Sinfonia d’autunno

Salvatore Savino*

Il titolo è quello di un capolavoro di Ingemar Bergman del 1978, ma può essere usato serenamente per indicare l’andamento del campionato del Napoli. Sono passate cinque giornate dall’inizio, e la squadra azzurra è a punteggio pieno, dopo aver affrontato le due trasferte di Genova, Udine , e, in casa, il modesto Venezia ma anche la Juventus. Altro dato eclatante e’ quello dei gol subiti, solo due, di cui uno “regalato” da uno svarione di Manolas, a fronte di un bottino di ben quattordici reti segnate, con dieci calciatori diversi, a conferma di un’organizzazione di gioco che porta praticamente tutti ad avere l’occasione di fare goal. Queste cinque giornate hanno reso palese il salto di qualità dovuto al cambio di guida tecnica: Spalletti ha plasmato una squadra in grado di esprimere un gioco brillante, divertente, ma anche pragmatico, attento alla fase difensiva, con una cura dei particolari che, pur non sfociando nella maniacalità di qualche tecnico degli anni scorsi, rende apparentemente facili giocate in realtà ben più complicate. La trasferta sul campo della Samp, ha avuto un aspetto in comune con la precedente gara di Udine, e cioè una fase iniziale nella quale l’avversario ha provato a dominare il gioco, a pressare il Napoli nella propria metà campo, impedendo agli azzurri quel veloce , talvolta ipnotico, giro palla, con il quale la compagine di Spalletti porta in genere l’avversario al tappeto. 

In entrambi i casi, Il Napoli ha resistito con apparente serenità a questa pressione, ha ripreso il pallino del gioco, e da quel momento per gli avversari è stata notte fonda. Quando una squadra gira in questo modo, con una sicurezza che può apparire talvolta persino arrogante, un tecnico che deve affrontarla, cerca tutte le opportunità per creare ostacolo, ed è proprio qui che si evidenzia la mano di Spalletti. Quando si è reso conto che la Sampdoria stava occupando il centrocampo, con abile mossa ha mescolato le carte in tavola, annichilendo l’avversario fino al suo totale annullamento. La forza di questa squadra è anche in uno spogliatoio unito, compatto come pochi, dove tutti si sentono protagonisti, dove chi entra nella rosa dei convocati, prima di ogni partita, sa che potrà entrare e dare il suo contributo fondamentale. Proprio su questo argomento, occorre ricordare che a questo organico mancano ancora Mertens, Demme , Lobotka, Ghoulam, quattro giocatori importanti, quattro giocatori che forse sarebbero titolari in quasi tutte le compagini del campionato. Quando li si avrà a disposizione, ed i tempi sembrano ormai prossimi, mister Spalletti avrà modo di ruotare ancor meglio la squadra in vista dei tanti impegni che la attendono.(Non dimentichiamo che tra le cinque vittorie in campionato il Napoli ha anche ottenuto un ottimo punto, che risulta addirittura stretto dopo l’incontro, sul campo del Leicester, sulla carta l’avversaria più ostica del girone di Europa League).

Tra i meriti del tecnico, a mio modo di vedere, va anche annoverato quello di aver migliorato, ed ancora ci sono margini ampi di crescita, il rendimento di alcuni giocatori fino a pochi mesi fa nell’occhio del ciclone, bersaglio della critica più dura, talvolta persino becera. Mi fa piacere ad esempio citare Mario Rui, da un paio di partite tra i migliori in campo, o Fabian Ruiz, criticato da qualcuno (ah! Quante volte tacere sarebbe un toccasana) , tacciato di essere macchinoso, lento, di non poter avere in mano le chiavi della regia, e sono due partite che svolge in qualche modo il ruolo del play in maniera impeccabile, aiutato peraltro dalla vicinanza di uno straripante Anguissa. E ancora, il continuo percorso di crescita di Osimhen, anch’ egli esposto agli strali di qualche tifoso forse troppo nostalgico, e da questi messo a confronto con i mostri sacri che hanno ricoperto il ruolo di centravanti del Napoli negli ultimi anni. Victor sta rispondendo da par suo, con una media gol impressionante, con una dedizione alla squadra ammirevole, con l’umiltà di trattenersi con il tecnico a fine seduta di allenamento per migliorarsi. 

Un ultimo argomento che voglio toccare è quello dei tifosi. Come al solito, adesso che i risultati stanno arrivando, i supercriticoni depongono l’ascia di guerra e inneggiano alla squadra. Facciamo in modo che non accada, come già successo in passato, che il troppo entusiasmo sfoci, ai primi eventuali intoppi, in una serie di “io lo avevo detto ” e simili.

Il popolo napoletano deve compattarsi, deve fare fronte comune, unico, vicino alla squadra, con un tifo assordante, con un amore che non si può scalfire dall’esterno. Non cadiamo nel tranello, non ci facciamo vincere dalla tentazione di voler trovare problemi, stiamo vicini al tecnico e ai calciatori, con l’amore che solo il popolo napoletano sa dare.

Verranno i tempi dei discorsi, delle critiche, ma ora deve essere solo il tempo del tifo vero, carnale, quello di chi ha pianto di gioia sugli spalti. Stiamo uniti, amici azzurri, e facciamo in modo che il nostro sogno possa diventare realtà. E’ presto, lo so, ma noi napoletani quelle poche gioie ce le dobbiamo anche saper “trezziare”, che nei vecchi dizionari poteva tradursi come un ” godersi qualcosa scoprendo poco alla volta le carte ricevute per godersi l’emozione del punto vincente “.

E allora, amici miei, 

” trezziamoci” questo campionato, una partita alla volta, sommiamo i punti senza nemmeno contarli, e facciamo in modo che tra qualche tempo, quando la sinfonia d’autunno di oggi sarà diventata una rigogliosa primavera di rinascita, possiamo di nuovo riempire le strade di bandiere tinte d’ azzurro…

*Scrittore, tifoso del Napoli