Salvatore Savino *
Siamo alle solite: Napoli e i napoletani non si smentiscono mai. È vero che siamo una città che, per motivi orografici, si è dovuta espandere in altezza, urbanizzando man mano le colline che facevano inizialmente da cornice alla Polis dei decumani, ma questo non deve significare che tutta la nostra vita deve essere un continuo, infinito saliscendi. Abbiamo le tre funicolari (quando funzionano), la metrò collinare (anch’essa quando c’è), e persino i palazzi “a spuntatora”, per provare a salire verso l’alto, ma anche per scendere verso il basso. Ora mi domando: è necessario fare questo anche per il calcio? Fino alle 20 e 55 di martedì 18 aprile 2023, il Napoli era una corazzata invincibile, che giocava il miglior calcio d’Europa, titolare di primati in tutte le classifiche di rendimento del continente, con un allenatore competente ed illuminato, un centravanti da 150 milioni di euro, una società che aveva scoperto e portato in squadra campioni del livello di Kim e Kvara, una squadra che distruggeva il campionato, con 14 punti sulla seconda, e che nonostante i torti macroscopici inflitti da un arbitraggio mediocre, doveva quasi con facilità sbarazzarsi del Milan ed approdare in semifinale di Champions League.
Purtroppo il tempo è tiranno, non fa sconti, e così, alle 21, comincia la partita. Nel nostro appuntamento settimanale, sapete che non indugio sui dati numerici, ma stavolta qualche delucidazione è forse necessaria. Lo specchio della gara è: possesso palla Napoli 73,5%, Milan 26,5% , tiri Napoli 23, Milan 6, angoli Napoli 16, Milan 1. Il risultato finale però, parla di un pareggio e della conseguente eliminazione degli azzurri. Vero, ma negare evidenze così palpabili mi appare quantomeno forzato. Il Milan è venuto a Napoli a giocare nell’unico modo che conosce: tutto chiuso e palla in contropiede per Leao o Diaz. L’errore compiuto dalla squadra azzurra, purtroppo replicato In entrambe le gare, è stato proprio concedere lo spazio, non riuscendo nemmeno a commettere il fallo tattico, né con Rui – Lobo al Meazza, né con Di Lorenzo – Rrahmani al Maradona. Oggi però, non voglio andare oltre su questo aspetto. Il centro del mio discorso era il saliscendi, l’altalena dei sentimenti, di cui i napoletani sono campioni del mondo. Al fischio finale della gara infatti, i commenti che ho ascoltato mi hanno fatto tremare le vene ai polsi. Possibile che in secoli di storia Il popolo napoletano non abbia ancora imparato a gestire le emozioni? Amici miei non è cambiato nulla: siamo sempre primi in campionato, con un vantaggio abissale (anche se stanno cercando in tutti i modi di farvi credere il contrario), siamo usciti ai quarti di Champions, che giocavamo per la prima volta nella nostra storia, eppure sembra di essere reduci da una disfatta epocale. La mia non vuole essere una difesa incondizionata, o un non ammettere che ci siano dei problemi, ma solo una esortazione a non lasciarci condizionare dagli eventi, e, ancor peggio, dai media. Gli arbitraggi della Champions aprirebbero la mente a tanti retropensieri, e così tante telecronache palesemente faziose, tanti commentatori che, pur di esaltare le grandi potenze del Nord, arrivano a negare l’evidenza, potrebbero portare in noi tifosi napoletani sdegno, senso di rivalsa, e invece?
Cadiamo ogni volta nel tranello: ci lasciamo abbindolare ed irretire, addirittura andiamo contro noi stessi, tirando fuori un senso di autolesionismo mai visto altrove. Vogliono farvi credere che lo scudetto sia a rischio, che il nostro grande Napoli sia diventato improvvisamente un gruppo di brocchi guidato da un incompetente. Rassegnatevi: ora l’unica nota di rilievo che riguarderà il calcio italiano, non sarà una squadra che lo ha dominato in lungo e in largo, ma solo il derby milanese in semifinale. Il nostro Napoli, a detta di qualcuno, vincerà un campionato dal livello mediocre, ma lo stesso qualcuno però, canterà inni di lode per tre italiane ai quarti. Ma allora, il livello del campionato italiano qual è? Io dico che sono 33 anni che non vinciamo uno scudetto, ed abbiamo tutto il sacrosanto diritto di godercelo, di festeggiare, di addobbare la città di azzurro. Non lasciatevelo intossicare per favore, né da arbitri mediocri e Var miopi, né da commentatori che talvolta parlano bene del Napoli, magari solo quando vengono a pontificare qui, e a pagamento, né da procedimenti, penalizzazioni che vanno e vengono: lasciamoli a loro. Noi dobbiamo cantare, abbracciarci, magari dedicare i nostri pensieri a chi non c’è più e avrebbe voluto vederlo, il nostro Napoli, vincere un altro scudetto. Come cantava il maestro Merola: ” Facitece canta’ , lo scudetto finalmente è realtà…”. Forza Napoli sempre
*Scrittore, tifoso Napoli