Salvatore Savino *
Avevo chiesto a Conte e ai suoi ragazzi di rispondere ai miei dubbi nell’unico modo che conoscevo, sul campo. La partita con l’Empoli ha chiarito alcune cose che erano rimaste in sospeso: il Napoli ci crede, e non ha alcuna intenzione di fermarsi, e questa è esattamente la risposta che ci aspettavamo. L’ Empoli ha provato per i primi 20 minuti a predisporre una pressione molto alta ed intensa, e del resto il divario tecnico in campo era tale che soltanto così i toscani potevano sperare di strappare qualcosa di buono da questa trasferta in terra di Partenope. Quando però Romelu Lukaku ha controllato palla e ha fornito a Scott McTominay la strada verso la gloria, che lo scozzese ha percorso senza indugio, la gara è in pratica finita. Qualcuno obietterà che si trattava dell’Empoli, di una squadra piccola ed in lotta per la retrocessione, ma a questa affermazione replico suggerendo di andare a vedere i risultati dei recenti precedenti con l’Empoli, a partire da quella che è costata la panchina a Garcia. In campo si sono comportati tutti bene gli azzurri, ma alcuni di loro hanno segnato la propria firma sulla gara: Scott McTominay una forza della natura: onnipresente, due gol, un palo, pronto a proporsi in fase offensiva quanto disponibile a fare da frangiflutti, da argine alle scorribande avversarie. Romelu Lukaku, tecnica e potenza unite in questo gigante d’ ebano dal sorriso dolce, capace di tener palla stretto tra due difensori e, come detto, spedire il nostro Braveheart Scott a sbloccare il risultato per poi, dopo aver firmato il raddoppio fulminando il portiere sul primo palo, tornare al tocco leggero, di alta scuola, con cui donare il cioccolatino della doppietta a McTominay. ( doppia cifra di gol,gli stessi di Lautaro Martinez, e di assist, il bottino finora di Big Rom) e c’è ancora chi lo critica in questa città. Una menzione speciale vorrei dedicarla a Juan Jesus, che ancora una volta ha risposto presente all’appello di Antonio Conte, giocando una partita senza sbavature, fino a doversi fermare per un infortunio. Un esempio per tutti di professionismo ed attaccamento alla maglia il nostro JJ. La prossima finale degli azzurri sarà a Monza, e che nessuno pensi ad una passeggiata in Brianza vista la classifica dei ragazzi di Nesta. È stata un’annata orribile per il Monza, ma non va sottovalutata, come bisogna fare in ogni partita se si vuol puntare ai grandi successi. Ci saranno da organizzare le presenze, rientreranno gli squalificati Di Lorenzo ed Anguissa, i problemi potrebbero venire dalla linea difensiva, per le probabili assenze di Buongiorno e Juan Jesus, e chissà che non possa essere la giornata del riscatto di Rafa Marin. C’è poco da discutere però: si può solo vincere, senza pensare a cosa accadrà tra Inter e Bologna. Il Napoli non ha nulla da temere, perché non ha obblighi. Noi non siamo stati costruiti per vincere lo scudetto al primo anno di Conte, è la squadra di Inzaghi che deve sentire addosso il peso delle attese, in campionato in Champions e persino in Coppa Italia, noi no. Noi possiamo giocare con la leggerezza d’animo di chi ha raggiunto l’obiettivo prefissato ad inizio stagione e che ora sta provando a coltivare un sogno. Ora proviamo a ricordare insieme qualche aprile pieno d’azzurro: era il 26 aprile del 1987, quando su un cross di Giordano, Andrea Carnevale saliva in alto schiacciando di testa nell’angolino. Qualche minuto dopo, Diego ricordò al mondo perché è stato e sarà il più grande di ogni tempo: ancora il grande Bruno Giordano pennella in area: Diego controlla senza far cadere il pallone, e con un tocco lieve come una carezza depone la palla nel sacco. Il gol di Virdis servirà a poco, ed è inutile ricordare come è finito quel campionato.
Per ricordare a qualcuno che pur professandosi tifoso del Napoli non lesina critiche continue, si lamenta della società pretendendo chissà quali acquisti miliardari, ho piacere anche di rammentare a questi amici da dove veniamo, perché è vero che grazie a Diego abbiamo conosciuto le stelle, ma a causa di qualcun altro siamo dovuti venire fuori dal baratro. É il 15 aprile del 2006, ed il Napoli, battendo il Perugia per 2-0 con reti di Calaiò e Capparella, lascia la serie C e torna in serie B. Per far ricordare ai criticatori seriali da dove siamo dovuti risorgere, verbo usato con rispetto nella settimana Pasquale, mi fa piacere ringraziare quei calciatori che, nel loro piccolo, mi hanno regalato emozioni ed un sogno, perché è meglio dirlo: tutti i sogni hanno dignità, anche tornare dalla C alla B: Iezzo, Grava, Maldonado, Giubilato, Cupi, Trotta, Montervino, Bogliacino, Capparella, Pia’, Calaiò. E a questi aggiungerei Romito, Fontana, Sosa, Gianello, Lacrimini, Montesanto, Amodio. Riflettete quando criticate ogni cosa come fossimo il Real Madrid.
Un augurio di cuore di una Santa Pasqua a tutti, che sia davvero l’occasione per l’umanità di risorgere dal buio in cui siamo precipitati: vedere bambini morire sotto le bombe non è più accettabile.Ora basta! Sarebbe meraviglioso festeggiare il quarto scudetto mentre in Ucraina, a Gaza, ed in tutto il mondo, gli unici botti a farsi sentire fossero i fuochi d’artificio a Castel dell’Ovo. Buona Pasqua a tutti e Forza Napoli Sempre
*Scrittore, tifoso Napoli