Salvatore Savino *
Questo campionato di calcio sta trovando la sua mesta conclusione, e verrebbe da dire meno male, non se ne può più. Credo che neanche il più oscuro dei pessimisti avrebbe potuto vaticinare una stagione così orribile per la squadra azzurra, peraltro reduce da un trionfo e con lo scudetto cucito sul petto. Inutile ricominciare con la cantilena lagnosa del riavvolgere il nastro ed elencare gli errori commessi sin dal momento del fischio finale della partita di Udine, che ci consegnò Il Tricolore. Credo sia giunto il momento di guardare al futuro. Certo, facendo in modo che gli sbagli del passato non solo non vengano ripetuti, ma servano da monito per la preparazione del nuovo corso. Come più volte scritto, non partecipo alla lotteria dei nomi: non è una mia competenza, né una mia passione. Comprendo chi lo fa o perché ne è un esperto, o perché in qualche modo, visto che di calcio ha giocato non ci sono argomenti, bisogna riempire pagine o ore di palinsesto. Per adesso, anche se non c’è stato l’annuncio ufficiale, il Napoli pare aver scelto il nuovo direttore sportivo, nella persona di Giovanni Manna. La qualità di un direttore sportivo non si misura né dalla simpatia, né da quante interviste rilascerà, o dai proclami, ma si valuta dal lavoro e dai risultati, e di certo, la prima giornata a Castel Volturno, con relativa full immersion nella realtà azzurra, mi è sembrata decisamente votata all’impegno. Insieme al duo gestio- decisionale della società, formato da ADL e da Chiavelli, avrà certamente tracciato le linee guida da seguire per raggiungere gli obiettivi, e su questo possiamo discutere. Dopo due anni vissuti da Napoleone manzoniano, passando dal trionfo alla polvere, ricordando magari i momenti recenti della gloria, o di quando prese il Napoli dal fallimento, e sognava di portarlo al titolo, e in quel momento, nel 2004, il solo parlare di un Napoli di nuovo campione d’Italia sembrava pure fantascienza, il presidente lavora per quel sogno, e “…tiene un premio che era follia sperar…”. Dopo però che il sogno è stato realizzato, questa stagione ha di nuovo gettato i tifosi nello sconforto. È naturale che dopo un trionfo, soprattutto per chi non ci è abituato, ci si possa ritrovare in difficoltà, ma, e lo ripeto, non era prevedibile il tonfo che abbiamo visto. Stavamo parlando di obiettivi per la prossima stagione: andiamo a cercare di comprenderli, o meglio, di indovinarli o proporli, visto che non c’è stata ancora la conferenza di inizio stagione, nella quale almeno sommariamente, si illustrano i programmi della società. Cosa vorrà fare il Napoli adesso? Facciamo delle ipotesi: si guarderà ad un programma di medio lunga scadenza, diciamo triennale, che preveda quindi un tecnico capace di costruire gioco, di creare calciatori, di sviluppare le qualità dei giovani, quindi in linea di massima meno esigente sui nomi di mercato? Scelta rispettabile e condivisibile, che porta ad alcuni tipi di allenatori, da Gasperini a Italiano a De Zerbi. Il loro curriculum, da questo punto di vista, parla chiaro, ed è la più classica cartina di tornasole per le ambizioni future. Si cercherà invece di dare una sferzata forte dopo le tragedie sportive di quest’anno? L’ identikit è quello di Antonio Conte, uno di quelli che una volta si chiamavano i sergenti di ferro. Una scelta così presuppone però una diversa operatività sul mercato, perché questa tipologia di allenatori diremmo top, hanno abitudini da costo elevato in termini di rosa da gestire. Anche questa sarebbe una scelta rispettabile e condivisibile, come del resto lo sarebbe anche la terza strada, quella che potremmo definire la via di mezzo, con la nomina di un tecnico che sia un po’ dell’una e un po’ dell’altra lista, che valorizzi i giovani ma si affidi un po’ anche ai vecchi, che non chieda la luna per il mercato, come ad esempio Pioli. Tutto questo panegirico