Azzurri come il cielo

Salvatore Savino *

Eccoci tornati. Il 2022 è andato via portandosi dietro anche questo Mondiale in Qatar desolatamente triste, privo di mordente, quasi snobbato da tanti, vuoi per l’assenza dell’Italia, vuoi per il periodo invernale in cui il lavoro, gli impegni, non consentono più di tanto di stare davanti al televisore. A dirla tutta, a noi tifosi azzurri questo Mondiale ci ha dato la grande, immensa gioia, di partecipare con il cuore alla felicità del nostro fraterno popolo argentino, di immaginare, come recitava il canto che risuonava negli spogliatoi dell’Albiceleste, il nostro Diego, con accanto i genitori, festeggiare la Coppa riportata a Buenos Aires. Finito però il festeggiamento…amici miei, un altro mese senza Napoli è stato un vuoto dell’anima.

Per noi il Napoli è vita, passione, unità di persone che si stringono attorno ad una maglia e la spingono alla vittoria. E a proposito di vittoria, proprio stasera a Fuorigrotta arrivano quelli là, gli avversari di una vita, la squadra che per natura stessa è all’opposto rispetto a noi. Bianchi e neri, contro la città colorata per definizione, figli del potere economico contro chi ha l’arte di arrangiarsi, arroganti per definizione contro il popolo più accogliente ed inclusivo, la bagna cauda contro la veracità’ di un profumato ragù. Alle nebbie del freddo Piemonte, noi opponiamo il caldo tepore della nostra terra, ad un club abituato a maramaldeggiare da sempre opponiamo la forza delle idee, del gruppo, dell’amore.

Si’, l’amore. Quello che da settimane fa preparare nelle case il biglietto dello stadio, quello che fa organizzare le famiglie per cenare tardissimo, perché a vedere il Napoli si va a digiuno, pecche ‘ce sta’ ‘a suffri’… perché il tifoso azzurro sa cosa sia la sofferenza, sa cosa vuol dire credere di essere vicini al trionfo e poi vederlo sfumare in un battito d’ali di farfalla. E quante volte ce l’hanno combinata proprio i non colorati. I nostri padri e nonni furono costretti a vedere Altafini, core ‘ngrato, segnare a pochi minuti dalla fine il gol che ci condannava a non vincere il tricolore. Negli ultimi anni, il fantastico volo di Koulibaly ci diede una immensa ma fugace gioia, spenta a San Siro, dove quella sera le luci di Roberto Vecchioni si spensero per il pudore di non assistere ad uno scempio sportivo. E poi ancora, l’ex centravanti del Real Madrid, quello dei 36 gol, dei cori d’amore sotto la curva, venne a segnare contro di noi festeggiando come avesse vinto chissà cosa.

Non è e non può essere una partita normale per noi. Sarebbe come chiedere a Masaniello di fare amicizia con il Viceré di Spagna, come chiedere a Totò se gradisse trasferirsi a Torino, come chiederci di preferire i gianduiotti alla pastiera…saremmo tacciati di blasfemia. Proprio per questo però, voglio ricordare alcune di quelle occasioni in cui invece, Davide ha abbattuto Golia, il popolo povero ma orgoglioso ha rimandato a casa la carrozza regale dei bianconeri. Chi non ricorda il nostro condottiero invincibile calciare la punizione entrata nella storia, sotto il diluvio e lo sguardo incredulo di Eraldo Pecci, ed ancora, il colpo di testa di Renica al 120′, in Coppa Uefa, che fece tremare la città…e la rovesciata di Paolone Cannavaro, che ci portò all’ultimo istante a riprendere la gara per i capelli. E in questa occasione voglio ricordare due ragazzi che hanno onorato la nostra maglia.

Anche allora era gennaio, e alla Juventus di Platini, Rossi, Boniek, noi opponevamo il cuore di Frappampina, Masi, Palanca. Andarono in vantaggio, con la solita punizione di Platini, e sembrava la solita storia. D’improvviso, una strana respinta del portiere, Gianni De Rosa si gira e infila nell’angolo. Nel tripudio generale, rischiammo persino di vincere, quando il nostro mago delle punizioni, José Dirceu, scagliò un sinistro meraviglioso, ma il pallone sbattè sul palo, chiudendo in parità. Questi due ragazzi ora sono in cielo, e sono certo che anche loro stasera faranno il tifo, magari seduti accanto a Diego.

Non volevo parlare di tecnica, di tattica, di statistiche, di chi giocherà e chi andrà in panchina, perche queste cose, per Napoli Juventus, non contano. Qui gioca il cuore, l’amore immenso di una città per la propria squadra, l’abbraccio caloroso di una mamma per i propri figli. Ragazzi in maglia azzurra, siete la nostra storia, la nostra fede, e non sarete soli. Date il meglio di voi, credete e anche l’impossibile si tingerà di azzurro, e poi di tricolore. Forza Napoli Sempre.

*Scrittore, tifoso Napoli

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