Salvatore Savino *
Orgoglio e dignità, proprio come il famoso disco di Lucio Battisti. Solo pochi mesi fa, la città era imbandierata e festosa, per la meravigliosa vittoria dello scudetto. Dopo anni di rapporti pessimi tra gran parte del pubblico ed il Presidente, la conquista del Tricolore sembrava aver risolto anche questa problematica: finalmente i tifosi potevano riconoscere ad Adl, oltre agli indiscutibili meriti imprenditoriali e contabili, anche quello di saper ottenere vittorie di titoli, richiesta unica di un vero tifoso. Non è stato così, e fa male doverlo vivere con la passione che sente dentro chiunque ami la propria squadra del cuore. Provando ad analizzare la situazione cercando la maggiore obiettività possibile, emergono abbastanza chiaramente le origini del problema: poco prima della festa scudetto,il presidente, scherzando, asseri’ che, vista la forza della squadra, non sarebbe stato difficile per nessuno venire ad allenarla, ma la verità è diversa, e lo era anche allora, ma forse l’eccessivo entusiasmo ebbe la meglio sulle riconosciute capacità manageriali del proprietario del Napoli. A quel punto, con il tecnico fresco trionfatore dello scudetto che sembra non vedesse l’ora di abbandonare la nave, affiancato in questa scelta dal direttore sportivo, la squadra si trova senza la guida che l’aveva accompagnata durante il torneo, e anche senza la figura di riferimento per le varie problematiche che in una squadra emergono sempre: una volta c’è quello scontento perché non gioca, un’altra volta il procuratore che bussa a denari, un’ altra quello che non si sente valorizzato eccetera. Di colpo, il gruppo vincente dello scorso campionato si ritrova solo, senza quei punti di riferimento che ne avevano garantito la sicurezza. Il popolo del tifo azzurro, pur se ancora sotto l’effetto euforia del recente trionfo, comincia a rendersi conto che forse non è tutto così roseo come sembra, ma la consueta sicurezza con cui il presidente si esprime, sembra sopire i brutti pensieri. Tra lo stupore di tutti infatti, dopo aver effettuato un lungo casting per usare un termine cinematografico caro a lui, viene scelto Rudi Garcia. Ormai lontano dal calcio italiano da qualche anno, non proprio con un palmares da top tecnico, viene però presentato come un allenatore che sembra poter proseguire, almeno dal punto di vista tattico, il solco tracciato da Spalletti. L’inizio, con le due vittorie contro Frosinone e Sassuolo, pur con qualche difetto, appariva foriero di un buon campionato, anche se non trionfale come il precedente, ma, sin dalle gare successive, sono emerse delle situazioni che hanno gettato i tifosi azzurri nello sconforto più totale. Prima di tutto, una serie di infortuni muscolari che hanno colpito i calciatori azzurri, ha gettato ombre sullo staff tecnico che cura la preparazione atletica, soprattutto in considerazione del fatto che, negli ultimi anni, tra le varie note positive della squadra azzurra, c’era anche la rarità di incorrere in acciacchi di tipo muscolare. Certo, la preparazione di quest’anno è stata obbligatoriamente diversa, visto che non ci sarà la lunga sosta invernale, che tanto ha aiutato la gestione Spalletti, ma resta comunque un numero congruo di piccoli infortuni, nonostante un certo mini turnover in tutti i ruoli. Dalla partita di Genova poi, i dubbi sulla gestione dello spogliatoio da parte del tecnico francese sono diventati sempre più solidi: in piena rimonta, quando il Genoa ormai intontito non sperava altro che portare a casa almeno un pari, toglie dal campo Kvaratskhelia, forse uno dei pochi, se non l’unico, in grado di creare superiorità numerica, e le parole dette in conferenza stampa nel post partita acuiscono dubbi e relativi rimpianti. Con il Bologna, l’ispiegabile si ripete: con una squadra che pareggia e dopo un rigore fallito, cosa fa? Invece di tentare l’arrembaggio finale, l’assalto all’arma bianca col doppio centravanti, toglie Osimhen, che, visibilmente contrariato, mostra pubblicamente di voler giocare con due punte. Non finisce qui: con la Lazio, con una squadra che sta perdendo in casa con un avversario, la squadra capitolina, che, nonostante Sarri seduto in panchina, si affida ad una difesa talmente stretta che avrebbe reso orgoglioso il miglior