Grazie Josè, ma ora tutti con DDR

Stefano Sale *

Un fulmine a ciel sereno. Una follia tutta americana. Un film prodotto e diretto dalla famiglia Friedkin, ma Roma è Cinecittà e non Hollywood. È una delle pagine più tristi della storia della Roma, per cosa rappresentava e per come si è palesata, per quanto mi riguarda. La storia d’amore tra José Mourinho ed il popolo romanista è una pietra che rimarrà per sempre incastonata sui muri di questa città. Un rapporto sentimentale, unico per senso di appartenza, al pari dei più grandi della nostra storia come Francesco, Agostino, Brunetto, Sensi o Viola. Tutto in solo due anni e mezzo. Josè lo ha detto a chiare lettere, in tutta la sua carriera non ha mai avuto nessuno come noi romanisti. Mourinho è stato il nostro ambasciatore e nostro avvocato difensore, proprio come un vero romanista, in campo, davanti alla tv o nei parcheggi di Budapest. Ma tutto  questo evidentemente non è andato giù agli Americani, amici degli arbitri, della Figc e della Uefa che continuano a massacrarci. Mourinho è un personaggio scomodo, come lo erano Viola e Sensi o Zeman, per questo osteggiati e maltrattati sui media. Il buon Josè cercava supporto dalla società, nagari affiancato da figure importanti a supportarlo, ma non era quello che i Friedkin avevano in mente di fare.

Ora voglio dire grazie a Mourinho anche perché due finali europee in due anni non le aveva vissute neanche mio nonno. La notte di Tirana, il trofeo alzato al cielo, indimenticabili lacrime di gioia dopo 61 anni di attesa, e la rabbia di Budapest, un’ ingiustizia che ci è costata la seconda coppa di seguito, l’accesso alla Champions League, 60m di introiti, il mercato mancato e tutto l’effetto domino a seguire in negativo. Si può dire con assoluta certezza che tutto parte da li, per finire con l’addio a Josè Mourinho.  

È stata una stagione iniziata male, con problemi di organico, strutturali, societari, troppi infortuni e soluzioni di emergenza. Anche qui l’appello del tecnico è andato a vuoto, così si è dovuto arrangiare, tra parametri zero e giovani primavera. Nonostante tutto la Roma è a soli 5 punti dalla zona Champions ed ancora in lizza per andare avanti in Europa League. A mandare via Mourinho la proprietà ha preso una decisione impopolare ma anche rischiosa. Ed ha mancato di rispetto ad uno dei tecnici piu vincenti della storia del calcio. Farlo arrivare a condurre l’allenamento del mattino alle 8 per poi licenziarlo in tronco  col tutto il suo staff alle 9 è alquanto bizarro. Chiaramente sono poi volati stracci, col tecnico che si lamenta di tutte le difficoltà e le mancate promesse. Ovvio che questa era una decisione presa da tempo, prima di Natale, e forse non slegata dalle dimissioni Pinto. Si aspettava un qualche pessimo risultato e malumore della piazza per sferrare il mega-ribaltone. Il Derby di Coppa. Poi San Siro per la conferma. 

La tuta di Daniele De Rossi con la stampa DDR era già pronta nell’armadietto. Una grande paraculata dei Friedkins. L’unico parafulmine in grado di controllare l’umore della piazza per l’uscita di Mou. Per Daniele è stata un’opportunità colossale, con solo 17 partite in Serie B da tecnico della Spal, poi anche licenziato, il treno passa solo una volta. Per la Roma ed i Friedkin è un rischio enorme visto la stagione con ancora tutto in ballo. Dilettanti allo sbaraglio? Forse si, ma forse anche no. Con un trittico di partite “abbordabili” sulla carta, se dovessero andare bene per Daniele – e per la Roma – potrebbe cambiare tutto lo scenario, per ora in bilico, se non apocalittico. Sabato contro il Verona ci aspetta un clima strano,  il doveroso omaggio a Josè Mourinho, il bentornato a Daniele, figlio di Roma, ma anche fischi di proteste per la proprietà e per qualche giocatore improvvisamente rinato. L’importante è che poi una volta in campo il tifo sia all’unisono per DDR e la Roma, per vincere. Sosteniamo la Roma ed i nostri colori, da sempre il bene comune assoluto.

*Roma Club Dublino, tifoso Roma