Gattuso si presenta al Valencia: “Questo club importante quanto Milan e Napoli”

Si è presentato ufficialmente al Valencia il neo allenatore Rino Gattuso che in conferenza stampa ha risposto alle domande dei giornalisti nella sala stampa del Mestalla. “Per me oggi è la prima volta che vedo Valencia e il Mestalla. E’ un orgoglio e un onore allenatore questa squadra ed essere in questo club. Grazie al presidente Peter Lim, alla dirigenza che mi ha dato questa possibilità. Spero che lavoreremo bene. Abbiamo un compito difficile, ma io e il mio staff non abbiamo paura. Per me la squadra non è 24-25 giocatori, ma 55-60 persone che lavorano insieme a noi, tutti insieme. Abbiamo rispetto per tutti, questa è la mia mentalità, ma paura di nessuno. Per me oggi è meglio parlare in italiano perché so che ci saranno molte domande difficile e devo rispondere correttamente. Chiedo perdono per questo, ma è meglio parlare in italiano per il momento”.

Un lavoro che dovrà cominciare dalla difesa dove il Valencia subisce troppi gol. “Dipende. Se io faccio 80-85 gol e ne subisco 50, ho differenza reti di +35. Se invece ne faccio 50 e ne subisco 50 siamo 0-0. A me piace un calcio in cui si comanda il gioco, palleggiare dal basso. Se subisco tanti gol devo farne almeno il 30-35% in più”.

Il Valencia arriva dopo Milan e Napoli. “Al Napoli e al Milan è stato facile, bisogna tornare più indietro, quando allenavo Sion o Creta. Lì si che le situazioni erano difficili, ma qui no. Sono stato nella Ciutat Esportiva e ho visto che sono in un gran club, dove si può vivere bene. Bisogna cominciare dal senso di appartenenza. Suona bene: Napoli, Milan e il Valencia è collocato nella stessa fascia. E’ una società di un fascino e una storia incredibili, anche se ora è in difficoltà. Dobbiamo pedalare, ma ne vale la pena”.

Su chi si ispira, Gattuso non scontenta nessuno. “Non si può fare copia-incolla da un allenatore all’altro. Ogni allenatore ha un suo modo di vivere la partita, di parlare, uno stile suo. Tutti gli allenatori che ho avuto sicuramente mi hanno lasciato qualcosa. Si può vincere con tutti gli stili. Ancelotti, ad esempio, è un allenatore che non è duro e ha vinto. Lippi invece è duro e ha vinto lo stesso. Giusto per fare due esempi. Io quando alleno la squadra mi diverto. Mi piace molto parlare coi calciatori, ma a una condizione: quando si entra nel terreno di gioco si fa sempre con grande professionalità. Posso accettare degli errori, ma deve esserci serietà nel lavoro. Mi piace avere una squadra che scherza, che sta bene insieme. Ma bastano 2-3 giocatori per rovinare un allenamento e per l’allenamento è sacro, il sacrificio è chiaro”.

Sul suo Valencia, invece, idee chiare. “Sicuramente giocheremo con una linea di difesa a quattro. Poi possiamo parlare di due centrocampisti o di tre centrocampisti, quindi 4-3-3 o 4-2-3-1. Ma l’importante è il gioco, è tenere la palla. Con molta professionalità proveremo a giocare il calcio che mi piace, quello che sto portando avanti e su cui sto lavorando da quattro anni”.

Sulle richieste del presidente Lim. “Il 29 maggio sono partito da Milano Malpensa per andare a Singapore con Anil Murthy. Poi il giorno dopo è uscita la notizia che si era dimesso. Non sono partito con Jorge Mendes, sono partito da solo. Jorge arrivò il giorno ancora seguente. Sono stato due giorni a parlare con il presidente Lim. Di tutto: del problema di Soler, di Guedes, di Gaya, delle soluzioni da trovare se questi calciatori andranno via. E ho trovato un presidente che già sapeva di questi problemi. Il mio punto di riferimento in questo momento sono due persone: il presidente Lim e il nostro direttore sportivo Corona. Poi è normale che sappiamo di dover fare tante cose. Ho trovato un presidente molto partecipe, che sapeva di cosa parlava, e penso che il tempo ci dirà quello che possiamo fare”.

A proposito di calciatori, da decidere il futuro di Guedes, Gayà e Soler. “Spero resteranno, ne parlerò con loro. Quando dico che credo nei dati è così. Oggi parliamo di una squadra che l’anno scorso ha segnato 48 gol e ne ha subiti 53. Quando il 50% dei gol lo fanno Guedes e Soler capisci l’importanza del giocatore. Io non penso all’importanza dei capitani, ma all’importanza tecnico-tattica. Se li perderemo, perderemo tanto. Per questo voglio parlare con loro. Vedremo che margini ci saranno, non siamo sicuri che andranno via. Ma conosco bene la loro importanza. Se andranno via dovremo prendere calciatori con la stessa voglia e lo stesso spirito”.