo momento, sperando di tornare quello che eravamo venti anni fa”.
E poi la decisione di rientrare in Italia. “Dopo una stagione all’estero, era il momento di tornare a casa. La Juventus è stata la società che mi ha cercato con più convinzione e con più compattezza, da parte di tutta la dirigenza. Tutto ciò mi ha colpito e mi fatto decidere di andare nella società che fino a poco a prima era la nemica storica contro la quale avevo combattuto, anche in maniera forte. Non puoi di certo pensare di sconfiggere la Juve se non tiri fuori il 120 per cento. Tutte le esperienze maturate negli ultimi anni mi aiuteranno sicuramente: bisogna arrivare sempre a trasmettere la propria filosofia di calcio ma più sali nella gerarchia dei valori e più devi rispettare i vari giocatori e le loro caratteristiche. Ogni squadra è come un figlio: una squadra non sarà mai uguale a un’altra che hai allenato prima”.
E quest’anno io beneficio di avere in squadra il più forte giocarore al mondo. “Cristiano Ronaldo? E’ più facile per un grande giocatore far diventare bravo un allenatore che non il contrario. Nel corso degli anni capisci che puoi incidere come allenatore fino a certo punto e che poi la differenza, per andare oltre, la fanno la qualità dei calciatori. Obiettivi? Le vittorie sono solo frutto del lavoro. Qui c’è un’eredità difficile. Nei prossimi cinque anni sarà difficile ripetere ciò che è stato fatto nelle ultime cinque stagioni. Bisogna dimenticarsi di tutte queste responsabilità e cercare di divertirsi e di far divertire, possibilmente coniugando vittorie e risultati positivi e cercando di far proseguire alla Juve la striscia di vittorie degli ultimi anni. In Europa siamo nelle prime dieci società di top livello. Quando ti alzi la mattina l’obiettivo è sempre uno: vincere. L’Allianz Stadium? Questo stadio è di concezione inglese, quindi mi piace molto”.