
Si aprono i cancelli dell’Olimpico per ospitare il derby della Capitale, con la Roma che lo affronta dopo la conquista dei quarti di finale di Conference League, magari con tanto batticuore per un risultato in bilico fino alla fine, ma con il gol di Abraham che ha pareggiato quello di Vittek che ha spostato gli equilibri dalla parte giallorossa forte del successo in casa degli olandesi della settimana scorsa grazie al gol di Sergio Oliveira. E miglior viatico per arrivare al derby non c’era proprio. Ai quarti la Roma ritroverà il Bodo Glimt, già affrontato nella fase a gironi. Non sarà semplice, ma sicuramente i giallorossi faranno tesoro dell’esperienza passata. Punto e a capo, e attenzione tutta sul campionato.
E allora, silenzio, c’è il derby. Mai una partita come le altre. In fondo, anche ad altre latitudini, è la stessa cosa perché Roma-Lazio è semplicemente la partita. Perché il derby della Capitale, soprattutto in realtà come la nostra, dove si vince nulla da una vita, diventa l’assordante colonna sonora della stagione. Una sfida che anche quest’anno vale un posto in Europa, magari non in quella con lustrini e paillettes della Champions che al momento appare fin troppo distante (7 punti di ritardo per i biancocelesti, 8 per i giallorossi con nove gare ancora da giocare), ma anche il primato cittadino. Perché fino al prossimo derby non si farà altro che parlare dell’ultima stracittadina. Poca cosa, si dirà, eppure il derby di Roma, ha un fascino partoicolare. Sarà l’aria di Roma, sarà l’approccio delle due tifoserie alla sfida dell’Olimpico, fatto sta che sia da una parte che dall’altra, non si vede l’ora di giocarla. Il conto alla rovescia è già cominciato, poche ore ancora e poi, eccole, divise giallorosse e biancocelesti comparire sul prato dell’Olimpico.
La classifica al momento dice che la Lazio l’affronta, da quinta in classifica, con un punto in più sui giallorossi. All’andata fu un derby chiacchierato, avvelenato dalle polemiche prima e dopo il derby. L’ammonizione di Pellegrini nel recupero di Roma-Udinese e partita saltata per il capitano giallorosso, in diffida e pertanto squalificato. Poi il campo, il vantaggio lampo biancoceleste, il rigore solare negato a Zaniolo e il 2-0 dell’ex Pedro in controgioco che ha scatenato l’ira romanista. Finì 3-2 ed è tanta la voglia di conferme in casa laziale, quanto la voglia di riprendersi il derby dalla sponda giallorossa del Tevere.
Ingredienti essenziali e giusti per una partita di altissimo livello. Poi c’è la sfida ella sfida, quella tra Josè Mourinho e Maurizio Sarri che solo pochi giorni prima dell’annuncio dello Special One, era il candidato numero uno alla panchina romanista. Difficile ipotizzare uomini e schemi anche se al netto delle eventuali sorprese, Roma e Lazio si presenteranno con gli schieramenti migliori. Nella Lazio non c’è lo squalificato Zaccagni. Per il resto Sarri si presenterà all’appuntamento con il suo collaudato 4-3-3 con Strakosha tra i pali, Lazzari, Luiz Felipe, Acerbi e Marusic nei quattro dietro. In mezzo Milinkovic-Savic, Leiva e Luis Alberto, mentre a comporre il terzetto avanzato, saranno Felipe Anderson, Immobile e l’ex Pedro. Ma occhio alle candidature di Radu e Cataldi che scalpitano. Soluzioni in corso d’opera.
Nessun particolare problema in casa giallorossa, se si esclude l’assenza del lungodegente Leonardo Spinazzola. Mourinho va avanti con il 3-5-2: tra i pali Rui Patricio, gande protagonista a Udine. Dietro Mancini, Smalling e Ibanez. Saranno Karsdorp e dubbio tra Zalewski e Viña a presidiare gli esterni di centrocampo, con Mkhitaryan e Cristante in mezzo. Pellegrini, recuperato dall’influenza, leggermente avanzato alle spalle di Zaniolo e Abraham.
A dirigere l’incontro, è stato chiamato Massimiliano Irrati della sezione di Pistoia. Tutto esauguro all’Olimpico, per l’ultima partita con il 75% della capienza. Dalla prossima sarà aperto al 100%.
