Massimo Ciccognani
OSLO Sotto il diluvio, niente. O meglio, niente di quello che avevamo immaginato e sperato. Il peggiore degli incubi che si materializza in una fredda e piovosa notte di giugno a Oslo, dove l’Italia incassa una pesantissima sconfitta, inchinandosi ad una Norvegia superiore in tutto, sul piano fisico, del gioco, e di una qualità che a noi è mancata. Finisce 3-0 per i nordici che mettono la freccia in chiave mondiale: tre vittorie su tre nelle gare di qualificazione, ma questo successo, netto, sull’Italia vale tanto anzi, tantissimo. Per l’Italia notte amara come il fiele. Qui si doveva mettere la prima pietra sulla strada del Mondiale, qui sono franati sogni e ambizioni e quella strada diventa sempre più lunga e tortuosa.
Le scelte
L’atteggiamento tattico non cambia (3-5-2) con Spalletti che rispetto alle previsioni della vigilia, opta per le due punte con Raspadori e Retegui in prima linea. Alle loro spalle in mezzo operano Barella, Rovella e Tonali, Zappacosta si prende l’out destro, Udogie quello mancino. Dietro, davanti a Donnarumma Di Lorenzo, l’esordiente Coppola e Bastoni. Panchina per Frattesi. Cambia anche Solbakken che schiera la Norvegia 4-4-2, con Sorloch accanto ad Haaland. In mezzo Odegaard, Berge, Thorsby e Nusa. Tra i pali Nyland, Ajer ed Heggem sono i centrali, Ryerson e Wolfe gli esterni bassi. All’Ullevaal Stadion di Oslo fischia lo spagnolo José Maria Sanchez Martinez.
Norvegia a forza tre
Peggio di così non poteva andare. Lo scenario che nessuno si aspettava, con una Nazionale inguardabile davanti ad una Norvegia che ha dominato in lungo e in largo e chiuso avanti di tre gol la prima frazione per effetto dei gol messi a segno da Sorloth, Nusa e Haaland. Italia impalpabile, non un tiro in porta, vittima sacrificale di una notte da incubo. Le belle premesse della vigilia, sono rimaste amaramente tali, con l’Italia che ha mostrato più di una falla della quale gli scaltri norvegesi, che non aspettavano altro, ne hanno approfittato. Nusa è in giornata di grazia e si vede tanto che la manovra norvegese si è sviluppata sempre dalla sua parte. Il calciatore del Lipsia se ne è andata senza problemi a Zappacosta. La Norvegia affonda che è una bellezza, in mezzo n on c’è filtro, dietro si soffre le pene dell’inferno. Così Nusa la mette nello spazio per Sorloth con l’attaccante dell’Atletico Madrid che è andato via a Coppola e infilato Donnarumma in uscita. Spalletti in piedi sotto la pioggia che continua a cadere incessante, ma i suoi sono diventati neve al sole, scioltisi davanti alla straripante autonomia fisica dei norvegesi. Il raddoppio è un capolavoro di Nusa che fa tutto bene, Di Lorenzo non impeccabile, finta e controfinta per rientrare sul destro una conclusione dai venticinque metri che Donnarumma ha solo sfiorato. Male, molto male perché prima dell’intervallo la Norvegia la calato il tris. Odegaard lancia nello spazio Haaland che ha superato anche Donnarumma in uscita e messo dentro. Non era previsto: 3-0 per i vichinghi, Italia male, molto male.
L’Italia non c’è
C’è Frattesi per Rovella al rientro dagli spogliatoi, quanto meno per provarci. Ma la reazione non arriva, tanto che sono sempre i norvegesi a fare paura trascinata dal pubblico di casa che vede più vicino il sogno di tornare a giocare un mondiale. L’Italia fa flanella, la Norvegia va invece vicina al poker con Berg che scarica un destro a giro che muore sul palo. E l’Italia non reagisce. Dentro anche Orsolini e Lucca per Zappacosta e Retegui. I minuti passano inesorabilmente, ma dell’Italia nessuna traccia. Loro corrono a perdifiato come se non si fosse un domani, l’ìItalia continua a marcare visita. Non si salva nessuno. Doveva essere la partita del rilancio, per mettere le cose in chiaro in chiave mondiale. L’Italia l’ha fatta la Norvegia che ha vinto, con merito, passeggiando su una Nazionale senza spinadorsale. E adesso per gli Azzurri sono davvero dolori. Amen.