Francesco Cortellessa *
Avrei voluto poter condividere la gioia per l’importante vittoria della nostra Lazio nella trasferta di Bologna, parlare del ritorno ai suoi livelli di una pedina fondamentale come Luis Alberto, del primo gol biancoceleste di Luiz Felipe, dello storico derby in famiglia degli Inzaghi, della vittoria di Simone sul fratello Pippo, della fuga solitaria al quarto posto. Purtroppo però, c’è poco da dire. Perché la giornata di ieri, che avrebbe dovuto essere il primo passo verso una nuova era calcistica per il nostro paese, è stata l’ennesima sconfitta, l’ennesimo tonfo clamoroso di un sistema arrivato ormai a toccare il fondo. Gli eventi del prima, durante e dopo Inter-Napoli sono e saranno una pagina nera della storia del calcio italiano, tra cori razzisti e incidenti fuori dallo stadio che hanno causato anche un morto. Non è più accettabile che accadano cose del genere, non nel 2018, in un’era nuova dello sport, nell’era della condivisione di ogni aspetto del gioco. Perché gli ululati a Koulibaly hanno già fatto il giro del mondo, così come le immagini dei tafferugli tra ultras, dando per l’ennesima volta al calcio italiano risalto solo per fatti negativi. Sarebbe stato bello per tutti oggi poter raccontare con gioia ed entusiasmo la giornata di ieri, raccontare del primo (meraviglioso) gol di Zaniolo con la Roma, del già citato scontro tra i fratelli Inzaghi, della prodezza di un inarrestabile Quagliarella e tante altre cose viste in campo. Dovrebbero essere questi i ricordi in una giornata di festa e di sport, non di certo il tristissimo spettacolo a cui abbiamo assistito la sera. È calcio, è lo sport più bello del mondo, è il gioco a cui giochiamo tutti che sia per strada, su un campo, sull’asfalto, in un parcheggio, in spiaggia, addirittura dentro casa. Il calcio ci circonda, ci tocca tutti, ci dà molto e noi in cambio abbiamo il dovere di restituire. Il calcio è in mano tifosi, è vero. Ma lo dovrebbe essere in maniera positiva e non il contrario. Oggi dovremmo fermarci tutti, a pensare un secondo a quello che è successo, e decidere se sia il caso di andare avanti. Da tifoso laziale, tifoso di calcio, amante di questo affascinante sport, mi sento in dovere di difendere la mia passione, di difendere ciò a cui tengo, a cui sono affezionato da quando ero bambino e vedevo in tv le gesta di quelli che sembravano veri e propri eroi piuttosto che giocatori. Trovo intollerabile che qualcuno possa trasformare qualcosa che unisce così tante persone di diversa età, etnia o sesso insieme per 90 minuti, come un unico grande cuore gigante che pulsa e sostiene gli 11 calciatori in campo che vestono la maglia della propria squadra, in una scusa per poter sfogare frustrazioni e veleni personali contro l’avversario. Il rispetto dell’avversario è alla base dello sport. Ora tocca a noi tifosi ricordarlo e ricordarcelo. È compito nostro proteggere il calcio, proteggere la nostra passione. Che sia la Lazio, la Roma, l’Inter, il Milan, la Juventus o il Napoli la nostra squadra. Che il nostro idolo sia Cristiano Ronaldo, Immobile, Icardi, Higuain, Dzeko o Koulibaly. Il calcio è nostro, non è di chi odia. Forza Lazio e lunga vita al calcio!
* tifoso Lazio