Campionato chiuso per Coronavirus: non c’è altra scelta

Massimo Ciccognani

Tu chiamale se vuoi, follie. Tutte italiane. Si ferma una intera regione, si fermano undici province nella zona rossa. La verità è che a tutti i costi si vuole mandare avanti il circo del pallone dopo che il virus ha contagiato e continua a contagiare in maniera esponenziale. Nessuno è immune. La Figc ha aperto alla chiusura del campionato, la Lega guarda avanti. I calciatori hanno paura, ma si va avanti, si gioca, forti di quel decreto che spiega che a porte chiuse si può giocare. Ma il problema rimane, perché l’incubo di un contagiato, anche in presenza delle porte chiuse, rimane, eccome. Non lo vogliamo ammettere, ma il calcio italiano è chiuso per coronavirus. Oggi, domani, ma sarà chiuso, perché la situazione è diventata insostenibile. Il rischio è quello di avere un campionato mutilato, incerto nel suo svolgimento. Bisogna fermarsi fino che siamo in tempo. Si va avanti fino a nuovo ordine, perché dalle parole del presidente Gravina, basta un solo infettato, per fermare tutto. La realtà è che gli infetti sono le nostre menti, che eludono il problema, sperando nell’alba del giorno dopo. La normalità è lontana, non solo il campionato di calcio, ma anche l’Europeo spono a rischio anche se dalla Uefa non ci sono segnali per pensare diversamente. Perché se il calcio non è stato fermato oggi, sarà fermato nei prossimi giorni. Non c’è altra soluzione, in attesa del ritorno, si spera presto, alla normalità. Che potrebbe essere aprile o addirittura giugno quando dovrebbe partire Euro 2020 o addirittura riprenderemo dalla prossima stagione. Ritorno alla normalità, ma in totale sicurezza. Per tutti. Stay tuned.

 

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