Montella e i giorni del Condor

di VITTORIO DI PIETRO

Sulla crisi del Milan si sta parlando molto: gol subiti, primi tempi spesso regalati agli avversari, cinismo di inizio campionato smarrito e difficoltà a trovare alternative a Suso e Bonaventura. Tutte considerazioni corrette e veritiere, ma che non arrivano all’origine del problema. I tanti impegni ravvicinati hanno mostrato i limiti di una rosa costruita per un solo impegno a settimana. Il ragionevole calo fisico di alcuni unito all’indisponibilità di altri hanno costretto Montella a cambiare il proprio piano tattico, perdendo così quelli che erano gli equilibri trovati ad inizio stagione. Senza De Sciglio è stato impossibile organizzare la collaudata difesa a 3 in fase di possesso, con Abate più alto sulla linea dei centrocampisti a liberare il sinistro di Suso. Con il terzino più basso, il fantasista spagnolo si è ritrovato ancora più ingabbiato, con addirittura un triplicamento della marcatura in certi frangenti di gara. Sull’altra corsia, il crollo fisico e mentale di Niang ha costretto l’avanzamento di Bonaventura impoverendo ancor più il centrocampo, di per sé già poco tecnico. In questa maniera, il gioco del Milan è diventato monotematico, dipendente esclusivamente dalle invenzioni dei due esterni e quindi facilmente bloccabile. Le prime contromosse di Montella sono state l’abbassamento del centrocampista centrale (Locatelli, Bertolacci o Sosa) per lasciare campo ai terzini; spostamento pagato a gran prezzo per esempio in casa contro il Napoli. Al contempo ha provato anche ad alzare una delle mezzali (Pasalic o Bertolacci nella partita contro la Roma) subito dietro Bacca, copiando proprio l’idea del collega Spalletti con Nainggolan. I risultati sono stati contrastanti. Il baricentro della squadra risulta più alto, l’interdizione è più efficace, così come il recupero della palla immediato, ma l’intesa con la prima punta non è la stessa della Roma, anzi. Per stessa ammissione di Montella la sua idea di calcio non sfrutta a pieno le caratteristiche della punta rossonera e viceversa (appena 2 gol su azione nelle ultime 17 gare). Se a questi problemi ci si aggiunge l’assenza del cinismo di inizio stagione , si comprende meglio il perché dell’involuzione del Milan.

Cosa aspettarci, quindi, nelle prossime gare? Difficile ipotizzare un campo di modulo, la squadra è ben collaudata con un centrocampo a 3 e 2 esterni offensivi: in tal senso sono arrivate conferme anche dal mercato invernale (ben 2 ali al momento). L’infortunio di De Sciglio e il rientro di Antonelli pongono definitivamente fine alla difesa a 3 in possesso, probabilmente con un utilizzo più equilibrato della spinta dei terzini. Gli acquisti di Deulofeu e Ocampos sono stati effettuati in prospettiva di un ritorno di Bonaventura a centrocampo, ma l’infortunio di quest’ultimo complica parecchio i piani di Montella. Vedremo se i “giorni del Condor” regaleranno un nuovo centrocampista di qualità all’allenatore. In attacco non è da escludere anche l’utilizzo dal primo minuto di Lapadula, più coinvolto nella manovra rispetto a Bacca e , nel caso si adattassero bene al nuovo ambiente, un tridente leggero con i due nuovi acquisti e Suso, in stile Napoli.

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