Massimo Ciccognani
Una separazione annunciata, con la maledetta notte di Oslo che è stata fatale a Luciano Spalletti. L’incontro con Gravina e la scelta personale di presentarsi in sala stampa a Coverciano da solo, senza il presidente accanto, ad annunciare il suo esonero e l’addio alla Nazionale. Non aveva alcuna intenzione di andarsene. Ha sempre interpretato questo ruolo come servitore della Patria, perché per lui, Luciano, l’azzurro ha un valore inestimabile, e ha deciso, cosa non scritta, di andare alla risoluzione del contratto, lasciano da perfetto gentleman, rinunciando ai soldi che valgono nulla davanti alla maglia azzurra. Gli ha fatto male non essere stato all’altezza del compito che gli era stato assegnato, dispiaciuto da se stesso. Stasera siederà per l’ultima volta, la 24esima, su quella panchina, e vedremo l’effetto che fa. A rivedere le immagini di ieri a Coverciano, l’emozione si farà strada.
Ti si è voluto e ti si vuole bene, perché caro Luciano sai essere diverso da tanti altri. Lo hai dimostrato a Coverciano quando ti sei presentato in sala stampa da sfiduciato, ma hai chiesto di parlare della partita, perché è quello il tuo campo. E quando hai cominciato a snocciolare i nomi di chi ti è stato vicino in questo periodo azzurro, non ce l’hai fatta. Il groppo in gola, una ferita difficile da rimarginare. Ma ti si vuole tanto bene Luciano. Calcisticamente, e lo hai ammesso, avrai pure sbagliato qualcosa, ma in quella che è stata la tua casa (Coverciano, ndr), hai dimostrato ancora una volta la tua grande professionalità e umanità. Hai chiuso gli occhi che si stavano gonfiando, hai rinunciato a 13 mesi di contratto che non sono pochi, dimostrando che ai soldi preferisci ben altro. Sai per primo, e lo hai detto senza nasconderti, di aver sbagliato alcune scelte, senza dimenticare che nel momento del bisogno, tanti calciatori ti hanno voltato le spalle. Un esonero annunciato, perché anche il gruppo squadra, alla fine non si è opposto al cambio di guida tecnica durante il colloquio con Gravina.
Hai dato tanto, sei stato persino generoso con loro, ma senza ricevere in cambio lo stresso affetto. Ma non è stata solo colpa tua, ma dell’intero sistema calcio che non funziona. Qui non nascono campioni, che rimangono stritolati sull’altare di un sistema che non funziona. Yamal. Cubarsì, Nico Williams, noi non abbiamo il coraggio di andarli a trovare. Magari ce ne sono, ma preferiamo imbottire i nostri club di stranieri, pochi buoni, che neppure ti aiutano a crescere. Hai provato a cambiare, convinto della bontà del tuo progetto, ma non sempre il tempo dell’estate dura abbastanza per fare ciò che si vuole. Abbiamo parlato spesso della tua idea di calcio, ma non te ne hanno dato il tempo, e in molti si sono fatti fuori. In Norvegia hai capito che era finita perché al netto delle qualità dei norvegesi, era l’Italia che non c’era. La maglia azzurra si ama, è un punto di arrivo. Tu l’avevi capito, in tanti no. Te ne vai da signore, come lo sei sempre stato, rinunciando a tanto, perché la felicità era il prato, la maglia azzurra, non certo i soldi. Te ne vai da signore, cosa che altri non hanno fatto, ma come disse Totò…Signori si nasce. Per questo ti si vorrà sempre bene. Grazie di tutto Luciano.