Salvatore Savino *
Anche l’andata degli ottavi di Champions, nel catino rovente di Francoforte, si è rivelata l’ennesima passerella per una squadra spettacolare, stellare, che sta continuando a meravigliare l’intero panorama calcistico del globo terracqueo. Il tecnico teutonico ha dichiarato di aver studiato questa partita contro il Napoli da tre mesi, ma dopo aver visto il match siamo costretti quantomeno a rimandarlo a settembre, cone si faceva una volta a scuola. In realtà i primi minuti di gara hanno mostrato da parte dell’Eintracht una notevole applicazione, una attenzione a tutte quelle che potevano essere le fonti del gioco azzurro: la gabbia su Lobotka sembrava funzionare, tanto che il piccolo genietto del centrocampo partenopeo non riusciva ad esprimere il meglio di sé, apparendo impacciato nella costruzione del gioco e anche in difficoltà in fase di interdizione. La stessa scena sembrava ripetersi sulla nostra fascia sinistra offensiva, dove Kvara veniva raddoppiato e talvolta triplicato non appena riceveva palla. I tedeschi in questa fase infatti producono la loro forse unica vera occasione da gol, con una azione che porta a sfiorare il palo di Meret dopo una bella iniziativa del centravanti francese in forza all’Eintracht. Da quel momento in poi, è accaduto come se Spalletti, novello Riccardo Muti, avesse preso in mano la bacchetta e fosse salito sul podio del Teatro San Carlo a dirigere la nuova sinfonia partenopea.
Lobo si tira fuori dalla gabbia avversaria, sia arretrando sia spostandosi lungo la linea piu esterna del terreno di gioco, creando letteralmente scompiglio nell’organizzazione del tecnico avversario, che non riesce più a contenerlo. Le note del direttore Spalletti salgono di intensità fino a quando proprio il genietto col numero sessantotto non intercetta un pallone sulla linea laterale ed invola il Chucky Lozano in una prateria libera. Il messicano non aspettava altro e, come un mustang cavalcato da un fiero guerriero Sioux, si lancia all’attacco. Al centro, la nostra arma letale, indossata la maschera da supereroe, lo segue a pari velocità e, quando riceve il passaggio, diventa lui stesso la freccia mortifera che trafigge l’avversario ormai inerte. È tale la potenza del gesto atletico che persino il tocco, non proprio perfetto, viene annullato dalla ferocia di Osimhen, che entra in porta con il pallone. Da quel momento, l’orchestra Spalletti comincia ad alternare spartiti sempre diversi e sempre più dai toni trionfali: Kvara comincia con i suoi assoli, talmente deliziosi per il pubblico che nemmeno ci si accorge che sbaglia un rigore, anzi, è proprio in quel momento, apparentemente buio, che si evidenzia il valore dell’intera orchestra: il georgiano sembra abbattersi, deluso dal suo stesso errore, e Victor gli va accanto, lo accarezza e gli solleva il mento, come a dirgli – ehi, tieni la testa alta, sei un maestro. Hai sbagliato un accordo, ma la sinfonia continua, e tu ne sei un eroe.
Non esiste più partita, ovemai ci fosse stata prima: il Napoli entra nella metà campo avversaria e ci si piazza come dopo una conquista: i continui cambi di gioco, le azioni avvolgenti come spire di un boa che stritola poco alla volta la preda, fanno della compagine tedesca, ridotta persino in dieci da un fallo della punta avversaria costretto a lottare con Anguissa su una palla contesa (e non deve essere una passeggiata di salute), l’ennesima vittima di questo Napoli stellare. Ormai la squadra azzurra è diventata talmente forte e spettacolare che ci si può permettere perfino di rammaricarsi per non aver fatto il gol del tre a zero nonostante le molte occasioni. Amici, ricordiamoci che giocavamo, ed in trasferta, un ottavo di finale della Champions League…sembra un sogno, ed invece è la nostra meravigliosa realtà.
Adesso però, testa al campionato. Tra poche ore, al Castellani di Empoli, si rimette tutto in gioco: questo campo ci fa tornare alla mente brutti, recentissimi ricordi: il crollo degli azzurri, in duplice vantaggio, a pochi minuti dalla fine, merita una rivincita. La meritano soprattutto quelle migliaia di tifosi che erano presenti sugli spalti del piccolo stadio toscano e si videro derisi dagli avversari, sugli spalti e nei giorni a seguire dai commenti del mondo calcistico, che ancora una volta evidenziava come il Napoli fosse di nuovo miseramente caduto a pochi passi dal traguardo. Ora però c’è la grande orchestra del maestro Spalletti: i musicisti sanno che bisogna seguire lo spartito ed il loro direttore per ottenere la perfetta sintonia e conseguentemente la migliore esecuzione dei brani in scaletta. Per i solisti l’orchestra non va bene, per chi vuole solo esaltare sé stesso, in attesa che il pubblico segua solo le proprie esecuzioni, magari persino innervosendosi se qualche altro orchestrale non si fa da parte lasciandogli eseguire gli assoli, non va bene. Fortunatamente ora l’orchestra segue con attenzione ed applicazione l’uomo sul podio che li dirige, ogni singolo maestro sa che il suo apporto alla musica è fondamentale, ognuno è cosciente che se anche per una serata di gala gli archi devono cedere il posto ai fiati, o il primo violino deve accompagnare senza lasciarsi andare agli assoli, o addirittura in qualche occasione bisogna far suonare anche altri maestri al proprio posto, questo non rappresenta un problema, anzi, è il metodo giusto per rendere perfetta l’esecuzione.
E allora, adesso, ad Empoli, l’orchestra azzurra, dove probabilmente rientrerà il maestro Mario Rui, insieme forse a qualche altra variante immaginata dal direttore, deve ricominciare a suonare come ha fatto finora, con la stessa intensità, con lo stesso spirito di compattezza , con lo stesso amore. Stiamo vedendo un grande, meraviglioso Festival: abbiamo eseguito già tante bellissime composizioni, abbiamo fatto spellare le mani agli spettatori di tanti teatri di calcio, in Italia ed in Europa, persino tra i più prestigiosi, come Liverpool, Amsterdam, Roma, Milano…ora ci esibiremo in un teatro forse più piccolo, meno famoso, ma che, come dicevamo prima, merita di vedere chi è davvero l’orchestra azzurra, e non quella scialba esecuzione dello scorso anno. Del resto, aspettiamo tutti che il nostro festival del calcio possa concludersi, sia in campionato che in coppa, con i suoni della vittoria: vorrà dire che se a Vienna, alla fine del concerto di Capodanno, suonano la Marcia di Radetzky, noi eseguiremo…sarò con te e tu non devi mollare…Napoli torna campione! Forza Napoli Sempre
*Scrittore, tifoso Napoli