Salvatore Savino *
Accontentati i profeti di sventura, i menagramo, i cantori della tragedia greca, gli aruspici che, esaminate a fondo le viscere del calcio mercato, avevano vaticinato la nube nera del cattivo presagio sul Napoli. Non era bastato il pareggio afferrato dalla Roma nei minuti di recupero per confermare la teoria delle tenebre, perché comunque costoro non avrebbero potuto spacciare un pareggio all’Olimpico come l’inizio della fine; necessitavano di qualcosa di più concreto ed evidente. Tanto girano gli avvoltoi intorno alla loro vittima, che poi trovano modo per accomodarsi all’orrido pasto e così, il doppio colpo del pareggio in casa con l’Udinese, abbinato alla serie di infortuni che hanno colpito i calciatori azzurri, ha dato ai criticatori seriali la possibilità di dare sfogo a tutto il livore che la squadra azzurra aveva costretto loro a conservare in un ripostiglio ben chiuso dall’inizio del campionato ad oggi. Con il tipico atteggiamento di questa città, abituata persino nella sua conformazione geografica a vivere tra continui saliscendi, e del resto siamo quelli di funiculì funiculà, quelli che fino a qualche giorno fa saltavano al grido di “sarò con te”, ora si lanciano contro il Napoli, con una furia ed una cattiveria che mi portano naturalmente a pensare che forse non aspettavano altro. Per giudicare obiettivamente però, credo che sia necessario stabilire in maniera precisa i dati del problema, come si faceva nell’ora di matematica, e, per farlo, bisogna partire dall’inizio, da quando la storia di questo campionato è cominciata, perché se non si fa questo ripasso della storia, non si valutano bene le realtà oggettive.
Dopo la stagione orribile dello scorso campionato, il Napoli ha dovuto ricostruire, fin dalle fondamenta: cambiato interamente lo staff tecnico, dal direttore sportivo all’allenatore, alla squadra, rivoluzionata con un calcio mercato shock da 150 milioni di euro. Prima di intraprendere la nuova avventura, la società ed il tecnico hanno reso noto il programma: raggiungere la zona dell’Europa che conta, quella della Champions League. In quel momento, dopo un decimo posto indecoroso, il traguardo dei primi quattro posti appariva già, se non un miraggio, un traguardo molto ambizioso, e l’unica garanzia era il nome dell’allenatore, cui andava riconosciuta una credibilità di grande rilievo. Il torneo comincia con una inaspettata sconfitta a Verona, ma, da quel momento in poi, la squadra di Conte si è lanciata in un torneo di qualità altissima, raggiungendo e poi detenendo a lungo il primato in classifica, fino a tagliare il traguardo di campione d’inverno. E qui torniamo ai saliscendi emozionali: il Napoli è fortissimo, siamo primi, ergo, deve vincere lo scudetto, altrimenti è un fallimento. L’affermazione è a mio modo di vedere imbarazzante, per non dire priva di ogni fondamento tecnico, economico, aziendale, e non sono io a dirlo, ma la realtà dei fatti: il Napoli ha fissato come obiettivo stagionale la zona Champions, traguardo, lo ripeto, già ambizioso, vista la concorrenza, per una squadra rifondata da capo a piedi. La funicolare adesso è sopra al Vomero, il quartiere collinare, ma c’è qualche passeggero che si agita in stazione, nervoso, quasi speranzoso che il treno prenda subito la strada verso la discesa, e allora comincia a criticare, a muovere accuse, a riprendere concetti che appaiono ormai vetusti. L’oggetto principale delle discussioni adesso é il calcio mercato: abbiamo già analizzato la questione, e, a dire il vero, lo ha fatto il Napoli stesso, che, nella conferenza stampa del direttore Manna, ha ammesso i suoi errori. Ora, ed é la domanda che idealmente pongo ai tifosi azzurri: a cosa serve riempire pagine di giornali, siti informatici, trasmissioni televisive, persino chat di amici, ribadendo cento volte che bisognava acquistare qualcuno? Si ottiene qualcosa di utile? Si può rimediare ancora? La risposta è no. Mi sembrerebbe molto più utile cercare di approfondire l’aspetto tecnico, valutando l’organico che abbiamo a disposizione. L’ infortunio contemporaneo di tutta la corsia di sinistra, da Oliveira a Spinazzola, ed in ultimo a David Neres, (come si dice a Napoli, ‘o cane mozzeca ‘o stracciato, cioè la sfortuna si accanisce proprio dove già c’è un problema ) sicuramente crea problemi al tecnico, che dovrà studiare quali possano essere le contromisure da adottare, su quali calciatori puntare, e qui torniamo all’inizio della nostra analisi: si è scelto un grande allenatore tra i più vincenti In Italia ed in Europa, che ha con sé uno staff di prestigio e competenza invidiabili? Perché è stato scelto? Perché sappia risolvere anche i problemi più difficili, perché ha le capacità per tirare fuori il meglio da chi magari non è stato impiegato spesso ma che oggi può rivelarsi determinante, perché sappia fare da baluardo a difesa della squadra, anche e soprattutto quando gli attacchi vengono da chi, per ruolo emotivo o per professione, ci si aspetta che siano dalla tua parte.
Andiamo incontro alla gara con la ottima Lazio di Baroni a testa alta, da primi in classifica e non come un coniglio bagnato e impaurito per qualche assenza. Stiamo uniti, lo ripeto sempre, facciamo corpo unico: diamo ai nostri ragazzi la sensazione di non essere soli mai. Ora è il momento di stare loro accanto, non solo quando, dopo una bella vittoria, si accorse a Capodichino. Quello è stato un momento bellissimo, ma, me lo permetterete, un po’ facile. È adesso che bisogna dire ai nostri calciatori che siamo con loro, che crediamo in loro, che non devono temere nessuno. Passiamo, prima di salutarci, alla pagina dei ricordi: è il 7 dicembre del 1975, quando all’Olimpico contro la fortissima Lazio del grande tecnico Tommaso Maestrelli, si presenta il Napoli del leone Luis Vinicio. Dopo soli undici minuti, Savoldi è costretto da un infortunio a lasciare il terreno di gioco, ma sulla punizione da 25 metri si presenta un centrocampista, dal nome non altisonante nel calcio che conta, proviene dal Brindisi e si chiama Luigi Boccolini. Il tiro, potente e preciso, si insacca, senza che il grande Felice Pulici, il portiere della grande Lazio campione d’Italia possa far nulla per evitarlo. Più avanti, durante la partita, Boccolini prenderà anche un incrocio dei pali, sempre su punizione. Dopo questa vittoria, il Napoli balzò in testa alla classifica: oggi, si tratterebbe di vincere per mantenerla la testa della classifica. Le assenze ci ostacolano, certo, ma non ci fermeranno. Forza Napoli Sempre
*Scrittore, tifoso Napoli