Dubbi e certezze

Salvatore Savino *

Archiviata l’ennesima sosta per le nazionali, ci si può rituffare nel campionato. Rituffarsi per modo di dire, visto che davanti al tifoso medio si apre un mare procelloso e plumbeo, sul quale persino la semplice navigazione a vista richiederebbe nocchieri pari al mitico Ulisse. Un nuovo tifone sembra abbattersi sul calcio nazionale, ed è ancora una volta quello orribile delle scommesse. Non è però questo il luogo per discettare di questo argomento, qui si parla del Napoli, anche se, l’attuale scelta tecnica del presidente, se non rappresenta una scommessa, è quantomeno un azzardo. Solo pochi giorni orsono infatti, le parole del massimo dirigente azzurro sembravano evidentemente foriere di un imminente cambio nella gestione tecnica della squadra partenopea, ed invece, ci ritroviamo davanti al solito bivio, senza sapere quale strada si prenderà. Un allenatore sfiduciato pubblicamente, oltre che dalla società che lo paga, anche dai giocatori che dovrebbero seguirlo, sinceramente non si comprende come possa dirigere gli allenamenti e sedersi in panchina, già da sabato al Bentegodi. Con quale stato d’animo sceglierà l’undici titolare? E poi, in base all’andamento della gara, con quale serenità e lucidità potrà decidere i cambi? Durante queste giornate lunghe, senza allenamenti, con parte dell’attenzione dei media rivolta alla nazionale, i tifosi del Napoli, che solo pochi mesi fa erano impegnati a festeggiare, sono stati spettatori di una pièce quasi teatrale, che è passata dalla tragedia alla farsa in poche ore. La società sembrerebbe aver contattato e incontrato alcuni allenatori, con in testa Conte. Vero o meno che sia, appare chiaro che la società continui a non nutrire piena fiducia nel tecnico di Nemours. Ed ecco che Adl decide di azzardare: ipotizzando due scenari, uno conduce alla pista secondo la quale i tecnici contattati non hanno accettato le proposte per trasferirsi all’ombra del Vesuvio, l’altra invece, alla teoria per la quale in realtà la società non avesse mai avuto intenzione concreta di esonerare Garcia, ma volesse ancora testarlo. Il dato comune alle due ipotesi è però evidente: quale sia la teoria che si sceglie di seguire, in entrambe non si ha fiducia nella capacità del tecnico francese di riprendere la rotta giusta. La classifica del Napoli però, non ammette discussioni, non consente pause di riflessione o terapie psicologiche, individuali o di gruppo. Il Napoli deve fare punti, deve vincere. Forse, in seconda battuta, anche provare a convincere, ma prima di ogni cosa deve vincere. Il trittico che attende la compagine azzurra, prevede due trasferte ed una gara casalinga. Si comincia dal sempre ostico Bentegodi, dove il pubblico della città di Giulietta sarà come al solito a dir poco ostile, e la squadra allenata da Baroni, che dopo un buon inizio di stagione si é un po’ arenata, proverà in tutti i modi ad ostacolare la rinascita azzurra. A seguire, si andrà in Germania, sul campo di una, almeno al momento, disastrosa Union Berlino, e sarebbe addirittura delittuoso  non andare a cogliere i tre punti decisivi per il superamento del girone Champions. A concludere il triduo, a Fuorigrotta arriverà il Milan di Pioli, quello che lo scorso anno ci buttò fuori dalla Champions con relativa facilità, semplicemente bloccando le fonti di gioco del Napoli, senza che Spalletti riuscisse a trovare soluzioni. Ad oggi, ci dividono ben sette punti in classifica, motivo per cui, anche questa partita, non può avere risultati diversi dalla vittoria. Cominciamo dal futuro prossimo, anzi, immediato,  che si chiama Verona. Oltre alle problematiche di cui sopra, Garcia deve fare i conti anche con assenze e presenze: gli mancherà Osimhen, che come troppo spesso accade dopo le gare con la sua Nazionale, è rientrato con l’ennesimo infortunio, che lo terrà fuori gioco per un mesetto circa. Nel pacchetto arretrato mancherà Juan Jesus, ed è probabile che il ritorno di Rrahmani darà corpo a quella che forse era la coppia di centrali che la società intendeva creare, quella con Natan. A centrocampo mancherà Zambo Anguissa, altro uomo difficile da sostituire, mentre in attacco sono partite le ipotesi. Mi schiero subito: in assenza di Victor Osimhen, la prima punta è Giovanni Simeone, senza lasciarsi andare a sofismi interpretativi, come Raspadori che, ripeto, sta suo malgrado interpretando il difficile ruolo del “prediletto del re”, visto che viene impiegato in tutti i settori del campo, anche quando non sarebbe forse il più adatto a subentrare, ma… tant’è. Ed ecco che, oltre alle assenze, García deve fare i conti anche con le presenze, e, specificatamente, con la presenza di ADL agli allenamenti, come un tutor, un supervisor della situazione. Nonostante la presenza del direttore sportivo, Adl ritiene infatti di voler rendersi conto in prima persona di quanto sta accadendo alla sua creatura campione d’Italia. Giusto e condivisibile. Ma come vivrà il tecnico questa presenza incombente? Si sentirà come uno studente al primo anno, intimidito dalla presenza del professore? Avrà la lucidità di andare avanti con il suo lavoro, con le sue convinzioni? O in qualche modo si adatterà alle pressioni societarie? In questi giorni, avrà ripensato agli errori commessi, ai cambi inspiegabili, si sarà reso conto che l’assente Anguissa non può essere sostituito da Raspadori? Tutte domande che avranno una risposta soltanto sabato, sul prato verde dello stadio veneto, quando saranno chiare le scelte. In quel momento si capirà anche se e quanto i calciatori siano dalla parte del tecnico, se e quanto ci sia la voglia e soprattutto la possibilità di rilanciarsi, di tornare ad essere orgogliosamente i campioni d’Italia  A mio modo di vedere, bisognava evitare questa situazione, questo stato di attesa degli eventi: se sostituzione tecnica doveva essere, andava fatta subito, perché l’allenatore a tempo non è sinonimo di serenità, e concede comunque alibi ai calciatori che scendono in campo. Ovviamente, mi auguro di essere smentito dai fatti, mi auguro di vedere un gruppo che si ricompatta con il proprio tecnico e dimostri, vincendo in maniera netta ed inequivocabile, che il periodo oscuro è soltanto un ricordo. Aspettiamo, sperando di poter tornare a sentirci una squadra forte, vincente, senza paura ed impacci di sorta. La società rifletta su una cosa però: nel calcio, il passaggio dalla gioia al distacco può essere repentino, e le critiche sopite dalla vittoria possono riemergere con forza. Abbiamo vissuto un sogno, per favore, non rovinatecelo così velocemente: il popolo azzurro non lo merita. Noi saremo accanto alla nostra maglia, come sempre, ma voi, tornate a portarla con onore. Forza Napoli Sempre 

*Scrittore, tifoso Napoli