L’ultimo saluto a Paolo Rossi

Sulle spalle dei suoi compagni, dei campioni del 1982. Il feretro di Paolo Rossi ha varcato le porte del Duomo Santa Maria Annunciata di Vicenza, sorretto dagli azzurri di Spagna ’82, in prima fila Marco Tardelli e Antonio Cabrini, poco dietro gli altri tra cui Antognoni, Galli, Altobelli, Marini, Bergomi, Franco Baresi, Massaro, Bruno Conti. Galderisi, Bettega. Anche Roberto Baggio presente per l’ultimo saluto. Ad accogliere Pablito il coro della gente all’esterno della chiesa: “Rossi-gol” e “Paolo Paolo”, in un’atmosfera di grande commozione per tutti. In prima fila la moglie Federica con le figlie e il figlio Alessandro. Presenti, tra gli altri, il presidente della Federcalcio, Gabriele Gravina e il segretario generale dell’Aic Gianni Grazioli. Sulla bara la maglia della Nazionale con il numero 20. Era quello il numero che Pablito portava ai Mondiali di Spagna ’82, quelli che l’Italia vinse trascinata dai suoi gol. Toccanti gli interventi degli amici di una vita, in particolare Antonio Cabrini:”Non mi sembra vero, non sei più tra di noi, non ho perso un compagno di squadra, ma un amico, uno di quelli che incontri sul tuo cammino e diventano amici per sempre, un fratello” le parole dell’ex terzino juventino. “Già mi manchi, mi mancano le tue parole di conforto, le tue battute, i tuoi stupidi scherzi, le nostre litigate, le tue improvvisate e il tuo sorriso, mi manca proprio tutto di te, perche’ sono quelli come te che rendono bella l’amicizia. Oggi voglio ringraziarti, se io sono quello che sono lo devo anche al meraviglioso amico che sei stato. Ciao Paolo, sappi che non ti lascio andare, sarai sempre dentro di me, ti prometto di stare vicino a Federica e ai tuoi figli, ma tu stammi vicino, rimani vicino a tutti noi”.

“Ti affideremo agli angeli perche’ tu possa continuare il viaggio, qui davanti c’e’ la maglia della Nazionale, gli angeli ti condurranno nella Coverciano del cielo, ora ti allenerai e giocherai con la Nazionale di lassu’” le parole più significative dell’omelia di Don Pierangelo Ruaro.

Il ricordo finale, al termine delle esequie, è della moglie Federica:””Paolo si dava molto alle persone, era un uomo semplice e generoso e ho ritenuto opportuno aprire il mio dolore che racconta anche la grandezza di Paolo, i suoi sentimenti, la sua voglia di essere uno tra i tanti. Ho ritenuto giusto non chiudermi, anche se a volte mi costa fatica  perche’ sento un dolore forte, e’ doloroso ricordare certe cose, fa male perche’ sono ancora tanto fresche, ma e’ giusto cosi’ perche’ Paolo era della gente, e’ giusto che lo ricordino per la sua grandezza, ma anche in questa fase di profonda sofferenza che ha avuto nell’ultimo periodo, amava il lavoro che faceva, apprezzava voi giornalisti, quindi e’ giusto cosi’ – dice la moglie di Pablito -. E’ giusto dare a tutti come avrebbe fatto lui, io sono un po’ quello che ha creato Paolo, perche’ lui mi ha cambiato tanto, mi ha insegnato tanto, mi ha insegnato ad avere coraggio e ad affrontare anche i problemi con il sorriso”.

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