Trapattoni, basando tutto sul contropiede, affidandosi alla velocità di Felipe Anderson e Zaccagni, guidati magistralmente da Luis Alberto, Garcia che fa? Ancora una volta va in confusione, non riesce più a mettere la barra dritta, e il Napoli perde in casa. Nonostante le vittorie con Udinese e Lecce, il Napoli sbanda vistosamente, fino alla nuova sconfitta interna con la Fiorentina, figlia di una totale sottomissione al centrocampo viola, culminata con la sostituzione cumulativa di Osimhen Lobotka e Zielinski a 20 minuti dalla fine, mentre la squadra avrebbe dovuto cercare quanto meno il pareggio. A questo punto il Presidente, in un convegno su altri temi, si lascia andare ad un commento con il quale In pratica esautora il tecnico. Si parla di esonero immediato di Garcia, di contatti con Antonio Conte, di piccole ammissioni e piccole chiusure di trattative con il tecnico salentino. Ricomincia la sfilata dei nomi dei tecnici papabili: qualcuno dice che Conte è già il nuovo allenatore, ed è solo un problema di ordine contrattuale, mentre qualcun altro invece, sostiene che non ci sono spiragli, e che Garcia resterà alla guida della squadra almeno per i prossimi impegni, tra campionato e Champions. Si legge che il presidente si sia assunto la responsabilità della scelta errata del tecnico, che adesso voglia essere vicino alla squadra, negli allenamenti, facendo sentire la vicinanza e la società, ma, nel frattempo, si vocifera di grandi cambiamenti anche nel peraltro già scarno organigramma societario. Vorrei, a questo punto, esprimere la mia opinione su tutto quanto sta accadendo: la scelta del tecnico, a mio parere, si è dimostrata sbagliata. Garcia non è probabilmente entrato nel cuore della spogliatoio e della città, non è riuscito ad entrare in sintonia, né con i calciatori né con il pubblico.Alcune alchimie tattiche si sono rivelate incomprensibili. Non ci si spiega, ad esempio, il forzato utilizzo di Raspadori sempre quasi fuori ruolo. non si capisce il mancato ingresso di Elmas, con Spalletti dodicesimo uomo praticamente fisso, non si capisce perché, ad una squadra che sta perdendo, venga sistematicamente tolto dal campo il capocannoniere dello scorso campionato, e non si comprende perché, una squadra che esprimeva spettacolo puro, adesso non riesca a produrre nemmeno poco più di nulla. Se i calciatori mostrano sfiducia nei suoi confronti, criticandolo anche pubblicamente, se anche la dirigenza non sembra difenderne la posizione, lasciarlo ancora sulla panchina, a chi giova? Bisogna attendere che un nuovo tecnico accetti di venire e nel frattempo si tira avanti così? Una squadra campione d’Italia deve tirare avanti, sperando che qualche allenatore accetti di sacrificarsi e venire a Napoli? No, è inaccettabile. Oggi, il presidente deve ancora una volta dimostrare la sua forza, la sua capacità gestionale. Si segga con il direttore Meluso, con Micheli, insieme scelgano un allenatore di qualità, anche umane, e affrontino la ripartenza, perché oggi, ma oggi però, nulla è ancora perduto, anche in ottica scudetto. Dopo, potrebbe essere troppo tardi. Il nome lo faccio io, secondo il mio modo di vedere il calcio, ed è Marcelo Gallardo. Scelta di coraggio, certo, ma ferma presa di posizione, anche nei confronti della squadra, a cui non vanno più concessi alibi. La stessa squadra però, a cui vanno date certezze, sicurezza, e se è il caso, finalmente anche firmando i contratti di rinnovo, per chi deve. Presidente, non lasci che si distrugga in poco tempo la meraviglia che lei stesso ha creato. Prenda in mano le redini della situazione, osi, e, se è il caso, faccia anche scelte forti, con quello spirito di innovazione che ha sempre avuto, e che l’ha portata ad essere l’imprenditore di successo che è. Non dimentichi mai, però, che la società è sua, ma la maglia, il cuore, l’amore incondizionato, quelli appartengono ai tifosi dell’immenso popolo azzurro. Saremo tutti vicini al Napoli, come abbiamo fatto sempre, ma ora ci aspettiamo, da lei e dall’intera rosa, una grande prova di orgoglio. Ricordate che siete i Campioni d’Italia, ma, soprattutto, siete i protagonisti della più bella storia d’amore tra un popolo ed una squadra di calcio: siete il Napoli ! Forza Napoli Sempre
*Scrittore, tifoso Napoli