per dire che tutto quello di cui oggi possiamo parlare è aria fritta, o, per non essere troppo duri, è una pura chiacchierata tra amici. Finché non sappiamo, tutto ed il contrario di tutto sono opzioni considerate credibili. Sarà la società, nei prossimi giorni, a dirci di che panni vuol vestirsi per il futuro, immediato e a lungo termine, e solo allora potremo parlare con dovizia di argomenti. In questa fase, potremmo invece disquisire magari di un argomento che è già misurabile, valutabile. La vittoria dell’Europa League di una sfavillante Atalanta, ha offerto l’opportunità a qualche “critico d’anticipo” come li definisco io, quelli cioè che quali che siano le scelte, quali che siano le idee, devono criticare e poter sparlare. Attenzione, l’esercizio della critica eè non solo giusto, ma anche utile e necessario. Il problema è quando è preconcetta, o non approfondisce bene gli argomenti prima di cominciare a picconare. Esempio pratico per tutti: proprio qualche ora fa, cone detto, l’Atalanta ha vinto l’Europa League, e lo ha fatto perché ha un bel gioco, certo, perché ha un tecnico che dà la sua impronta, certo, un vivaio eccellente, certo, e anche lo stato di proprietà. Tutto giusto, ma non necessariamente sinonimo di vittoria, perché, ad esempio, lo stesso identico curriculum e specchietto delle qualità, può applicarsi al Sassuolo, appena retrocesso in serie B. Non si può essere sempre critici e distruttivi verso le situazioni che si analizzano, e se si è trasportati dal tifo e dalla passione poi, ancor peggio. essere dei critici distruttivi è l’ossimoro del tifo, che deve essere vicinanza, empatia, unione oltre ogni delusione. Un altro esempio chiarificatore: quest’anno il Napoli è stato deludente, a volte inguardabile, e persino offensivo in alcune gare, giocate senza nerbo. L’ anno prima però, ha vinto il campionato, anzi, lo ha dominato, e tutto il bello e il buono dello scorso anno, per quanto quest’anno sia scadente, non possono essere dimenticati e gettati nel cestino delle memorie inutili. Invece, a Napoli, è stato immediato, quasi un tutt’uno. Tanti di quelli che a causa (ed è paradossale) del Trionfo dell’anno scorso avevano dovuto mettersi in silenzio, in un angolo, perché in quel momento far riferimento a raccordi autostradali, pacchetti di sigarette, o esotici paesi dell’Est, non avrebbe riscosso grandi favori, non appena la corazzata azzurra è tornata ad essere una barca in balia delle onde, sono saltati in piedi, ringalluzziti, quasi tronfi di poter dire io lo avevo detto, io lo sapevo. Per far capire le differenze: tra qualche giorno il Borussia Dortmund giocherà la finale di Champions League con il Real. Meraviglioso vedere “il muro giallo”, la curva dei tifosi del Dortmund, cantare e sventolare bandiere alla vittoria della semifinale, vero? Torniamo indietro di un anno, siamo a luglio 2023, ironia della sorte proprio mentre il Napoli trionfa, a Dortmund, nell’ultima giornata, va a giocare il Mainz, senza alcuna velleità. Il Borussia riesce nell’impresa al contrario di pareggiare per due a due, sbagliando persino un rigore, non vince, e perde il titolo per differenza reti. Se aggiungiamo che, negli ultimi anni, i tifosi del Dortmund hanno visto la loro società, peraltro ricchissima, cedere in ordine sparso Halland, Bellingham, Dembelè, Aubameyang, Sancho, Hummels, e mi fermo qui. Credo che avrebbero discreti motivi per non essere più vicini alla società e alla squadra. Ecco, adesso potete ritornare a guardare il “muro giallo” e darvi delle risposte. Anche questo deve servire per il futuro: non siamo abituati a vincere, e infatti l’abbiamo gestita male, ma la crescita è fatta di salti e cadute, come un bimbo che impara a camminare. Critichiamo quando e se sarà necessario, ma ora diamo la mano a questo bimbo, e aiutiamolo a crescere ancora e sempre di più. Forza Napoli Sempre
*Scrittore, tifoso Napoli