Juventus e Milan: testa e cuore per uscire dalla crisi

Nella foto: Massimiliano Allegri (foto Daniele Buffa/Image Sport)

di Dario Ricci *

Un’unica strada da percorrere non c’è. Anzi, come i rabdomanti alla ricerca dell’acqua, Massimiliano Allegri e Stefano Pioli dovranno inseguire non solo idee logiche e schemi tattici, ma anche suggestioni, impulsi, sensazioni, per tirar fuori La Vecchia Signora e il Diavolo dal pozzo nero in cui sono precipitate, per motivi e con tempi diversi certo, ma con quell’abisso di gioco e risultati che per ora è destinazione finale e comune. Se si guarda al gioco e alla sua qualità – va ammesso onestamente – quello la Juventus (anche) quest’anno non l’ha mai avuto. Chiaro che il filotto di vittorie senza incassare gol costruito prima della cinquina rimediata a Napoli qualcosa aveva fatto intravvedere (e sperare), ma era quella un’identità costruita – anche a causa delle tante assenze, e pure questo va in tutta onestà riconosciuto – su un approccio “conservativo” al gioco, alla partita, al rivale del momento, che solo in rare occasioni (viene alla mente ad esempio la vittoria sull’Inter) è diventato a sprazzi qualcosa di più propositivo, come pure richiederebbe e permetterebbe il palmares dei giocatori che vestono quest’anno la casacca bianconera. La sentenza plusvalenze s’è abbattuta come un maglio su questo meccanismo dall’equilibrio sempre approssimativo, ma che pure in qualche modo aveva reso la squadra competitiva come buona parte della parte sinistra della classifica di serie A di quest’anno (Napoli, come ben si è visto al “Maradona”, escluso), mentre uguali erano rimaste suppergiù le difficoltà contro le “piccole”, che richiedono un calcio più propositivo e al tempo stresso “lavorato”, battute spesso tra sofferenze indicibili e sorprendenti.

Sistema, meccanismo, lavoro: sostantivi che ben si attagliano anche al Milan “costruito”, appunto, da Stefano Pioli. Perché Juventus e Milan (per motivi e con quote di talento specifico diverse) sono appunto due squadre che richiedono già al primo sguardo una quantità considerevole di applicazione individuale e collettiva, prima che quell’operosità possa concretizzarsi in un gioco solo apparentemente facile e istintivo (quello che appunto ha creato alla perfezione Spalletti a Napoli). Basta un metro non corso, una diagonale solo accennata e non completata, un rientro tardivo, perché i bulloni del telaio si allentino, gli assi comincino pur impercettibilmente a distanziarsi, gli spazi da difendere a dilatarsi, quelli in cui inserirsi per attaccare a trasformarsi in gineprai inaccessibili.

Dall’inizio della stagione i bianconeri, in modo repentino e improvviso (dai quei cinque minuti finali che sancirono la doppia rimonta della Roma a San Siro) i rossoneri, le squadre di Allegri e Pioli hanno cominciato a sentire la fatica (più psicologica che fisica) di non poter essere meno che perfette (ognuna a proprio modo) per rimanere se stesse. Da qui, il tonfo, per alcuni aspetti più roboante per i campioni d’Italia, perché arriva dopo due stagioni in cui il lavoro del tecnico aveva dato risultati straordinari, e sembrava essere divenuto anima, essenza, radice, non superficie, del gruppo e della squadra (sensazione che invece la Juventus del secondo ciclo di Allegri ha dato sin troppo raramente). Convinzione che forse ha per qualche tempo abbagliato lo stesso Pioli, che per molti aspetti giustamente ha scelto di testare il contributo che i nuovi arrivati avrebbero potuto dare allo spartito consolidato, invece di cambiare subito impianto e schemi di gioco che si erano dimostrati (anche oltre i loro stessi meriti, va detto) vincenti.

Ecco quindi come e da dove poter (forse) ripartire, sia per la Torino bianconera che la Milano rossonera: dalla lavagnetta degli schemi, certo, inevitabilmente sempre da (ri)scrivere e aggiornare, ancor più spesso nel momento della vittoria, che in quello della sconfitta; ma anche dalla forza di riaccendere un fuoco sacro che presuppone e anima la fedeltà a progetti, compagni, tifosi, e in fondo, a se stessi, ancor prima che a palmares e portafogli.

*giornalista di Radio24-IlSole24Ore   

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